Il grande mosaico policromo di età tardoantica che verrà esposto dal 16 dicembre nel Lapidario romano dei Musei civici di Modena fu messo in luce per la prima volta nel 1897, dall'archeologo modenese Arsenio Crespellani, durante gli scavi di una villa romana nel podere Melda di Sotto presso Savignano sul Panaro lungo l’asse stradale dell’antica via Claudia. La presenza di numerosi resti archeologici lungo la valle del Panaro nei dintorni di Savignano era già ampiamente nota a Crespellani dalle informazioni raccolte dal nonno Arcangelo e dal prozio Domenico che nella prima metà dell’Ottocento avevano messo insieme una vasta collezione di reperti raccolti nella zona, conservata nella villa di famiglia di Doccia, situata a breve distanza dal Podere Melda. Nel corso dello scavo fu individuata anche una seconda pavimentazione musiva figurata che decorava un altro ambiente della villa.
La necessità di conservare una testimonianza il più possibile fedele della policromia dei mosaici prima di ricoprirli nuovamente di terra spinse Crespellani a chiedere l’intervento dell'artista Giuseppe Graziosi, che in quegli anni lo affiancava realizzando disegni di reperti e schizzi topografici. Oltre ai due mosaici della villa romana Graziosi illustrò altri ritrovamenti archeologici effettuati negli ultimi anni del XIX secolo da Crespellani, probabilmente come segno di riconoscenza per il sostegno economico che lo studioso gli aveva accordato per completare la sua formazione artistica. I disegni acquerellati dei due mosaici, conservati nel fondo Graziosi dei Musei saranno esposti al pubblico in occasione della mostra nel Lapidario romano.
Nel 2010-2011 la villa romana di Melda di Sotto è stata nuovamente oggetto di indagini archeologiche durante i lavori per la costruzione di una rotatoria in località Magazzino, nell’ambito della realizzazione del tratto di Pedemontana tra Ergastolo e Bazzano. Le indagini hanno riportato alla luce quattro ambienti appartenenti alla villa, tre dei quali con decorazioni musive.
I nuovi scavi, diretti dalla Soprintendenza per i Beni archeologici dell’Emilia-Romagna e finanziati dalla Provincia di Modena, hanno consentito il distacco e il restauro del grande mosaico del primo ambiente della villa, mentre un altro mosaico è stato lasciato sul posto perché troppo degradato per essere asportato.
Oltre ai due mosaici di età tardoantica già scoperti da Crespellani, nel nuovo scavo è stato individuato, e successivamente distaccato e restaurato, anche un frammento di mosaico del IV secolo con motivo ad arcate su colonne che formava la cornice della pavimentazione del secondo ambiente della villa. Le nuove indagini hanno permesso di confermare la datazione del complesso tardoantico proposta da Crespellani e hanno inoltre messo in luce elementi riferibili al primo impianto della villa, che si fa risalire alla fine del I secolo a.C. - I secolo d.C.
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