Una città che cresce, pur rimanendo nelle proiezioni sotto i 200 mila abitanti nel 2032, rispetto agli attuali 186 mila; diventa più compatta dal punto di vista urbanistico, per razionalizzare i servizi e utilizzare meno territorio; punta sulla riqualificazione dell’esistente e sviluppa un’ulteriore attenzione all’edilizia sociale visto che, anche a causa della crisi economica, Modena è già oggi caratterizzata da diverse situazioni di disagio abitativo con il rischio che queste aumentino, fino a riguardare 8 mila famiglie nel 2020. Parte soprattutto da questi elementi la proposta di documento di indirizzi del Psc, il Piano strutturale comunale di Modena, presentata lunedì 1 ottobre al Consiglio comunale, per delineare il fabbisogno di nuovi alloggi: tra i 7.500 e i 9 mila per i primi dieci anni e, pur nella difficoltà di una previsione a lungo termine, tra i 15 e i 18 mila per tutto il periodo fino al 2032.
Il documento “Modena creativa e concreta. Insieme per cambiare in meglio la nostra città” è stato illustrato dal sindaco Giorgio Pighi e da Gabriele Giacobazzi, assessore a Programmazione, gestione del territorio e infrastrutture, che hanno sottolineato come ora, con la presentazione al Consiglio comunale della proposta, si apra un percorso di consultazione e approfondimento nell’ambito di Effetto Modena, gli Stati generali della città, con l’obiettivo di giungere all’approvazione del documento definitivo all’inizio del 2013 per poi avviare il lavoro tecnico sullo strumento urbanistico con la definizione del Quadro conoscitivo e del Documento preliminare per adottare il nuovo Psc entro il termine del mandato amministrativo.
Alla definizione del fabbisogno di alloggi si arriva valutando le stime sulla crescita di popolazione e sulla riduzione del numero dei componenti delle famiglie, così come l’esigenza di rispondere al rischio di un crescente disagio abitativo e la considerazione che sia difficile ridurre la quota di alloggi non utilizzata da residenti: oggi sono 15 mila su 93 mila, ma 3.870 sono abitati da non residenti, 2.593 sottoutilizzati, 5.676 a disposizione dei proprietari, 2.876 in vendita.
Il fabbisogno così determinato – spiega il documento – sarebbe solo in piccola parte “nuovo” considerando le potenzialità dello strumento urbanistico in vigore, gli effetti della trasformazione del patrimonio esistente con una riduzione delle dimensioni medie degli alloggi (il rapporto è di 1,3-1,4 alloggi nuovi per ogni alloggio vecchio), la trasformazione delle vecchie aree industriali.
L’utilizzo di nuovo territorio, quindi, sarà al di sotto del limite previsto dal Piano territoriale di coordinamento provinciale (il 5 per cento in dieci anni), con “specifico riferimento a processi di riqualificazione, sviluppo del trasporto pubblico locale e programmi di housing sociale”.
Rispetto alla riqualificazione, ci si propone di “incentivare l’iniziativa diretta dei proprietari per la trasformazione, semplificando le procedure autorizzative locali”, oltre a “identificare uno strumento imprenditoriale specifico con la partecipazione del Comune per i casi dove il frazionamento della proprietà crea maggiore difficoltà”. Le fasce della città attorno al Centro storico, spiega il documento, sono quelle più caratterizzate da un tessuto edilizio “energivoro, sismicamente e impiantisticamente inadeguato, tipologicamente obsoleto, spesso inquinante, sottodotato di servizi interni ed esterni come verde condominiale o parcheggi e garage”.
Si prevede, inoltre, di completare qualificazione e valorizzazione del Centro storico mantenendovi funzioni istituzionali e culturali e favorendo l’incremento di popolazione (il tetto è indicato in altri 2 mila abitanti) con politiche di edilizia convenzionata rivolte a famiglie di fasce sociali intermedie. La pedonalizzazione di strade e piazze contribuisce ad aumentare “qualità, attrattività e a incentivare la presenza commerciale e artigianale”.
Per affrontare il disagio abitativo si confermano strumenti come l’Agenzia Casa, per promuovere, rispetto a famiglie in difficoltà nell’accedere al mercato dell’affitto, “la messa a disposizione degli alloggi abitabili e temporaneamente non utilizzati, con agevolazioni fiscali e garanzie rivolte ai proprietari”, mentre ci si propone di “raddoppiare la quota del 20 per cento di edilizia sociale posta come obiettivo della leggere regionale 6 del 2009, destinando un terzo all’affitto convenzionato con possibilità di riscatto”.
Oltre all’utilizzo di tipologie e tecnologie edilizie che possano garantire un’alta efficienza energetica, nel documento si sottolinea anche l’obiettivo di dare priorità alla mobilità ciclopedonale e al trasporto pubblico nell’ambito di una città più compatta dove il “progressivo incremento della densità insediativa dovrà essere associato ai processi di riqualificazione urbanistica e di sostituzione edilizia”.
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