“Quest’operazione consolida l’azienda e rafforza la garanzia di mantenerne il controllo pubblico; occorre ora individuare tutti gli strumenti e i percorsi a disposizione dell’Ente locale per intervenire sulle scelte industriali, perché il rapporto tra la società e il territorio ha bisogno di poteri reali di indirizzo”. Lo ha detto il sindaco Giorgio Pighi, che durante la seduta aveva anche risposto a un’interrogazione di Eugenia Rossi (Etica e Legalità) sui Movimenti azionari e abbligazionari del gruppo Hera, concludendo il dibattito che lunedì 8 ottobre ha preceduto l’approvazione della fusione di Hera con Acegas-Aps da parte del Consiglio comunale di Modena (a favore il Pd a eccezione di Giulia Morini, Ingrid Caporioni, Franca Gorrieri e Stefano Rimini astenuti; contrari Sinistra per Modena, Pdl, Modena futura, Udc, Mpa, Modena5Stelle-beppegrillo.it, Etica e legalità).
Prima del dibattito, il Consiglio ha respinto la richiesta di sospensiva della delibera presentata da Federico Ricci di Sinistra per Modena che ha evidenziato come non fosse necessaria ai fini della fusione la modifica dello Statuto di Hera spa.
Per il Pd, Salvatore Cotrino ha sottolineato che “la frattura non è fra chi cerca di dare un indirizzo alla nuova compagine e chi dice che piccolo è bello, ma piuttosto interna fra chi si interroga su come si può indirizzare la grande azienda senza perdere i benefici delle vecchie municipalizzate attente alle ricadute sul territorio. Oggi contrattazione e competizione tra i territori si giocano all’interno del Patto di sindacato, spero che il ruolo di arbitraggio possa d’ora in poi farlo un soggetto pubblico quale il Fondo strategico italiano”, ha spiegato Cotrino precisando che “il Fondo inserisce un fondamentale ruolo dello Stato in società strategiche, quindi il suo ingresso è il migliore indicatore economico dello stato di salute delle aziende e traccia un futuro nella logica delle aggregazioni in un settore attualmente caratterizzato dalla frammentazione”. Michele Andreana, che nel suo primo intervento aveva evidenziato alcune riserve relative ai tempi rapidi della fusione, alle ricadute sul territorio in termini di sviluppo, occupazioni e investimenti, all’ingresso di Fsi e al ruolo del Consiglio comunale, in sede di dichiarazioni di voto si è espresso a favore “perché le carenze sono recuperate nel Protocollo d’intesa tra Hera e i sindacati, allegato all’ordine del giorno, con l’impegno del sindaco a far rispettare il protocollo”.
Giuliana Urbelli ha ricordato che “Hera è già una grande multiutility destinata ad acquisire ancora quote di mercato, per esempio nel campo dei rifiuti”, e come le economie di scale abbiano reso possibili investimenti che i Comuni non avrebbero potuto permettersi, ma la proprietà resti a maggioranza pubblica sia delle reti che della gestione. “La scommessa in questo caso – ha affermato - è che la crescita possa coniugarsi con i benefici sul territorio a livello dell’occupazione, degli investimenti, delle tariffe e il nostro odg va in direzione di questo ancoraggio territoriale”. Il capogruppo Paolo Trande ha evidenziato che “trattandosi di società quotate in borsa, il processo ha una valenza strategica per le potenzialità industriali sul mercato. La fusione – ha osservato - consegna un nuovo quadro tra progetto industriale e ruolo di controllo degli enti locali. Faremo di tutto perché quest’ultimo rimanga in mano agli enti pubblici”.
In sede di dichiarazioni di voto, Giulia Morini, annunciando la propria astensione, ha commentato: “Trovo singolare che un tema tanto importante abbia visto così poca condivisione e partecipazione in Consiglio e tra i cittadini: il percorso di confronto è stato totalmente insufficiente”. E ha aggiunto: “Non mi sento di avallare un’operazione che non prevede una prevalenza della politica sull’economia; della governance sulla gestione; del pubblico, del territorio, dell’espressione della comunità sugli azionisti privati e sulle logiche di profitto”.
Infine, Federico Ricci, di Sinistra per Modena, ha espresso la propria contrarietà alla delibera: “Non vogliamo che diminuisca ulteriormente il controllo, già limitato, di Modena su Hera. I servizi essenziali per la salute dei cittadini e per la tutela dell’igiene non devono essere influenzati dagli interessi economici della multiutility; pertanto diciamo ‘no’ alla quotazione in borsa dei beni comuni”. Il consigliere ha infine invitato eventuali consiglieri soci azionisti di Hera a uscire dall’Aula “per non influenzare il dibattito”.
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