“Questa Europa così com’è non ci piace. Le istituzioni europee sembrano le semplici esecutrici dei voleri delle oligarchie finanziarie e delle burocrazie autoreferenziali”, ha esordito Walter Bianchini della Lega nord aprendo ieri pomeriggio in Consiglio comunale il dibattito sugli ordini del giorno dedicati all’Europa. Un’Europa che se “vuole continuare a esistere deve andare nella direzione di una maggiore partecipazione popolare alla definizione delle linee programmatiche e di intervento”, ha aggiunto il consigliere.
“Non c’è modo di sapere come sarebbe andata se non fossimo entrati in Europa”, ha aggiunto il capogruppo della Lega nord Stefano Barberini. Mi limito a evidenziare, però, che tutte le persone che conosco hanno registrato un peggioramento economico della propria vita con il passaggio dalla lira all’euro e sono diventate più povere”.
Per il Pdl, Olga Vecchi ha osservato che “l’Europa unita può dare grandi vantaggi e già li ha dati perché, per esempio, da 60 anni non ci sono guerre in ambito europeo”, anche se vanno rafforzati gli aspetti di politica economica rispetto alle questioni burocratiche. Andrea Galli ha aggiunto che “ad oggi i momenti in cui l’Europa è stata unita sono stati pochi e una vera Europa non esiste nella politica estera, nella difesa, in un progetto comune. L’Europa dei popoli, costruita dal basso, aveva un senso – ha osservato - mentre quella costruita dai burocrati non ci piace e non la vogliamo”.
Vittorio Ballestrazzi, Modenacinquestelle.it, ha sottolineato che “in Consiglio comunale bisogna parlare di Modena perché dell’Europa parlano già numerosi cittadini pagati per andare al Parlamento europeo. Chiedo che l’Europa si faccia solidale con le frontiere che sono una terrazza verso il Mediterraneo, e che aiuti quei Paesi a risolvere i problemi della migrazione”.
Per Eugenia Rossi, Idv, non solo l’Europa va rafforzata perché sta salvando l’Italia in questa fase di crisi economica, ma si deve fare di tutto per potenziarla. “Noi dobbiamo essere più Europa e non possiamo pretendere dall’Ue senza dare”, ha aggiunto. “I tempi siano maturi anche per realizzare una struttura di forze armate comunitarie”.
Per il Pd, Francesco Rocco ha espresso amarezza “perché non è stato possibile trovare un ordine del giorno comune nonostante alla Conferenza dei capigruppo sia stato consegnato un documento emendabile”. Il consigliere ha inoltre sottolineato che Modena ha contribuito alla costruzione europea e può continuare a farlo. Sin dagli anni ’80 il Comune ha posto attenzione crescente all’unificazione e negli anni ’90 si è dotato di strutture per l’implementazione delle politiche europee nel territorio”. Luigi Alberto Pini ha osservato che “fuori dall’Europa spesso le persone non sanno nemmeno dov’è l’Italia” e che “in una dimensione mondiale le nazioni non hanno più senso. Se noi non fossimo nell’area dell’euro saremmo in quella del dollaro; il 90% degli immigrati entra da Gorizia, non da Lampedusa, da cui arriva meno del 5% degli immigrati”, ha concluso.
Sempre per il Pd, Salvatore Cotrino ha sottolineato come “parte importante del confronto politico si svolga non più sull’asse destra-sinistra, ma sulla nuova frattura, tipica di questo secolo, tra ideologie di chiusura territoriale e altre più moderne che provano ad allacciarsi ai flussi internazionali, oltre che europei”. Il consigliere ha quindi parlato della “frattura tra localisti ed europeisti” e di “un’idea antieuropea, trasversale anche al Consiglio comunale, che ha fiato e sguardo corti, perché oggi non ha senso chiudersi e si farebbe grave danno anche all’economia”. Per il capogruppo Paolo Trande “l’Unione europea è il più grande evento politico dal secondo dopoguerra. Ci sono solide ragioni ideali e pratiche che ci fanno dire che quella fu una grande scelta. Abbiamo bisogno di maggior uniformità, che non vuol dire rinunciare alle proprie peculiarità. Bisogna uscire da questa contrapposizione retorica costruita ad arte”. Cinzia Cornia si è chiesta “come la metterebbe la piccola Italia, da sola, con la globalizzazione e i Paesi che stanno emergendo” e ha ricordato che lo scorso 7 febbraio il Pdl ha votato una mozione orientata al federalismo europeo e alla cessione di poteri all’Europa. “Mi piacerebbe che prima di fare certi interventi, si pensasse a quanto fatto in precedenza”, ha concluso. Per Enrico Artioli “pensare che l’Europa non abbia ricadute sul territorio locale è assurdo perché niente ha più dimensione locale, ma planetaria. Ormai numerosi finanziamenti passano da quel livello. Da un lato c’è un’idea di chiusura, confine, difesa e innalzamento di steccati, dall’altro quella di accettare la sfida di un percorso ineludibile”. Sulla responsabilità delle dinamiche dei prezzi, il consigliere ha inoltre osservato che la responsabilità va attribuita “a chi governava in quel momento”.
Simona Arletti, assessore alla Cittadinanza europea, ha ricordato che il 9 maggio dello scorso anno ha rappresentato una delle date più difficili nella storia dell’Unione perché si trattava “di scegliere “se lavorare insieme o abbandonare alla deriva la moneta unica, in preda a una tempesta di dimensioni impressionanti”. In quell’occasione, tuttavia, “si posero le basi per il futuro non solo dell'euro, ma dell'Unione europea stessa”. Altri fronti si sono aperti in seguito, dall'intervento in Libia alla gestione dei fenomeni migratori. “Dopo la catastrofe di Fukushima, ma anche per l’instabilità nel sud del Mediterraneo, le scelte in materia di politica energetica non sono più rimandabili per il nostro Paese”, ha osservato Arletti. “Tutte le sfide importanti sono comuni e per risolverle occorrono risposte politiche forti e condivise a livello di Unione europea. In altri termini – ha concluso – ci vuole più Europa”.
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