Il sindaco di Modena Giorgio Pighi ha consegnato la medaglia del Comune allo chef modenese Massimo Bottura, premiato quest'anno con il Gran Prix de l'Art de la Cuisine dall'Académie Internationale de la Gastronomie come migliore cuoco del mondo. La cerimonia si è svolta oggi pomeriggio, lunedì 4 aprile, in Consiglio comunale alla presenza delle autorità cittadine.
“Massimo Bottura è interprete straordinario dello spirito modenese, ricercatore appassionato, sintesi di tradizione e innovazione, ma soprattutto creatore ispirato di suggestioni e di emozioni. Risultato raggiungibile solo a una condizione, che appartiene storicamente alle donne ed agli uomini di questa città, e che Bottura ha saputo testimoniare mirabilmente: l'amore per il proprio lavoro”, recita la motivazione letta dal sindaco. “Possiamo considerarlo, con riconoscenza, tra i grandi ambasciatori di Modena nel mondo, profondamente legato al territorio di cui interpreta i saperi della cucina in chiave creativa e artistica, contribuendo in modo ineguagliabile a dare notorietà alla nostra città e a consolidare la felice associazione tra Modena ed i simboli dell’eccellenza”.
La seduta è stata aperta dalla presidente del Consiglio Caterina Liotti, che ha sottolineato come “i sapori che Bottura porta in giro per il mondo” vengano dalla sua città, “segno che con intelligenza e sensibilità si possono armonizzare tradizione e innovazione, dimensione locale e dimensione globale”.
Fiammetta Fadda, critico gastronomico del settimanale “Panorama”, invitata a intervenire in Consiglio comunale per l’occasione, ha osservato che il periodo di affermazione delle cucine regionali italiane, iniziato agli inizi degli anni ’70, ha espresso in Emilia, al contrario di altri luoghi, evoluzione e innovazione. “Essere riusciti a fare una cucina leggera in una zona che è la roccaforte del colesterolo è significativo”, ha aggiunto. “Bottura ha avuto molti riconoscimenti e molti ne riceverà, ma quello che più lo commuove è quello che oggi riceve dalla sua città”.
Ezio Vizzari, direttore delle “Guide dell'Espresso”, ha definito Bottura “persona intelligente, di sensibilità umana fuori dal normale, di straordinaria generosità e, infine, anche un bravo cuoco. Massimo non è un genio – ha proseguito – ma un uomo completo che ha una particolare virtù e vocazione a fare meglio di altri il cuoco. Ciò gli deriva dall’identità che ha maturato, come l’identità dei suoi piatti è all’origine della sua cucina: si capisce che è italiano, emiliano e anche modenese”, ha aggiunto.
Prima di consegnare la medaglia allo chef, il sindaco di Modena si è detto onorato della fama e del prestigio internazionali “conseguiti da un nostro concittadino con la sua arte, associata in mirabile sintesi alla tradizione e alla scienza. Si tratta di una cucina portata ai massimi livelli d’eccellenza con una ricerca costante, con lo studio e la sperimentazione, innestando l’innovazione sulle solide basi di una tradizione tutta modenese” ha aggiunto Pighi.
“In cucina o si vince o si perde; non ci sono mezze misure. Ogni servizio per noi è una partita di Champions league: a volte siamo brillanti, a volte meno, ma l’importante è fare il nostro lavoro con il cuore e con la mente”, ha detto un Massimo Bottura, visibilmente emozionato, dopo la consegna del riconoscimento. Lo chef modenese ha ricordato le radici della sua passione culinaria: “Sono cresciuto in una famiglia numerosa e la tavola è stata spesso un rifugio: mi ci nascondevo sotto mentre mia nonna faceva la pasta e mi difendeva dai miei fratelli”. Bottura ha infine aggiunto che “non c’è niente come la vittoria e la gioia di riuscire insieme: queste sensazioni durano una vita, combattono la fatica e sono meglio di ogni premio, ma non è soddisfazione se non è condivisa insieme a tutti voi”.
La carriera di Bottura inizia negli anni Ottanta, quando, inseguendo una vecchia passione, rileva una trattoria al Campazzo, vicino a Nonantola, e apprende i segreti della cucina emiliana, mentre con Gorge Cogny approfondisce la tradizione classica della gastronomia francese. Nei primi anni Novanta è a Montecarlo, su invito di Alain Ducasse, e poi a New York. Nel 1995 rientra a Modena e rileva l'Osteria Francescana iniziando a sperimentare piatti più creativi, anche se profondamente legati al territorio; cinque anni dopo si reca in Spagna su invito di Ferran Adrià, padre della “cucina molecolare”. Autore di varie pubblicazioni, il suo ristorante è stato insignito di prestigiosi riconoscimenti dalle principali guide del settore.
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