05/04/2011

IL CONSIGLIO CHIEDE DI PUNTARE SULLE FONTI RINNOVABILI

Tre gli ordini del giorno di Pd, Modenacinquestelle.it e Idv discussi e approvati ieri

Correggere il decreto legislativo Romani, salvaguardare gli investimenti già avviati senza lasciare nell’incertezza il settore fotovoltaico, semplificare le procedure per il rilascio delle autorizzazioni e favorire la produzione di energia da fonti rinnovabili. E’ quanto chiede a Governo, Giunta regionale e sindaco il Consiglio comunale di Modena, che nella seduta di ieri, lunedì 4 aprile, ha approvato tre ordini del giorno presentati da Partito democratico, Modenacinquestelle.it e Italia dei valori. Tutte le mozioni sono passate con i voti di Pd, Sinistra per Modena, Idv e Modenacinquestelle.it; il Pdl ha votato contro le proposte di Pd e Idv, mentre si è astenuto su quella di Modenacinquestelle.it.
La prima mozione iscritta nel programma dei lavori è stata firmata da Elisa Sala, Giulia Morini e Paolo Trande (Pd) per esortare il Governo “a rivedere il decreto come richiesto dalle associazioni di imprenditori, dagli enti locali e dagli ambientalisti”. La versione approvata “non tiene conto dei numerosi pareri espressi dalle Commissioni competenti di entrambe le Camere, né degli investimenti in essere e delle aree agricole marginali – ha spiegato la consigliera Sala illustrando l’odg – e l’anticipazione al 31 maggio 2011 della scadenza del secondo conto energia sul fotovoltaico getta nella totale incertezza un intero settore. Nella nostra provincia il blocco degli investimenti è stimato sui 53 milioni di euro”. Il documento chiede al Governo anche “di riconsiderare l’imposizione dei tetti di produzione e il ricorso alle aste al ribasso e forme di sostegno per i Comuni aderenti al patto dei sindaci”.
Due le mozioni presentate in corso di seduta; la prima, di Modenacinquestelle.it, ha chiesto “una programmazione energetica e la sospensione per un anno dell’entrata in vigore di tutti gli effetti limitativi della promozione delle fonti rinnovabili contenuti nel decreto 28 del 3 marzo 2011 con ripristino provvisorio delle regole previgenti”. Il documento sottolinea anche “l’urgenza dello sviluppo di fonti energetiche basate su materie prime che abbiamo in casa: sole, vento e acqua”. Durante il dibattito, Vittorio Ballestrazzi ha aggiunto: “I problemi sul sistema degli incentivi risalgono al 1992, quando l’allora ministro Bersani ha inventato le assimilate alle rinnovabili. Alle assimilate, tra cui rientra l’inceneritore, sono andati gran parte dei contributi. Nel 2010 i cittadini hanno pagato in bolletta 24 euro per le rinnovabili, 27 per nucleare e Cip6. Il peso del fotovoltatico sulla bolletta degli italiani è dell’1,6%, mentre su quella dei tedeschi è dell’8%”.
“Problemi emersi dal decreto e possibili soluzioni” sono stati anche al centro della mozione firmata da Eugenia Rossi (Idv), che ha parlato “di un provvedimento legislativo nato da un’esigenza moralizzatrice che anche noi come partito da anni sosteniamo, ma che nell’immediato si traduce in un blocco improvviso del settore fotovoltaico italiano e in un’incognita che rischia di penalizzare gli onesti. Occorre trovare un altro modo, più trasparente, per contrastare l’illegalità e la speculazione presente soprattutto nella realizzazione dei grandi impianti a terra”, ha continuato. Oltre a esortare il Governo centrale a correggere il decreto e quello regionale a snellire le procedure, la mozione chiede al Comune di prevedere impianti di energia rinnovabile su edifici pubblici e di sostenere presso Hera l’opportunità di un impianto fotovoltaico nella discarica di via Caruso. Durante il dibattito, la consigliera Rossi ha denunciato “l’enorme speculazione in atto sulle rinnovabili, che ricade soprattutto sulle bollette dei cittadini: le nostre sono carissime, paghiamo l’energia il doppio degli altri”.
Per il Pd, Giulia Morini ha evidenziato che “il Governo contraddice quanto già disciplinato dalle Regioni senza coordinarsi con loro; il decreto è una ‘non norma’ che sta producendo una battuta d’arresto del fotovoltaico, l’unico settore che ha conosciuto un’espansione nel pieno della crisi economica.” Luigi Alberto Pini ha aggiunto: “Attraverso una serie di passaggi, Governi diversi hanno spacciato per contributi alle fonti rinnovabili una serie di incentivi alle imprese per lo smaltimento dei rifiuti delle industrie; inoltre, non dimentichiamo che l’Italia paga un prezzo altissimo alla Francia per custodire le scorie delle nostre ex centrali”.
Per il Pdl, Adolfo Morandi ha spiegato che “il Governo ha deciso di rimettere mano a tutta la materia per fare chiarezza e verificare quanto attuato, non per fermare il processo di innovazione nella produzione di energia, che ha risvolti positivi in termini occupazionali e di ricerca”. E ha concluso: “Non c’è futuro per il Paese se non si va verso il nucleare, poiché le energie alternative sono importanti ma non risolutive”. Infine, Gian Carlo Pellacani ha proposto di presentare un unico ordine del giorno con “i contenuti della mozione bipartisan approvata in Parlamento, adattati alle esigenze locali”. La proposta è stata particolarmente apprezzata dai gruppi consiliari, ma difficoltà tecniche di procedura hanno portato alla votazione separata delle tre mozioni.
 

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