L’approvazione da parte del Consiglio comunale della nuova composizione delle Commissioni consiliari è stata preceduta da un lungo dibattito.
Per Stefano Barberini della Lega nord tutto nasce da un problema che si poteva risolvere sei anni fa approvando un ordine del giorno di Andrea Galli. Infatti, secondo Barberini “il consigliere eletto in una lista, una volta entrato in disaccordo col partito, non dovrebbe trovare spazio in Consiglio, poiché costituisce, oltre che un tradimento nei confronti degli elettori, una spesa”. Il consigliere ha quindi parlato “della necessità di contenere i costi della politica: “un’istanza – ha detto – in altre occasioni avanzata anche dal capogruppo del Pd Paolo Trande che oggi si dimostra invece generoso nel concedere due rappresentanti nelle Commissioni più importanti”. Barberini ha inoltre parlato “di consiglieri che non rappresentano nessuno e sono un costo per la collettività, percependo le risorse destinate ai gruppi consiliari” e ha sottolineato che “è ora di trovare una soluzione a un Regolamento vecchio, con maglie troppo larghe, che occorre modificare”. In interventi successivi ha anche affermato che non è la Lega ad essere in crisi, ma “la crisi d’identità riguarda due membri”; Barberini ha inoltre affermato di essere contrario alle delibere, “non per una questione economica, ma di coerenza” e si è detto favorevole alla costituzione di un gruppo misto.
“I consiglieri rappresentano l’intera comunità e svolgono la loro funzione senza vincolo di mandato”, ha invece ribadito Vittorio Ballestrazzi di Modenacinquestelle.it leggendo l’articolo 29 del Regolamento comunale, che il consigliere ha definito “la Costituzione del Comune di Modena”. Successivamente è intervenuto per sottolineare che “la Commissione Affari istituzionali è l’unica a non essere aperta al pubblico: “un’anomalia e uno sbaglio”.
Anche Eugenia Rossi dell’Idv ha rimarcato quanto stabilito “non solo dal Regolamento comunale, ma anche dalla Costituzione italiana, in accordo con la legislazione europea. Il consigliere deve essere coerente con il programma che ha presentato quando è stato eletto, non con il partito”, ha affermato precisando: “Non si tratta di cambiare casacca, ma di fare scelte dettate dalla coscienza personale. Diverso è il problema della composizione delle Commissioni – ha aggiunto la consigliera Rossi - dove non è facile rispettare la proporzione con la presenza del gruppo in Consiglio comunale. Nel momento in cui si aprono numerose secessioni, occorre trovare una mediazione che possa garantire in maniera chiara e trasparente i diritti degli eletti. La mia proposta, che non è stata accolta, era di un solo consigliere della Lega moderna nella Commissioni servizi, quella più corposa in cui difficilmente ci sono problemi tecnici”.
Sergio Celloni di Mpa ha rivolto gli auguri al nuovo gruppo che “rappresenta innanzitutto un ulteriore impegno che i consiglieri si assumono, rispondendo al mandato fiduciario dei loro elettori”. Celloni ha anche osservato che “ogni nuovo gruppo consiliare è espressione di una pluralità politica; diverso è quanto accade in Parlamento”.
Per il capogruppo del Pd Paolo Trande, più volte interpellato da Barberini, “quanto sta accadendo in Consiglio è il risultato di una scomposizione interna alla Lega nord e di un’espulsione. Arrivata in Consiglio con quattro rappresentanti – ha rimarcato - oggi il gruppo è ridotto a un unico consigliere: questo è il problema oggettivo”. Per quanto riguarda le Commissioni, “abbiamo fatto un patto tra gentiluomini – ha spiegato - per garantirne la funzionalità; il nostro Regolamento è infatti particolarmente liberale, consentendo a ciascun consigliere di farne parte, ma è un’opzione che va usata con buon senso”. Infine, per non ridurre la funzionalità delle Commissioni e non aumentare i costi, Trande ha riproposto la possibilità del gruppo misto “come la più appropriata, perché non altera i risultati elettorali”.
Per il Pdl, Michele Barcaiuolo ha invece puntualizzato: “Fermo restando l’articolo 29 dello Statuto comunale, non mi scandalizza che le scissioni o la formazione di nuovi partiti a livello nazionale si riflettano sul locale; diverso è il caso in cui i cambiamenti sono frutto di questioni personali. Il vulnus della questione non è il numero dei componenti nelle Commissioni, ma il fatto che in altri casi il cambiamento di gruppo ha dato vita a una discussione in Consiglio, che questa volta non c’è stata”. Barcaiuolo ha anche aggiunto di ritenere “sbagliato abbandonare il gruppo in cui si è stati eletti, poiché c’è la possibilità di dimettersi”, ma di votare a favore della delibera, “visto che le regole sono queste”.
Infine, in conclusione di dibattito, il sindaco Giorgio Pighi, ha sottolineato che “le liste elettorali sono una modalità per l’elezione e il vincolo di mandato sarebbe incompatibile con la democrazia”. Inoltre, “legittimamente Parlamento, Regioni e Comuni possono stabilire regole per la costituzione dei gruppi”, ha osservato, ricordando come già altre volte si sia parlato di introdurre modifiche al Regolamento e che lui stesso abbia lavorato ad un’ipotesi di questo tipo.
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