“E’ importante educare a stili salutari di vita ma bisogna stare attenti a non distorcere il concetto di ‘rischio’: la sicurezza non deve diventare un impedimento al fare e i ragazzi non vanno tenuti sotto una campana di vetro. Al contrario, l’allenamento alla prevenzione del rischio è molto importante ed è un compito delle famiglie, delle istituzioni e della scuola”.
L’ha detto l’assessore all’Istruzione Adriana Querzé rispondendo oggi in Consiglio comunale all’interrogazione, trasformata in interpellanza, di Federico Ricci (Sinistra per Modena) e Fabio Rossi (Pd) sull’educazione attraverso la scuola a stili salutari nei luoghi di vita e di lavoro.
Il consigliere Ricci, illustrando l’interrogazione, ha chiesto in particolare come vengono garantiti la programmazione e il monitoraggio delle nomine nel sistema di prevenzione interno agli istituti scolastici modenesi, se il personale e gli insegnanti degli istituti scolastici, che possono essere un esempio per gli studenti, vengono formati sui temi degli stili di vita salutari e se tali argomenti sono oggetto di formazione nei corsi di aggiornamento periodico del personale docente. Obiettivo dell’interrogazione era, inoltre, comprendere se e come la formazione verso stili di vita salutari nei luoghi di vita e di lavoro è inclusa all’interno del Piano dell’offerta formativa (Pof) e se tra i criteri per la selezione dei libri di testo viene considerata anche la trattazione e l’esemplificazione di tali temi.
Querzé ha spiegato che nelle scuole comunali l’Amministrazione individua il responsabile sicurezza, prevenzione e protezione, mentre in quelle statali, in cui il Comune svolge solo un ruolo di manutentore e controllore delle strutture, è stata siglata una convenzione, unica in Regione, che individua un solo responsabile della sicurezza per tutti gli istituti di competenza comunale. Per ogni scuola statale, inoltre, il dirigente scolastico provvede ad individuare una figura di responsabile della sicurezza e gli addetti all’antincendio e al pronto soccorso. Si tratta di figure che, per le scuole comunali, seguono la formazione obbligatoria presso i Vigili del fuoco e Modena formazione, mentre per quelle statali adottano altre modalità formative previste dalla legge con modalità decise da ogni singola istituzione.
“Il Comune di Modena, attraverso gli Itinerari scuola-città, offre 70 percorsi didattici su temi ambientali e legati direttamente o indirettamente a stili di vita salutari”, ha detto ancora l’assessore. “L’elaborazione dei Piani dell’offerta formativa nelle scuole statali attiene però all’autonomia didattica degli istituti stessi”. Querzé ha infine spiegato come la scelta dei libri di testo avvenga nell’ambito delle norme definite dal Ministero e nel totale rispetto della libertà di insegnamento. “Prevenzione e stili di vita sani – ha aggiunto – sono comunque affrontati nelle forme adeguate alle diverse età dei ragazzi oltre che alle specificità degli indirizzi delle diverse scuole”.
Il consigliere Fabio Rossi, Pd, ha sottolineato come educare sia meglio che curare: “E’ necessario formare i ragazzi, quindi ben vengano la formazione del personale docente, i 70 percorsi didattici rivolti all’educazione di stili sani di vita e i percorsi unitari formativi che accompagnano i bambini dalla scuola dell’infanzia alle superiori”. William Garagnani, Pd, ha colto l’occasione per sottolineare l’importanza dell’integrazione tra educazione e istruzione, “che passa attraverso la programmazione e la continuità didattica; anche sotto il profilo pedagogico tutti i gradi di scuola potrebbero essere riuniti in un istituto comprensivo”, ha affermato.
Sergio Celloni, Mpa, ha sottolineato che “la scuola non si può sostituire alla famiglia e che non si può demandare alla scuola stessa quello che società, famiglie e media non sono in grado di fare. Oggi si fa troppa demagogia sui discorsi relativi all’insegnamento e si pone poca attenzione ai principi dell’educazione”.
“E’ importante impegnarsi sempre più e meglio nello sviluppo di un’adeguata cultura della sicurezza”, ha detto Ricci concludendo il dibattito e ricordando che in provincia di Modena, nel 2009 le morti sul lavoro sono state 13, gli infortuni 16 mila 400 e le denunce per malattie professionali 1840.
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