Un dibattito di circa tre ore ha preceduto l’ok del Consiglio comunale di Modena alla delibera di aggregazione delle aziende di trasporto pubblico che costituiranno Seta.
Per il Pd, Stefano Goldoni ha ricordato che in tre anni l’azienda modenese di trasporto pubblico ha risanato il deficit raggiungendo il pareggio di bilancio e migliorando il servizio. “Seta avrà un fatturato di 37 milioni – ha affermato - e potrà ottimizzare l’organizzazione del personale. Resta la nota dolente della drastica riduzione dei trasferimenti statali, quindi occorrerà ripensare i trasporti senza toccare le tariffe, ma considerando la possibilità di appaltare il servizio”. Per Maurizio Dori “l’unificazione delle aziende di Modena, Reggio Emilia e Piacenza è fortemente voluta dalla Regione, ma anche l’Europa chiede di procedere in questa direzione. Il processo non è più rinviabile, anche se è difficile e richiede ridimensionamenti e razionalizzazioni, ma Modena, grazie ai passi compiuti, può essere il soggetto trainante di un’azienda pubblica prima in Regione e tra le maggiori in Italia”. Michele Andreana, pur riconoscendo che gli altri partner hanno situazioni patrimoniali compromesse e comunque da ripianare entro il 2014, ha spiegato che la costituzione di Seta consentirà “economie di scala sul piano degli acquisti, ottimizzazione nell’uso dei mezzi e riduzione dei costi”. Per quanto riguarda il ruolo del privato nella compagine aziendale, il consigliere ha ricordato “che in Seta il socio privato sarà l’azionista di riferimento e il servizio al cittadino sarà garantito da Amo, il regolatore pubblico”. Secondo William Garagnani, che ha spezzato una lancia a favore dell’alimentazione a metano dei mezzi di trasporto pubblico e di corsie preferenziali riservate, “l’intera operazione è funzionale alla futura integrazione fra trasporto su gomma e su ferrovia”. Infine, per Enrico Artioli “l’unificazione porterà all’ottimizzazione delle risorse e a una decongestione del traffico. La prospettiva è un libero mercato governato dalle Agenzie per la mobilità – ha aggiunto - ma ci vuole gradualità per arrivare a questo risultato”.
Di tutt’altro avviso Olga Vecchi (Pdl), per la quale “questo matrimonio non s’ha da fare” e Seta si tradurrà “in minori servizi e linee di trasporto e in tariffe più costose”. La consigliera, dopo aver denunciato “la mancanza di fusione di bacini territoriali, vista l’assenza di Parma” e aver avanzato dubbi sul ripianamento dei debiti da parte delle altre aziende, ha parlato di “un gioco pericoloso e di una concordata manovra di restauro politico in cui aumentano le agenzie, e quindi le poltrone, sulle spalle dei cittadini”. Anche per il collega del Pdl Andrea Leoni “l’operazione è affrettata, mentre si poteva aspettare Parma evitando gli alti costi determinati da una doppia fusione, e con aspetti poco chiari, con la conseguenza che probabilmente non miglioreranno i trasporti in montagna e nella bassa. Non si può fare a meno di pensare – ha concluso - che con la fusione si va ad una proroga della concessione in scadenza”. Il capogruppo del Pdl Adolfo Morandi ha rimarcato “la gestione in forte perdita dell’azienda reggiana e il pareggio di bilancio di Atcm, ottenuto attraverso aumenti tariffari”. Ha anche sottolineato che “il maggiore valore degli enti pubblici modenesi, per due milioni di euro, rimarrà nelle casse di Seta come prestito e potrà essere utilizzato per far fronte a perdite di altri. L’impressione – ha quindi affermato - è che ci sarà un unico grande carrozzone che gestirà il servizio e ne detterà costi e livelli”.
Eugenia Rossi di Idv, pur non condividendo l’iter della decisione, presa in Regione, passata in Provincia e rettificata in Consiglio solo in ultima istanza, ha detto di essere d’accordo con quanto spiegato dall’assessore Sitta. La consigliera ha poi evidenziato tre criticità: la difficoltà di realizzare un’unica azienda per il trasporto su ferro e gomma, il problema delle risorse e quello dei servizi non convenienti a cui il pubblico deve però rispondere. “Infine - ha affermato - c’è un conflitto di interesse senza via d’uscita tra chi bandisce la gara e l’ente gestore” e, evidenziando le gravi difficoltà economiche dell’azienda di Piacenza, ha aggiunto che avrebbe preferito un percorso di fusione più graduale.
Sergio Celloni di Mpa ha parlato di un’aggregazione con luci e ombre; annunciando la propria astensione dal voto ha spiegato: “E’ la concorrenza che porta a calmierare le tariffe, ma se tutto viene gestito da un unico soggetto non ci sarà competizione tra privati. Inoltre, il consigliere si è chiesto come mai solo in questi ultimi anni Atcm si è rimessa in sesto, dopo anni di deficit e inefficienze, e ha definito la situazione “demagogica e politica”.
Per il capogruppo della Lega nord Stefano Barberini, che ha anche parlato degli sprechi di Atcm, come l’utilizzo di autobus molto grandi in una città piccola come Modena, “la delibera non parla dei cittadini i quali non vi possono intravedere alcuna possibilità di miglioramento per la loro vita”.
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