“Il Comune ha operato una scelta di civiltà: far valere la volontà dei singoli raccogliendo un supporto probatorio. E’ evidente che il legislatore può intervenire con una norma, ma questa legge oggi non c’è, al contrario delle persone che si trovano in queste condizioni”.
E’ la risposta del sindaco di Modena Giorgio Pighi alle interrogazioni, trasformate in interpellanze, del Pdl e del Pd, presentate da Andrea Leoni e da Francesco Rocco in seguito alla circolare dei ministri Sacconi, Fazio e Maroni sul Registro comunale per le dichiarazioni anticipate di volontà sui trattamenti sanitari.
Leoni, in particolare, ha ribadito che la materia è di competenza del Parlamento, ha chiesto se il Comune intende continuare a gestire “l’inutile iniziativa” definita dalla circolare ‘illegittima’ e, senza alcun ‘effetto giuridico’ e, in caso affermativo, “come intenda spiegare ai cittadini e ai loro rappresentanti istituzionali in Consiglio la decisione di continuare a sostenere le spese e l’utilizzo di risorse umane e tecnologiche per il mantenimento di una iniziativa senza alcun valore sia sotto il profilo sociale che giuridico”.
Rocco ha invece chiesto quale valutazione generale viene data della circolare dei tre ministri “relativamente all’autonomia amministrativa degli enti locali sancita nella Costituzione”, e quali “legittimità” ed “effetti giuridici” ha la stessa circolare. Il Pd ha chiesto infine cosa il Comune intenda fare del Registro delle dichiarazioni anticipate di volontà.
“L’Amministrazione non ha regolato il tema del fine vita, ma ha semplicemente accettato di raccogliere dichiarazioni provenienti da privati cittadini che hanno indicato in relazione a se stessi quale debba essere il trattamento a loro diretto in caso di particolari condizioni”, ha spigato Pighi. “E’ vero che la materia non è regolamentata dalla legge, ma in sua assenza l’articolo 12 della Costituzione dice come ci si debba comportare e cioè chiarisce che la legge non può violare i limiti imposti dal rispetto della persona umana e che nessuno può essere obbligato a un determinato trattamento sanitario se non per disposizione di legge”, ha continuato il sindaco. “La Corte di cassazione, investita di questo problema, ha chiarito che di fronte a situazioni di stato vegetativo valutato irreversibile il giudice può definire se interrompere i trattamenti sanitari, sempre che tale richiesta sia realmente espressiva della voce del paziente”, ha aggiunto. Pighi ha, inoltre, richiamato una nota dell’Anci secondo la quale i Comuni possono effettuare una prestazione accessoria a favore dei cittadini come quella del Registro”.
Per Federico Ricci, Sinistra per Modena, “la sua istituzione non obbliga nessuno a depositare le proprie volontà, ma offre l’occasione a chi volesse farlo di depositarle. E’ un istituto pienamente legittimo, mentre la circolare dei ministri, che aveva l’obiettivo di fare pressioni sui Comuni, costituisce un’indebita ingerenza ideologica e un atto politico discutibile”.
Per il Pd, Luigi Alberto Pini ha chiarito che “non si tratta di eutanasia”. Assurdo per il consigliere è il fatto che “una persona possa decidere di non sottoporsi a cure mediche, ma nel momento in cui diventa incosciente, chiunque possa decidere se rispettare o meno la scelta espressa precedentemente. E’ possibile che la perdita di coscienza dissolva la volontà espressa in modo chiaro?”. Per Giulia Morini “l’Amministrazione ha deciso di garantire ai cittadini la possibilità di rendere effettivo il proprio diritto al consenso alle cure. Scaricare sui Comuni da parte del legislatore la propria incapacità di produrre una sintesi efficace ed autorevole significa dire alla società italiana che nessuno deve riempire questo vuoto”. Paolo Trande ha chiarito che “così non si introduce l’eutanasia, che è vietata. Il rispetto per la professionalità e le prerogative dei medici – ha aggiunto – passano in secondo piano quando si annuncia che la legge Calabrò, che è il massimo dell’invasività, tornerà in Parlamento. Non si può decidere a Roma quello che si deve fare a Finale Emilia”.
Per Sergio Celloni, Mpa, “i Comuni non possono né riportare né rappresentare l’espressione della volontà di una persona anche se fornite in condizioni di lucidità mentale. La situazione è abbastanza delicata e non si può risolvere in modo semplice con un registro. Non so come si possa parlare di senso di civiltà per questo istituto”.
Per il Pdl, Michele Barcaiuolo ha messo in discussione “la legittimità e l’opportunità che Modena mantenga questo tipo di registro: ci potevano essere soluzioni migliori che potevano trasmettere una maggiore idea di rispetto”, ha aggiunto. Secondo il consigliere, anche la sentenza della Corte di cassazione “non è intoccabile”. Per Luigia Santoro “il testamento biologico è una apertura verso l’eutanasia. Ogni azione libera e responsabile nasce da una decisione del soggetto, ma l’azione di decidere di togliersi la vita non può essere moralmente giustificata perché la vita non ci appartiene e non dipende da una nostra scelta”. La consigliera ha infine aggiunto che “lo stato vegetativo non può essere considerato irreversibile, ci può essere sempre un risveglio”.
Eugenia Rossi, Idv, ha ribadito che si tratta di un “atto deliberativo preso in assenza di legislazione. Questo vuoto è negativo e mette in difficoltà il cittadino”. Con il registro, ha aggiunto, “il Comune dà l’alternativa alla possibilità di andare da un legale o da un notaio, evitando spese al cittadino. Non è solo una scelta di civiltà, quindi, ma un preciso dovere dell’Amministrazione”.
Il consigliere della Lega nord Stefano Barberini ha sottolineato che del registro si è ampiamente parlato in passato: “Oggi ognuno di noi sta dicendo di nuovo quanto già detto otto mesi fa. L’argomento è assolutamente interessante – ha aggiunto – ma colgo l’occasione per proporre un cambiamento del regolamento delle interpellanze”.
Per Vittorio Ballestrazzi, Modenacinquestelle.it, “l’istituzione del registro è stata una richiesta venuta dai cittadini con una delibera di iniziativa popolare; questa per me è già una cosa molto importante. Si tratta di un servizio che non va a influire in nessun modo sui principi etici: chi vuole utilizzarlo lo utilizza chi non vuole non lo fa”, ha affermato.
Nella replica, Andrea Leoni ha affermato che “non si tiene conto delle indicazioni ministeriali. “Senza la legge nazionale il registro è inutile e viola i principi di correttezza e legalità in quanto il Comune non può occuparsi di qualsiasi cosa”, ha aggiunto il consigliere. “Con l’istituzione del registro di fine vita – ha aggiunto – c’è inoltre una forzatura economica con un danno erariale per le casse comunali”.
Francesco Rocco si è detto soddisfatto della risposta del sindaco: “Quella del registro per me è una scelta di civiltà”. Il consigliere si è poi associato ai consiglieri “che hanno riscontrato anomalie regolamentari in quanto queste erano interrogazioni successive a un elemento di novità, mentre si è ripetuto un dibattito che era già stato fatto in passato”.
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