Il Consiglio comunale di Modena ha chiesto a sindaco e Giunta di sollecitare il Governo ad aumentare i finanziamenti necessari per il regolare funzionamento degli istituti scolastici modenesi. Lo ha fatto approvando, con voto favorevole di Pd e Sinistra per Modena e contrario della minoranza presente in Aula (Pdl e Lega nord), la mozione della maggioranza presentata dal consigliere Stefano Rimini. Respinto, invece, con voto favorevole di Lega nord e Pdl e contrario di Pd e Sinistra per Modena, l’ordine del giorno della Lega nord presentato da Stefano Barberini, che chiedeva alla Giunta di fissare un tetto massimo del 30% di alunni stranieri per classe, “adeguandosi alla nota inviata dal Ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca a tutte le scuole italiane”. In Aula hanno seguito il dibattito anche insegnanti modenesi.
Tra le richieste della mozione approvata: sanare il debito contratto dallo Stato con le scuole; garantire organici consoni alle domande di tempo-scuola avanzate dalle famiglie; chiarire il progetto strategico complessivo per gli alunni immigrati; confrontarsi con le autonomie scolastiche e locali per definire i percorsi di studio della scuola superiore; agire sulla base di norme pubblicate in Gazzetta ufficiale e non solo su bozze di decreti; ripristinare i posti degli insegnanti del Centro territoriale permanente di Modena.
Il Pd ha espresso una posizione critica rispetto a quanto deciso a livello nazionale. In particolare, Cinzia Cornia ha sottolineato che per il secondo anno l’organico viene ridotto per contenere la spesa pubblica e che nella provincia di Modena saranno “tagliati” 230 insegnanti precari. Per Luigi Alberto Pini “in tutto il mondo le nazioni investono sulla formazione, l’Italia è l’unico Paese che taglia”. Il consigliere ha ricordato che “a Modena la percentuale di stranieri varia dal 10 al 19%, ben al di sotto del 30%. Molti di questi stranieri sono di seconda generazione, la cui lingua madre è l’italiano”. Secondo Ingrid Caporioni “i tagli alla scuola fanno male a tutti. La vera arma del rilancio del Paese è proprio la scuola pubblica e molto importante è la sinergia con il territorio e le famiglie”. Enrico Artioli ha sottolineato il ruolo della scuola come luogo di incontro di culture e nazionalità diverse. “Il Governo dice di non mettere le mani nelle tasche degli italiani, ma spinge gli italiani a metterle nelle proprie tasche per far sopravvivere la scuola” ha aggiunto. Per Giulia Morini “l’istruzione è la prima cosa di cui dovrebbe occuparsi un Governo serio, mentre la riforma si parla solo di razionalizzare la spesa”. Franca Gorrieri è intervenuta sul Centro territoriale permanente: “Si rivolge ad adulti e ragazzi dai 16 anni in poi, a bassa scolarità, che vogliono riprendere gli studi e che hanno difficoltà a trovare lavoro. Con i tagli l’organico passa da 15 a 7 docenti e il prossimo anno potranno essere ammessi ai corsi di alfabetizzazione al massimo 500 persone a fronte delle 2 mila di quest’anno”. Per William Garagnani “sono stati tagliati gli indirizzi scolastici per risolvere il bilancio dello Stato. Una riforma era necessaria, ma non questa”. Salvatore Cotrino ha sottolineato “la tradizionale attenzione del Pd alle politiche educative, che costituiscono il fondamento dell’intendere lo stato sociale. Quando ci si sposta verso altre organizzazioni partitiche non è così”. Federico Ricci, Sinistra per Modena, ha ricordato che “le scuole modenesi sono a credito di milioni di euro dallo Stato. Ci è impossibile condividere questo progetto: non possono parlare di riforme, si tratta solo di un’operazione di tipo burocratico-finanziario”.
La minoranza ha espresso contrarietà per la presenza in Aula di uditori con cartelli di protesta e per la posizione assunta dalla maggioranza. Per la Lega nord, Andrea Galli ha affermato: “Non abbiamo niente contro la scuola e non crediamo in tagli indiscriminati. Tre anni fa anche il Governo Prodi ha fatto una serie di tagli che ricadono oggi sulle nostre spalle”. Nicola Rossi, rivolgendosi alla maggioranza, ha aggiunto: “Siete stati molto bravi a organizzare un Consiglio comunale di pura propaganda politica visto che non c’era alcun modo di incidere davvero”. Anche Sandro Bellei ha espresso “sconcerto”. E’ la prima volta – ha detto – “che presenzio a un dibattito di questo tipo, in gran parte inutile: il Consiglio comunale non ha alcun potere decisionale sull’argomento, spetta ai parlamentari”. Per Stefano Barberini si è trattato di una seduta “deludente”. Secondo il consigliere “buttare tutto sul politico fa sì che le persone che leggeranno i giornali penseranno che siamo qui a difendere ciascuno il proprio orticello piuttosto che lavorare per loro”. Mauro Manfredini ha individuato la risposta ai problemi nel federalismo fiscale: “Quando le Regioni potranno trattenere una quota delle tasse, la scuola disporrà di maggiori risorse e potrà utilizzarle per rispondere meglio alle reali esigenze”. Per Gian Carlo Pellacani del Pdl “il degrado non è dipeso da scarsità di risorse”. Il consigliere vede il ’68 come la causa dell’impoverimento del sistema e della “brutale accentuazione della divisione tra classi sociali. Ci ha compromesso il futuro – ha detto – i nostri studenti sono tra i meno preparati”. Michele Barcaiuolo (Pdl) ha aggiunto: “Trovo grave usare le istituzioni come sedi di comizi, meriterebbero più rispetto. Se si voleva fare un Consiglio tematico sulla scuola lo si doveva gestire diversamente, non con interrogazioni provocatorie senza possibilità di replica”. Adolfo Morandi, Pdl, ha affermato: “Quando il numero di ore è esagerato, come nei corsi di sperimentazione, si caricano troppo gli studenti. La riforma era una cosa dovuta e la realtà è che la scuola ora funziona”. Per Luigia Santoro (Pdl) “è il caso che tutti ci rimbocchiamo le maniche e facciamo prevalere l’aspetto propositivo su quello distruttivo”. Il consigliere Andrea Leoni (Pdl) ha definito “propagandistica” la seduta consiliare. “Si è confuso il livello partitico con quello istituzionale”, ha aggiunto. Per Leoni “non si può ridurre la riforma Gelmini esclusivamente a una questione di soldi, anche se un’azienda in perdita non ce la possiamo più permettere”. Vittorio Ballestrazzi di Modena 5 stelle si è detto d’accordo con diversi aspetti della mozione di maggioranza e con quella della Lega nord. “La scuola da privilegiare è quella pubblica – ha infine aggiunto – senza impedire l’iniziativa privata”.
Il sindaco Giorgio Pighi ha affermato che “le politiche di tagli del ministro condannano la scuola e gli insegnanti a non avere risorse, perché sono succubi della finanza”. E ha aggiunto: “Il Governo avvilisce e mette in discussione il prestigio e la dignità della scuola”. L’assessore all’Istruzione Adriana Querzè ha ricordato che “il ministro Fioroni aveva fatto una prospettiva di tagli di 15 mila insegnanti in 5 anni, mentre il Governo Berlusconi ne ha già tagliati 140 mila in 3 anni”. L’assessore ai Lavori pubblici Antonino Marino ha, infine, fatto una proposta bipartisan: “Mi piacerebbe fossimo tutti d’accordo nel sollecitare i nostri parlamentari affinché arrivino fondi per l’edilizia scolastica a Modena”.
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