Ammonta complessivamente a 1milione 116 mila euro la base d’asta con cui il Comune affiderà la gestione del centro residenziale e del centro semiresidenziale Torre Muza, in via Pergolesi, per i prossimi tre anni. Il Consiglio comunale, nella seduta di lunedì 10 maggio, ha deliberato di appaltare il servizio attraverso una procedura negoziata. Si sono espressi a favore Pd e Modena 5 stelle, astenuta la Lega nord, contrario il Pdl.
Sono 24 le persone adulte in condizione di disagio psicosociale che possono essere ospitate nel centro: 14 in quello residenziale e 10 nel semi residenziale. “Si tratta di persone non completamente autonome per inabilità fisica o psichica, che devono superare momenti critici per eventi o mutamenti improvvisi e che si trovano in condizioni di povertà”, ha spiegato l’assessore alle Politiche sociali Francesca Maletti sottolineando anche “il carattere temporaneo dell’intervento che ha l’obiettivo di reintegrare le persone sulla base di un progetto personalizzato in un percorso di autonomia”.
La ditta che si aggiudicherà l’appalto (il Comune inviterà alla gara almeno cinque aziende del settore ma possono comunque partecipare tutte le imprese europee che hanno i requisiti) “sarà pienamente responsabile del servizio”, ha detto l’assessore precisando: “Resta al settore Politiche sociali del Comune la funzione di indirizzo, di invio dell’utenza, il rapporto con le persone in difficoltà per la definizione dei progetti individualizzati e il controllo degli interventi, degli esiti e delle attività realizzate nella struttura”. A questo proposito, il Comune si riserva di verificare la qualità del servizio al termine del primo anno di attività con possibilità di disdetta. Le principali attività assistenziali realizzate nella struttura saranno anche valutate dal Comitato di cui fanno parte associazioni che rappresentano gli utenti.
In apertura di dibattito, Stefano Goldoni (Pd) ha insistito sugli aspetti già illustrati della delibera annunciando il voto positivo. Il collega di partito Giancarlo Campioli ha evidenziato atri temi rilevanti per la valutazione tecnica, quali “l’erogazione dei pasti e l’aspetto inerente il lavaggio e la disinfezione degli indumenti”; ha inoltre rimarcato l’importanza della clausola che prevede la verifica del servizio dopo un anno di attività. Per Michele Andreana (Pd) è positivo che nella valutazione delle imprese in gara l’assessorato abbia deciso di assegnare il 70 per cento del punteggio a qualità e meriti tecnici e il 30 per cento all’offerta economica “perché significa che prevale l’interesse della persona in condizione di disagio”. Il consigliere ha però sottolineato la necessita che “chi si aggiudica il servizio debba possedere i requisiti di accreditamento per svolgerlo”, un aspetto che non gli pare adeguatamente evidenziato nella delibera.
Per l’opposizione, Giancarlo Pellacani (Pdl) ha invece parlato di “appalti sostanzialmente chiusi che vengono sempre riassegnati alle stesse cooperative, perché difficilmente entrano nuovi partecipanti alle gare”. “Vorremo invece avere a che fare con un Comune più innovatore – ha commentato - capace di fare il passaggio dall’assistenzialismo alla sussidiarietà vera”.
L’assessore Francesca Maletti, nella sua risposta, si è detta d’accordo sull’importanza di avere più interlocutori che operano nel settore, un elemento che garantisce il Comune per quanto riguarda gli aspetti qualitativi e i prezzi. Al consigliere Andreana ha ricordato che non esistono figure accreditate allo svolgimento del servizio: “L’unico requisito che possiamo chiedere alla ditta è di avere educatori professionali – ha detto - ma nemmeno questo, insieme a tutte le altre prerogative stabilite, ci garantisce al cento per cento che tutto funzionerà bene. Qui entra in gioco il ruolo del Comune nel definire indirizzi, progetti individuali e nel verificare l’attività, caratteristica propria del nostro welfare mix”, ha concluso.
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