Il Consiglio comunale di Modena ha respinto l’ordine del giorno presentato dal Pdl “No alla svendita del diritto di cittadinanza” con voto contrario della maggioranza e favorevole di Pdl e Lega nord.
La mozione avrebbe impegnato la Giunta ad esprimere parere favorevole ad ogni eventuale modifica della vigente legislazione sulla cittadinanza “che, mantenendo sia il periodo di 10 anni di permanenza sul territorio italiano e sia il principio dello ‘ius sanguinis’, pretenda obbligatoriamente, da parte dei richiedenti, la condivisione dei principi fondanti della nostra società collegata all’adeguata conoscenza della lingua italiana, della storia e della cultura della nostra comunità nazionale”.
A presentare l’ordine del giorno il capogruppo del Pdl Adolfo Morandi: “Riteniamo che occorra muoversi con prudenza per la concessione della cittadinanza che deve arrivare solo al termine di un lungo percorso di integrazione e accettazione della lingua, della cultura, delle normative e delle tradizioni italiane. Deve essere vissuta come una conquista per ogni immigrato”.
Mauro Manfredini della Lega nord ha ricordato di aver presentato in passato un ordine del giorno, poi respinto, sull’applicazione anche a Modena del decreto Ferrero-Amato “che prevedeva il requisito aggiunto di guadagnare almeno 5 mila euro in modo legale per ottenere la cittadinanza”. Per Andrea Galli, Lega nord, in Italia si dovrebbe applicare il sistema americano: “Come la Green card anche a chi vuole la cittadinanza italiana chiediamo non di cancellare le proprie radici, ma di giurare fedeltà alla Repubblica italiana”.
Compatta la posizione del gruppo del Pdl. Olga Vecchi ha sottolineato l’importanza di “studiare un percorso corretto per fare migranti migliori e non per limitarli. La Svizzera, ad esempio, prevede la possibilità di ritirare la cittadinanza qualora i comportamenti siano contrari alla legge”. Michele Barcaiuolo ha aggiunto: “Guai a porre dei limiti alla libertà di culto e di tradizioni dei paesi di origine, ma la cittadinanza deve essere il punto conclusivo, non quello di partenza dell’integrazione”. Per Andrea Leoni “non bisogna scomodare la cittadinanza per ridurre i problemi del rinnovo dei permessi di soggiorno. Oggi di fatto non c’è differenza tra i diritti di un minore straniero e di uno italiano”.
Il Pd si è dichiarato contrario alla mozione. Per Giulia Morini “nell’ordine del giorno c’è un difetto di sostanza: non è sempre chiaro cosa dobbiamo intendere per integrazione. La sociologia parla di percorso articolato nell’ingresso in una società, che non termina con il permesso di soggiorno”. Stefano Prampolini ha affermato: “Rispetto ad altri paesi europei siamo indietro, anche dal punto di vista delle concessioni. Per ottenere la cittadinanza le persone devono attendere non solo 10 anni, perché la burocrazia per espletare le pratiche si prende altri 2 o 3 anni”. Per Franca Gorrieri “è criticabile il modo di affrontare le tematiche quando si parla di stranieri: sembra che gli immigrati siano un peso. Negli ultimi tempi la discussione si è appiattita sulla sicurezza, ma dimentichiamo che gli immigrati rappresentano una risorsa”. Gian Domenico Glorioso ha sottolineato come “nessuno accetterebbe di approvare un patto che acconsenta a qualsiasi modifica futura. Per la Cei, la Conferenza episcopale italiana, il diritto alla cittadinanza è da concedere secondo lo ‘iure soli’, la vita reale vissuta in Italia e la nascita nel nostro paese anche se da genitori stranieri, non più secondo la discendenza di sangue”. Il capogruppo Paolo Trande ha aggiunto: “Noi abbiamo già votato tempo fa una mozione di sostegno alla proposta di legge Sarubbi-Granada che non era di ‘iure soli’ integrale, ma temperato. Chiediamo la possibilità a chi nasce in questo paese dopo un percorso di istruzione di diventare cittadino italiano, così come a chi, da tempo sul territorio, paga le tasse e non commettendo reati”. Secondo Federico Ricci di Sinistra per Modena “per votare contro questa mozione ci sono ragioni dal punto di vista sintattico, semantico e pragmatico. Iniziare con un ‘no’ è da slogan, non da ordine del giorno. Il ‘no’, poi, ci parla del popolo delle libertà negate. C’è inoltre la volontà di alimentare la paura”.
Nel dibattito sono intervenute anche gli assessori all’Istruzione e alle Politiche sociali del Comune di Modena Adriana Querzé e Francesca Maletti. “E’ necessario cercare di praticare i diritti che precedono e creano le condizioni per ogni ragionamento sulla cittadinanza”, ha affermato Querzé. “Chi ha problemi di salute deve poter accedere alle cure, chi paga le tasse deve poter votare e chi è minore deve andare a scuola. La legge impone di accogliere ai nidi solo i bambini che sono figli di regolari, ma non è una scelta condivisibile”. L’assessore Maletti, replicando al consigliere Leoni, ha sottolineato la differenza tra minori stranieri e italiani: “Se uno dei genitori del minore straniero nato a Modena perde il lavoro e diventa irregolare prima che il figlio raggiunga il 18esimo anno di età, anche il minore diventa automaticamente clandestino perdendo ogni tipo di diritto”.
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