12/03/2010

MODENA RICORDA L'ANNESSIONE AL REGNO DI SARDEGNA

Lunedì 15 marzo cerimonia in Consiglio comunale con le relazioni di Carlo Elio Tavilla e Aldo Borsari. Sarà esposto il manifesto originale del plebiscito

Nella seduta di lunedì 15 marzo il Consiglio comunale di Modena ricorderà l’annessione della città al Regno di Sardegna, l’avvenimento che proprio il 15 marzo 1860 segnò una tappa fondamentale nel percorso verso l’Unità d’Italia. 
Sarà la presidente del Consiglio Caterina Liotti ad aprire, alle 16, i lavori dell’Aula. Sono in programma l’intervento del sindaco di Modena Giorgio Pighi e le relazioni di Carlo Elio Tavilla, professore all’Università di Modena e Reggio Emilia, e Aldo Borsari, direttore dell’Archivio storico comunale, che ripercorreranno le vicende storiche più significative anche attraverso la proiezione di un video.
Nel corridoio del Consiglio comunale verrà inoltre esposto l'originale del manifesto con i risultati del plebiscito e la riproduzione di altri atti dell'epoca. L’iniziativa è organizzata dalla presidenza del Consiglio e dall’Archivio storico.
I fatti che saranno rievocati prendono il via l'11 giugno 1859, quando il duca Francesco V abbandona Modena segnando la fine dello Stato Estense. Poco più di due mesi dopo, il 20 agosto, l'Assemblea cittadina vota la dichiarazione di decadenza in perpetuo della dinastia Austria-Este e il 15 Marzo 1860 il Commissario Regio del Governo sardo Luigi Carlo Farini rende pubblici i risultati del plebiscito in tutte le province dell'Emilia. La quasi totalità dei Modenesi si è espressa per l'annessione.
Da capitale del Ducato estense Modena entra così a far parte del Regno di Vittorio Emanuele II, ultimo re di Sardegna e primo re d’Italia, e diviene capoluogo di una provincia dalle dimensioni territoriali simili a quelle attuali. Il 15 aprile il sovrano parte da Torino per visitare le nuove province della Toscana e dell'Emilia e giunge in città la mattina del 4 maggio 1860, tra grandi festeggiamenti e dimostrazioni di gratitudine.
Tutto era iniziato nel 1796, quando grandi e piccoli avvenimenti avevano scosso l'opinione pubblica locale. Da tempo erano filtrate nel Ducato le idee illuministe e rivoluzionarie francesi i cui contraccolpi avevano aperto tutta la penisola agli influssi culturali d'oltralpe. Un’intera classe dirigente era ormai decisa a tagliare i ponti con l’autoritarismo ducale di matrice asburgica e ad avviarsi verso gli orizzonti della monarchia costituzionale.
 

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