Frutti di un sapere condiviso e tramandato oralmente per generazioni, i proverbi tendono oggi a rarefarsi per lasciare il posto a una conoscenza più elaborata, verificabile e distante dall’esperienza quotidiana. I manuali scientifici e Internet hanno sostituito l’almanacco, i satelliti prevedono la temperatura, i venti e l'umidità e pochi guardano ancora se il cielo è “a pecorelle”.
Un patrimonio così antico corre il rischio di essere rimosso e ignorato dai più giovani che, pur continuando a collezionare aforismi, frasi celebri, versi di canzoni e slogan pubblicitari, concettualmente affini ai proverbi, finiranno per dimenticare questa antica forma di saggezza popolare, tanto cara alle vecchie generazioni e spesso portatrice di verità immediate, non da spiegare, ma da capire al volo.
Un viaggio tra i più noti proverbi, giochi di parole e modi di dire italiani e francesi – spesso simili ma con piccole varianti – che tanto frequentemente sono stati raffigurati nelle figurine dalla seconda metà dell'Ottocento ai primi del Novecento viene proposto dalla mostra “A buon intenditor… poche parole! Proverbi, modi di dire e giochi di parole in figurina”, aperta dal 5 marzo (inaugurazione alle 18 con l'“aperitivo proverbiale” “Quel che non strozza... ingrassa!”) al 2 maggio al Museo della Figurina di Modena, in corso Canalgrande 103 (da martedì a venerdì dalle 10.30 alle 13 e dalle 15 alle 18.30, sabato, domenica e festivi dalle 10.30 alle 18.30, lunedì chiuso, informazioni al numero 059 2032919 e nel sito www.museodellafigurina.it).
Realizzata dal Museo della Figurina con il contributo della Fondazione Cassa di Risparmio di Modena e la collaborazione dell'associazione culturale Leggere Fare Giocare, la mostra propone circa 200 figurine che consentono di riscoprire una saggezza popolare che si affida ad un linguaggio intuitivo e facile da memorizzare, anche grazie alla forma metrica o alla prosa ritmata. Privi di autore e spesso oscuri nelle loro origini, i proverbi sembrano appartenere a tutte le epoche. Reperti e documenti non mancano: dalle tavolette d’argilla ritrovate in Mesopotamia alle raccolte di carattere religioso dell’Antico Egitto, dal Libro dei Proverbi della Bibbia alle citazioni del Corano, dalle favole greche alle commedie romane. Solo alla fine del XVI secolo compare il primo repertorio di proverbi tratti da fonti orali e, dopo numerose raccolte locali, comparate e ragionate, nasce a Urbino nel 1968, l’”Atlante paremiologico italiano”.
I proverbi non sono univoci e spesso hanno due significati, uno letterale e uno metaforico; inoltre amano giocare con le parole, con le immagini e con le allusioni, avvicinandosi, a volte, agli indovinelli. Il proverbio nasce di solito come frase breve, che spesso subisce modifiche prima di consolidarsi nella forma definitiva: più è stringato e più sopravvive. Accanto alle figurine sarà in mostra una piccola sezione di libri e stampe dalla seconda metà del Cinquecento alla prima metà dell'Ottocento, tra cui i famosi “Proverbi figurati” di Giuseppe Maria Mitelli. I laboratori didattici, curati dall'associazione culturale Leggere Fare Giocare, consentiranno a bambini e ragazzi di divertirsi con i proverbi e di scoprirne le regole.
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