02/12/2010

PROSEGUE LA MOSTRA DI RICAMI DI SABRINA MEZZAQUI

Fino al 13 febbraio al Museo civico di Modena sarà possibile visitare l'installazione contemporanea "La realtà non è forte" insieme all'antica collezione tessile Gandini

Prosegue al Museo civico d’arte di Modena l’installazione contemporanea dell’artista bolognese Sabrina Mezzaqui, dal titolo “La realtà non è forte”. Pagine in stoffa ricamate, motivi floreali intarsiati in cartoncino, libri realizzati a mano trascrivendo le opere di Simone Weil renderanno omaggio a una delle più importanti collezioni di tessuti d’Europa, la raccolta Gandini, al terzo piano del Palazzo dei Musei in largo Sant’Agostino. Le opere di Sabrina Mezzaqui saranno infatti esposte nella stessa sala che ospita i circa 2 mila 500 frammenti della collezione di tessuti del Museo, considerata tra le più importanti d’Europa. Il dialogo tra l’artista contemporanea e i frammenti di tessuti antichi rimarca quanto il cucito, il ricamo e le tecniche affini costituiscano gli archetipi di un linguaggio che trova ampio e consapevole spazio di espressione nell'arte contemporanea.
La mostra di Sabrina Mezzaqui e il catalogo “La realtà non è forte” sono a cura di Sivia Ferrari, Serena Goldoni, Cristina Stefani, con testi di Silvia Ferrari e Rosalba Paiano. Promossa dal Museo civico d'arte e dalla Galleria civica di Modena, è a ingresso gratuito e sarà aperta fino al 13 febbraio, da martedì a venerdì dalle 9 alle 12, sabato, domenica e festivi dalle 10 alle 13 e dalle 15 alle 18 (www.comune.modena.it/museoarte, www.galleriaicivicadimodena.it).
L’esposizione si colloca tra le iniziative organizzate nell'ambito del convegno internazionale “Antiche trame, nuovi intrecci: conoscere e comunicare le collezioni tessili” (26-27 novembre 2010, www.convegnotessili.it), dedicato alla valorizzazione delle raccolte tessili in ambito museale, promosso dal Museo in collaborazione con l'Istituto beni culturali della Regione Emilia-Romagna e l'Università di Pisa.
Il dialogo tra l’opera di Sabrina Mezzaqui e la collezione Gandini pone l'accento su alcuni nodi centrali legati a una pratica spesso giudicata marginale per le sue implicazioni con l'artigianato artistico e la sfera domestica. Il ricamo, tra il novero dei contemporanei mezzi espressivi, recupera una dimensione di lavoro manuale, lento e paziente, una modalità che si contrappone alla velocità vorticosa del mondo moderno. Si evidenzia così non solo una tendenza dell’arte contemporanea, ma anche la trasformazione di una pratica decorativa e artigianale, confinata per secoli “nell’oscurità della maestria femminile”, in un linguaggio autonomo che evoca un bisogno estetico, simbolo di una necessità quotidiana. Il titolo dell'installazione è ripreso da una frase di Hannah Arendt tratta da “Le origini del totalitarismo” (1948): “La realtà non è tenace, non è forte, ha bisogno della nostra protezione”.
Tra rari tessuti, sontuosi velluti, raffinati damaschi, splendide sete e merletti, galloni, nastri, frange e ricami antichi, conservati negli arredi originali, l'artista dispone le sue opere che si confrontano con la raccolta in modo silenzioso, esaltando il piacere inaspettato della scoperta.
Si dispiegano così alcuni significativi oggetti, frutto della produzione artistica più recente di Mezzaqui, dove la pratica del ricamo è intimamente permeata dall'elemento della scrittura: l'installazione raccoglie infatti opere come “Sentinella”, un libro in pagine di stoffa ricamate con fiori e appunti autografi, “Mettere a dimora”, motivi floreali ricavati dal paziente ritaglio dei soli profili tracciati su cartoncino che dialogano con il lemma “pianta-piantare” del vocabolario; frasi ricamate che ricordano effimere architetture; alcuni libri realizzati a mano con la trascrizione meticolosa dei testi e dell’impostazione tipografica dei “Quaderni” di Simone Weil, work in progress, attraverso il quale l’artista ne assimila il senso e il ritmo.
Sabrina Mezzaqui, nata a Bologna nel 1964, vive e lavora a Marzabotto. Artista eclettica nella scelta delle tecniche e delle iconografie, ama operare sui materiali e sulle ritualità del quotidiano, evidenziando la tendenza a procedere secondo una gestualità reiterata, nel recupero di pratiche come il ricamo, l'intaglio, la tessitura. I suoi esordi risalgono alla metà degli anni Novanta nell'ambiente bolognese con le prime mostre personali alla galleria Graffio. Dopo la personale alla Gam di Torino nel 2006, collabora con la galleria Massimo Minini di Brescia e con la galleria Continua di San Gimignano. Ha esposto in spazi pubblici e no profit in Italia (tra cui Galleria d'Arte Moderna di Bologna e Palazzo delle Papesse a Siena) e all'estero (PS1, New York).
 

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