07/12/2010

EDILIZIA, LA "PEREQUAZIONE" ANIMA IL DIBATTITO CONSILIARE

Per la maggioranza si tratta di un "criterio semplice e trasparente", mentre per le opposizioni è solo un modo "per mettere le mani nelle tasche dei cittadini"

“Il regolamento approvato nel 2008 non riguarda le aree Peep, quelle adibite a servizi e i terreni agricoli”. Lo ha ricordato il consigliere Maurizio Dori (Pd) aprendo il dibattito che ha preceduto l’approvazione della variante al Regolamento attuativo in materia di assegnazione e trasferimento di potenzialità edificatoria e modifiche di destinazione d’uso, avvenuta lunedì 6 dicembre in Consiglio comunale.
Secondo Dori “il testo ha dimostrato la sua efficacia garantendo a tutti i cittadini un uguale trattamento grazie al concetto della perequazione. Inoltre, ha determinato un valore per la collettività di oltre 5 milioni di euro”. Per il Pd è intervenuto anche Fabio Rossi sostenendo che “dal punto di vista politico la delibera non ha fatto emergere elementi di contrasto in sede di Commissione” e sottolineando gli aspetti a suo giudizio fondamentali: l’obbiettivo di dare strumenti certi, trasparenti e chiari ai cittadini, la semplificazione procedurale, la possibilità di rateizzare i pagamenti, la trasparenza nel percorso grazie ai criteri fissati dal collegio peritale, “anche se i criteri possono essere oggetti di confronto” ha aggiunto. Anche per il capogruppo Paolo Trande, intervenuto durante le dichiarazioni di voto, “l’iniziativa dell’Amministrazione garantisce semplificazione, trasparenza e risorse per realizzare servizi. Non si tratta di una tassazione, ma di una perequazione su una valorizzazione, cioè su un valore aggiunto. Dal confronto avvenuto in Commissione – ha concluso - speravo si potesse arrivare alla condivisione, verifico che non è così e me ne dispiace”. Sergio Celloni (Mpa), pur annunciando il voto a favore e auspicando “la semplificazione di un sistema fino ad oggi troppo ingessato”, ha parlato di “delibera capestro”, poiché la compensazione a vantaggio della collettività è pagata dai cittadini e in particolare dagli imprenditori. “In un momento di crisi economica come questo – ha spiegato - bisognerebbe invece andare incontro alle esigenze delle aziende, favorire il contenimento dei costi e ridurre i fiscalismi”.
Per Gian Carlo Pellacani (Pdl) “i criteri riportati nelle tabelle non sono oggettivi, sono stime sommarie non decise su basi scientifiche: il valore di mercato è aleatorio e si trascurano le caratteristiche dell’edificio e il valore dell’intervento”. Il consigliere ha quindi suggerito di considerare caso per caso calcolando il valore su parametri più oggettivi, come il costo dell’intervento, o attraverso un sistema misto che tenga conto dell’intervento e del mercato. “Inoltre - ha concluso - il pagamento non può essere vessatorio nei confronti dei cittadini e andrebbe richiesto al termine dei lavori”. Adolfo Morandi, capogruppo del Pdl, in sede di dichiarazione di voto ha espresso la contrarietà del suo gruppo alla delibera che “mette le mani nelle tasche dei cittadini e impone una tassazione su chi costruisce. Il Comune di Modena – ha detto – è l’unico, o uno dei pochi in Italia, che fa operazioni di questo tipo, inoltre la valutazione non è coerente con l’andamento attuale del mercato e il regolamento è coercitivo”.
Vittorio Ballestrazzi (Modenacinquestelle.it) ha denunciato lo “sfruttamento senza limiti del bene territorio”. A suo parere il regolamento ha l’effetto di “fare aumentare il prezzo delle case”, mentre i soldi ricavati “non vanno a beneficio della comunità, ma solo dei costruttori perché utilizzati per opere di urbanizzazione”. Infine, ha detto: “Prima di incentivare nuove costruzioni, occorre censire appartamenti e capannoni sfitti e, con questi dati, discutere in Consiglio cosa si può fare attraverso l’edilizia sostenibile”.
Contrario alla delibera anche Stefano Barberini (Lega nord) che l’ha definita “fuori tempo”, oltre che “mirata a speculare e a mettere le mani in tasca ai cittadini”. Per il consigliere, in un momento di crisi economica come questo, “in cui ha sofferto soprattutto il mercato immobiliare”, occorrerebbe una politica incentivante: “Per esempio – ha detto - dovreste far costruire 15 appartamenti invece di 10 senza far pagare nulla in più; in tal modo il prezzo degli alloggi si abbasserebbe, il costruttore venderebbe più facilmente e il compratore acquisterebbe a prezzi inferiori”.
Davide Torrini (Udc), motivando la propria astensione dal voto, ha ricordato: “Quando venne per la prima volta introdotto questo criterio perequativo avevo già espresso perplessità: non c’era mai stata la necessità nelle aree urbanizzate di far pagare qualcosa sul valore aggiunto. A livello di armonizzazione il quadro perequativo è completato, va però a incidere su un ambito diverso; mi sembrava poco opportuno in un momento in cui si era già entrati in fase di crisi e anche allora chiesi se si potevano diminuire le percentuali”.
 

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