07/12/2010

DISCARICHE E TESCHI RIVELANO I SEGRETI DELL'ANTICA MUTINA

Da domenica 19 dicembre in mostra al Lapidario romano i reperti emersi al Novi Sad

Tra preziose tracce di vita quotidiana dell’antica Mutina e l’enigma del ritrovamento di otto teschi, aprirà il 19 dicembre al Lapidario romano (Palazzo dei Musei, viale Vittorio Veneto 5) la mostra “Parco Novi Sad: archeologia di uno spazio urbano”, dedicata ai reperti emersi dai recenti scavi per il parcheggio sotterraneo Novi Park.
Secondo i primi studi degli archeologi, l’area dell’attuale parco faceva parte dell’immediata periferia della città romana e sarebbe stata una zona produttiva-artigianale e in seguito una necropoli. Le numerose tombe affiancavano una strada in ciottoli, ottimamente conservata, che si staccava dal centro urbano in direzione nord ovest. Dagli scavi sono emersi ornamenti, lucerne, oggetti in bronzo e alcuni crani, forse appartenenti a condannati a morte per decapitazione.
La mostra, con ingresso gratuito, presenterà alcuni dei reperti più significativi emersi nel corso dello scavo e sarà accompagnata da pannelli e videoproiezioni. È organizzata dal Museo civico archeologico etnologico e dall’assessorato all’Urbanistica con la collaborazione di Modena Parcheggi, degli Amici dei musei e dei monumenti modenesi e delle cooperative Archeologia e Archeolsistemi. Resterà aperta fino al 17 maggio, tutti i giorni dalle 8.30 alle 19.30 (ad eccezione del 25 dicembre e dell’1 gennaio in cui l’apertura sarà soltanto pomeridiana, dalle 15 alle 18). L’inaugurazione è in programma alle 11 di domenica 19 dicembre e i partecipanti riceveranno in omaggio il calendario 2011 del Museo civico archeologico etnologico, che come ogni anno riproduce le opere più suggestive che hanno arricchito la collezione civica.
Iniziati nel luglio del 2009, i lavori per il Novi Park hanno messo in luce importanti testimonianze archeologiche della Modena romana e medievale, aprendo scenari inediti per la conoscenza e valorizzazione del patrimonio storico e culturale della città. Nell’esposizione del Lapidario romano saranno presentati i primi risultati del cantiere di scavo.
Le ipotesi ricostruttive illustreranno il mutare del paesaggio nel tempo. In età romana ci sono testimonianze dei molteplici usi di quest’area, che faceva parte dell’immediato suburbio della città. A una funzione produttiva artigianale, indicata dalla presenza di pozzi, di una grande vasca e di un probabile edificio rustico, si accompagna, già forse dalla fine dell’età repubblicana, una destinazione prevalentemente funeraria, testimoniata dalla presenza di numerose tombe che affiancano la grande strada in ciottoli che si staccava dal centro urbano in direzione nord-ovest. Quest’ultima, attualmente ancora in corso di indagine per le fasi più antiche, sembra essere stata in uso per secoli, quasi sicuramente dalla fine dell’età repubblicana fino al V secolo d.C., come documenta il tracciato eccezionalmente conservato che verrà riproposto al pubblico nell’ambito del progetto di valorizzazione archeologica del parco Novi Sad. La rarefazione della frequentazione del sito in età tardo antica-altomedievale è testimoniata dalla presenza di radure boschive fino a quando, in piena età medievale, viene costruito un monastero con annesso cimitero che viene a sovrapporsi in parte all’antica arteria stradale romana.
Una ricchissima fonte di informazioni si sono rivelate le discariche individuate in varie zone dello scavo. In questa zona periferica della città venivano ammassati veri e propri immondezzai che per l’archeologo sono una miniera preziosa di informazioni: da queste grandi buche provengono frammenti di vita quotidiana, ma anche oggetti rari e preziosi: collane, ornamenti, lucerne figurate, vari oggetti in bronzo, fra cui uno strigile, strumento usato dai gladiatori per detergere il corpo, decorato con rappresentazione di lotte gladiatorie. La mostra sarà accompagnata da una guida di 64 pagine a cura di Ilaria Pulini, Silvia Pellegrini, Donato Labate e Mauro Librenti.


 

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