“E’ mio impegno coinvolgere il Consiglio e la Giunta municipale per lasciarci avvincere dalle ragioni profonde dell’Unità d’Italia e dello straordinario progetto dei protagonisti, in una lettura della storia alleggerita sia da vecchie retoriche, sia da più recenti e disinvolte volgarità secessionistiche”.
Il sindaco di Modena Giorgio Pighi annuncia l’impegno della città per il 150esimo anniversario dell’Unità italiana, che sarà celebrato tra due anni, nel 2011. Storica è anche l’occasione dell’annuncio: il 14 agosto 1859, infatti, nei territori appartenuti al Ducato, i cittadini di Modena e degli altri centri elessero 73 deputati chiamati ad esprimersi sul futuro delle province modenesi.
Tra le proposte del sindaco Pighi compaiono seminari ed incontri di studio per valorizzare i documenti conservati nell’Archivio storico comunale e nell’Archivio di Stato, il completamento del restauro dei cimeli del Museo del Risorgimento, il restauro della grande lapide sulla Ghirlandina che ricorda le tappe dell’adesione di Modena all’Italia unita e della cappella di viale Finzi nella quale riposa il patriota Giuseppe Ricci e per la quale alcuni privati hanno già assicurato il loro contributo al finanziamento.
Di seguito il testo dell’intervento del sindaco.
14 agosto 1859
di Giorgio Pighi
Sindaco di Modena
Le celebrazioni dei cento cinquanta anni dell’Italia unita ci offrono l’opportunità di mettere in valore il patrimonio culturale ed ideale irreversibile della nostra memoria collettiva, e di parlare alle ragioni, alle convinzioni ed ai valori dei cittadini modenesi di oggi. Saranno occasione per una rinnovata identificazione del popolo italiano nell’Italia di tutti, per farci finalmente fare passi avanti verso soluzioni condivise alle grandi scelte, che dovranno essere guidate dalla giustizia e dall’uguaglianza. Anche quando saranno affrontate la questione meridionale, troppo a lungo irrisolta, e quella settentrionale, ancora annebbiata da logiche finanziarie. La tradizione collettiva comune all’intera Nazione italiana è il messaggio generoso ed altruista del quale il Paese ha bisogno contro i particolarismi, i localismi, le inutili contrapposizioni; è il vincolo alto che ci lega al comune destino che non può essere dissolto o annacquato e che può preservarci dal rischio di mandare in crisi non già le legittime posizioni di ognuno, ma la coscienza politica che accomuna l’intera collettività nazionale in un progetto democratico e solidale.
Cento cinquanta anni fa, il 14 agosto 1859, nei territori appartenuti al Ducato, i cittadini di Modena e degli altri centri elessero 73 deputati chiamati ad esprimersi sul futuro delle province modenesi. La tensione all’Unità nazionale portava alle naturali conseguenze l’insurrezione del 13 giugno e l’allontanamento del duca ed imponeva un esito alla seconda guerra d’indipendenza ben diverso, per nostri territori, rispetto al trattato di Villafranca che avrebbe comportato il rientro di Francesco V. Le votazioni facevano seguito alla richiesta a Luigi Carlo Farini, da lui accettata, di mantenere il governo. La riunione degli eletti del 19 agosto fu presieduta da Giuseppe Malmusi, il giorno dopo Carlo Zucchi tenne la relazione e fu dichiarata “decadenza in perpetuo della dinastia d'Austria-Este” e quindi, alla seduta del 21, fu decretata “l’annessione delle province modenesi” al Regno di Sardegna. Il plebiscito dell’11 e 12 marzo 1860 che interessò l’Emilia, la Romagna e la Toscana, sancirà definitivamente l’annessione e sarà la premessa per l’impresa garibaldina dei Mille e l’unità dell’intero Paese.
In Parlamento e nel Paese si sta rafforzando la richiesta al Governo di non lesinare somme importanti per adeguate celebrazioni nel 2011, centocinquantesimo dell’Unità d’Italia, ma comunque Modena si renderà protagonista di iniziative che vogliono sottolineare lo specifico contributo dato dalle nostre genti. I modenesi aderirono convintamente all’unità nazionale con un percorso ricco e travagliato e, per renderne partecipi i cittadini, non vogliamo assolutamente un ricordo freddo e formale del solo evento conclusivo. E’ mio impegno coinvolgere il Consiglio e la Giunta municipale per lasciarci avvincere dalle ragioni profonde dell’Unità d’Italia e dello straordinario progetto dei protagonisti, in una lettura della storia alleggerita sia da vecchie retoriche, sia da più recenti e disinvolte volgarità secessionistiche. Vogliamo approfondire, senza reticenze, omissioni o accomodanti aggiustamenti il significativo contributo dei territori e dello Stato modenese che i nostri avi portarono tutto intero alla Patria comune; l’anticipazione del nostro Risorgimento implicita nelle vicende repubblicane del 1796 e 1797 che videro sventolare per la prima volta, proprio nella nostra Modena, il tricolore che è simbolo Costituzionale dell’Unità nazionale; la peculiarità del moto carbonaro modenese legata alla vicenda di Ciro Menotti.
La toponomastica della città ha saputo, nei due secoli passati, incidere perennemente sul marmo i nomi dei protagonisti, tanto che ad ognuno dei citati personaggi del 1859 e del 1831 è dedicata un’importante arteria cittadina, al pari delle grandi figure modenesi di fine settecento: il giurista Giuseppe Luosi, lo storico Lodovico Ricci, il generale Achille Fontanelli.
Per le iniziative che ci porteranno al 2011 formulo qui alcune proposte che sottoporrò al Comitato per le celebrazioni, alle quali ne seguiranno altre, frutto della discussione istituzionale avviatasi. Accanto all’organizzazione di seminari ed incontri di studio per valorizzare gli specifici documenti conservati nel nostro Archivio storico comunale e nell’Archivio di Stato, si ultimerà il restauro dei cimeli del Museo del Risorgimento per aprirlo al pubblico, avendo cura di dare spazio all’intera vicenda Modenese dal 1796 al 1870; sarà restaurata la grande lapide sulla Ghirlandina che ricorda le tappe dell’adesione di Modena all’Italia unita; sarà restaurata la cappella Ricci di viale Finzi, di proprietà demaniale, nella quale riposa Giuseppe Ricci, il patriota che subì il patibolo, ingiustamente accusato di alto tradimento, ricordato nel marmo dall’indignato sdegno contro gli intrighi dei cortigiani di Francesco IV, definito “tiranno” dalla vedova, marchesa Ricci Menafoglio, Alcuni privati generosi hanno già assicurato il loro contributo al finanziamento. Altri, sono certo, si aggiungeranno.
Modena continuerà ad esprimere forte il senso della nazione italiana. Diede il proprio originale contributo a ricomporre unitariamente la storia e la geografia dell’Italia ed a farla proseguire con Roma capitale, con Trento e Trieste e con la lotta di liberazione che salvò l’Unità d’Italia e ci diede la Costituzione, la sola Carta fondamentale dello Stato unitario. Questa è la strada alla quale i modenesi non abdicano perché sanno e vogliono percorrerla.
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