03/04/2009

MODENA E L'AMBIENTE, UN SECOLO DI STORIA IN 400 PAGINE

Martedì 7 aprile sarà presentato nel teatro del San Carlo un volume realizzato da trenta studiosi per ripercorrere le vicende cittadine a partire dai primi del '900

Una piccola città ancora chiusa dentro le mura, senza acquedotto e senza un adeguato sistema fognario, con alcune manifatture inquinanti, in gran parte legate all’agricoltura, e animali domestici grandi e piccoli abituati a muoversi liberamente nelle strade. Solo cento anni fa, Modena aveva gravi problemi igienici, riscontrabili negli elevati tassi di mortalità, soprattutto infantile, diversi ritardi nello sviluppo sociale ed economico e una mediocre qualità dell’ambiente urbano.
Parte da qui il lungo racconto proposto nelle circa 400 pagine del volume “La città e l’ambiente”, frutto di numerose ricerche condotte da oltre trenta studiosi, arricchito da molte immagini e sintetizzato in dodici capitoli, l’ultimo dei quali dedicato all’inedito confronto tra qualità dell’ambiente percepita dai cittadini e qualità “rilevata”.
Il libro, curato dall’ufficio Ricerche e documentazione sulla storia urbana del Comune, con il contributo della Fondazione Cassa di Risparmio di Modena, sarà presentato martedì 7 aprile alle 17 nel teatro della Fondazione san Carlo (ingresso libero, volume in omaggio ai partecipanti) dal sindaco Giorgio Pighi, dal presidente della Provincia Emilio Sabattini e dal presidente della Fondazione Cassa di Risparmio Andrea Landi (coordina l’assessore comunale alla Cultura Mario Lugli). Interverranno Catia Mazzeri, responsabile dell’ufficio Ricerche, Guido Zucconi, professore di Storia dell’architettura a Venezia, Federico Oliva, presidente dell’Istituto nazionale di urbanistica e docente al Politecnico di Milano, e Carlo Olmo, storico dell’architettura al Politecnico di Torino.
Tra le due guerre, racconta il libro, si insediano a Modena nuove industrie, soprattutto metalmeccaniche, e la città cresce oltre il perimetro delle mura abbattute. Solo allo scoppio della seconda guerra mondiale si attiva l’acquedotto civico e si pone parziale rimedio alle fognature. Le numerose fonderie, la fabbrica del gas, la centrale di produzione elettrica, i canali scoperti ridotti a cloache fanno sentire, insieme ad altre attività industriali, il loro peso sull’ambiente urbano e soprattutto sui vicini quartieri operai.
Negli anni ‘50 la svolta decisiva verso lo sviluppo economico, sociale e civile che porterà alla città contemporanea. La crescita demografica e industriale, che coincide con il “boom economico”, produce profonde trasformazioni ambientali, urbanistiche e paesaggistiche. Modena è sempre più il centro di una provincia in pieno sviluppo. La crescita del capoluogo si mantiene contenuta e non raggiungerà mai i 200 mila abitanti indicati dal Piano regolatore generale del 1958, che in una prima proposta ne prevedeva addirittura 528 mila.
Nel 1949 una delegazione di amministratori guidata da Rubes Triva visita le città svizzere di Zurigo e Lucerna, per trarre utili idee da adattare alla fase di ricostruzione di Modena, dopo i disastri della guerra. Tra le cose che più sorprendono c’è l’impianto di incenerimento dei rifiuti di Zurigo, che con cinque forni consente di produrre energia elettrica e soprattutto acqua calda per il riscaldamento della città. La ricerca di una maggiore autonomia energetica spinge le amministrazioni provinciale e comunali a portare a Modena, tra le prime città in Italia, il metano e per sviluppare, con scarso successo, le fonti idroelettriche.
Tra la seconda metà degli anni ’60 e gli anni ’70, assieme al raggiungimento di grandi traguardi economici (i modenesi si piazzano al primo posto per reddito procapite), sono visibili gli effetti, soprattutto in certe aree, dell’impatto ambientale della crescita e vacilla l’idea di uno sviluppo senza limiti. Proprio in quegli anni si fanno più nette le politiche riformiste delle amministrazioni locali, che con il Piano regolatore generale del 1965 e i piani per il governo delle risorse idriche segneranno una fase nuova nell’idea stessa dello sviluppo. E nel 1987, con il nuovo Piano regolatore, per la prima volta in Italia viene elaborato il “Progetto ambiente”, che contiene l’insieme dei temi ambientali affrontabili attraverso la pianificazione urbanistica.
Alla fine del secolo molti sono i problemi risolti, ma altri si affacciano come l’inquinamento atmosferico, dovuto in gran parte ai veicoli a motore, oltre 800 per 1000 abitanti, con più di 650 mila auto: un vero record europeo. Tra la fine degli anni ’70 e il decennio successivo era stata estesa la zona a traffico limitato in centro storico e pedonalizzate alcune vie. La dogana si sposta a Campogalliano, liberando la città dalla morsa dei Tir e comincia ad estendersi la rete di piste ciclabili. La qualità dell’aria migliora, anche grazie all’uso generalizzato del metano, all’introduzione di sistemi di filtrazione dei fumi industriali e all’eliminazione di alcuni componenti tossici dai combustibili per auto.

 

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