Non sono passati neanche due anni da quando il monumento è emerso ancora intatto lungo la via Emilia e già si prepara a calcare nuovamente le scene. L’ara di Vetilia, la liberta di origine orientale che nel I secolo d.C. andò in sposa ad un influente cittadino romano, è stata scelta per rappresentare simbolicamente il passato della città alle porte di Modena. Una copia a grandezza naturale dell’originale conservato nel Lapidario del Palazzo dei Musei sarà, infatti, collocata nell’area verde della nuova rotonda all’incrocio fra la tangenziale Pasternak e la via Emilia. Il progetto di arredo urbano è voluto dal servizio Nuove Infrastrutture dell’assessorato alla Mobilità, dal Museo Civico Archeologico Etnologico dell’assessorato alla Cultura del Comune di Modena, in collaborazione con la Soprintendenza per i Beni Archeologici dell’Emilia Romagna e l’Università degli Studi di Modena e Reggio Emilia, e studiato dall’architetto Filippo Partesotti. La realizzazione dell’opera, che avrà un costo che si aggira intorno ai 200 mila euro e dovrebbe avvenire entro la prima metà dell'anno, sarà possibile anche grazie al contributo di Cdc Cooperativa di Costruzioni, La Meridiana Srl, Banca Popolare di S. Felice sul Panaro, La Bulloneria Emiliana Srl e Cmb (Cooperativa muratori braccianti) di Carpi.
La copia dell’ara, con la fronte rivolta verso est, darà il benvenuto a chi entra in città provenendo da Bologna. Con la sua presenza si propone un esplicito richiamo all’antica strada consolare romana fiancheggiata dai monumenti di modenesi di 2000 anni fa, in parte portati in luce dagli scavi e oggi visibili nei Lapidari del Palazzo dei Musei, in parte ancora sepolti nel sottosuolo della moderna via Emilia, il cui antico tracciato è stato messo in luce e documentato da scavi archeologici proprio in occasione della realizzazione delle opere per il sottopasso. Alle spalle dell’ara, un elemento architettonico in acciaio cortain, accoglierà in una sintesi grafica i tre nomi della città: MUTHNA (l’antica città etrusca, della cui esistenza si è certi, ma di cui non si conosce l’ubicazione), MVTINA, MODENA. Una sorta di cartello stradale che salda la città di oggi con il suo passato. Il progetto prevede anche un’ambientazione dell’area verde con la piantumazione di essenze tipiche dei giardini “romani” (melograni, peschi, lauro, tasso e rose canine ed altro).
Per la riproduzione dell’ara sono state adottate procedure all’avanguardia nel campo della salvaguardia dei beni culturali e nel rispetto delle indicazioni fornite dal Codice dei Beni Culturali. E’ stata eseguita un’acquisizione digitale effettuata mediante l’utilizzo del sistema di scansione a triangolazione laser, senza contatto. Questo metodo consente di ottenere un modello 3D che riproduce l’originale con una perfezione pressoché assoluta. Dal modello le informazioni vengono poi trasmesse a una fresa che riproduce, a partire da blocchi di marmo, i diversi elementi che compongono il monumento. Successive lavorazioni a mano consentono di rifinire la superficie in modo da rendere la copia il più possibile conforme all’originale. Quella che i modenesi vedranno sulla rotonda sarà, però, una Vetilia più “giovane” dell’originale, senza i segni del tempo lasciati da oltre 2000 anni di seppellimento nel sottosuolo, probabilmente più simile a come doveva apparire il monumento in epoca romana.
Per la scelta dei marmi è stata richiesta la consulenza specialistica del Dipartimento di Scienze della Terra dell’Università di Modena che ha compiuto l’analisi delle pietre utilizzate nell’originale, giungendo all’identificazione di tre diversi tipi di pietra. Mentre gli elementi della base sono stati realizzati in pietra locale delle prealpi veronesi e vicentine, per l’ara vera e propria, la parte superiore parallelepipeda recante l’iscrizione, è stato invece utilizzato marmo proconnesio, proveniente da una piccola isola della Turchia nel Mar di Marmara, le cui cave sul mare, facilmente accessibili, furono sfruttate intensivamente dai romani nel corso dell’età imperiale.
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