“Per i genitori degli alunni delle scuole elementari, con la riforma Gelmini, ci sarà la possibilità di scegliere tra quattro opzioni: 24, 27 , 30 e 40 ore di scuola. Si tratta di una marcia indietro rispetto a quanto annunciato inizialmente, che garantisce, compatibilmente con gli organici, l’assistenza dei bambini mattino e pomeriggio, ma sul piano didattico elimina le compresenze e cioè le possibilità di recupero, potenziamento, laboratori, uscite didattiche”. Lo ha detto l’assessore all’Istruzione del Comune di Modena Adriana Querzè rispondendo in Consiglio comunale all’interpellanza sull’ “applicazione concreta della riforma Gelmini nelle scuole della Circoscrizione 2”, presentata in aula dal presidente della Circoscrizione 2 Antonio Carpentieri. Carpentieri ha spiegato che “una petizione firmata da 1000 insegnanti, genitori e cittadini ci chiede quali provvedimenti intendiamo prendere per le scuole della nostra Circoscrizione, che oggi sono tutte a tempo pieno. Alcune scuole – ha aggiunto – vedono una significativa presenza straniera che necessita di un'attenzione particolare”.
L’assessore Querzè ha precisato che: “la Legge 133 dell’8 agosto 2008, la cosiddetta manovra finanziaria d’estate, ha fissato obiettivi di rientro sulle spese dell’istruzione considerate evidentemente dal Ministro Tremonti uno spreco da eliminare. Il Ministro Gelmini, tenendo l’attenzione sui grembiulini e il maestro unico, ha predisposto un Decreto convertito nella Legge 169 del 30 ottobre 2008 che consente un taglio, indicato nel piano programmatico, di 87.400 docenti e 44.500 assistenti in tre anni, corrispondente a una riduzione complessiva di risorse per la scuola di 7,8 miliardi di euro. La Legge liquida il tempo pieno e il modulo nella scuola elementare introducendo il maestro unico, diminuisce fino a 29 ore il tempo scuola nelle scuole media e fino a 32 nella secondaria di secondo grado. Il taglio, espressamente indicato nella Circolare sulle iscrizioni, si applicherà non solo alle prime che andranno ad essere istituite nel prossimi mese di settembre, ma anche nelle classi già funzionanti, fatto mai accaduto in passato in quanto ogni modifica organizzativa è sempre stata almeno rispettosa del diritto dei ragazzi a un percorso scolastico continuativo e garantito dall’inizio alla fine. Ritengo che i tagli reali e la libertà apparente delle famiglie di scegliere – ha proseguito l’assessore - rappresentino in realtà un arretramento dello Stato dall’obbligo costituzionale di garantire una scuola per tutti. L’Amministrazione – ha concluso Adriana Querzè - sta seguendo con molta preoccupazione questo crescendo di attacchi al sistema di istruzione e tiene contatti costanti con il Dirigente dell’Ufficio Scolastico Provinciale per il monitoraggio delle iscrizioni e con i Dirigenti delle scuole, con i quali ha condiviso l’intenzione di cercare di mantenere, nei limiti del possibile, l’assetto che caratterizza le scuole cittadine: cioè 40 ore dove oggi funziona il tempo pieno”.
Nel dibattito, William Garagnani (Pd) ha definito “patrimonio del quartiere” le scuole a tempo pieno e ricordato “le numerose sperimentazioni didattiche messe in atto grazie a un maggiore tempo scuola”. Secondo Garagnani, “la scuola a tempo pieno aperta al territorio ha avuto un ruolo fondamentale nel trasformare molti bambini da immigrati in cittadini. Con questo spezzatino di orario – ha concluso – si mette a rischio proprio la peculiarità di questo modello didattico”.
Baldo Flori (Modena a colori) ha chiesto di conoscere “le conseguenze reali di una riforma che fino ad oggi è stata sempre presentata come una specie di tsunami. Ben venga l’analisi del presidente di quartiere, condita di preoccupazioni molto pacatamente espresse. D’altra parte, il dirigente scolastico provinciale ha espresso preoccupazione sull’eccessivo allarme che circonda la riforma: afferma che non è vero che diminuiranno gli insegnanti di sostegno, che non ci sarà la mensa, e che il tempo pieno sparirà, sostituito da doposcuola a carico degli enti locali. Il sistema scolastico modenese è già da tempo razionalizzato, con un’alta qualità dei servizi e una garanzia della libertà di scelta per le famiglie”.
Giorgio Prampolini (Sd) ha detto: “l’ipocrisia della legge è massima, perché parla di tempo pieno nella disponibilità dell’organico assegnato, con un burocratese che contrasta pesantemente con i numeri. È un attacco pesantissimo all’idea di scuola che la mia generazione ha condiviso negli anni e nei decenni passati. Gli allarmi non riguardano l’iscrizione dei bambini a scuola nelle prossime settimane, ma si cominceranno a concretizzare comunque presto”.
Achille Caropreso (Pd) ha osservato che “in molte scuole mancano le possibilità economiche di garantire servizi fondamentali per la convivenza. Mancano le risorse per la carta igienica, ma mancano anche le risorse per poter organizzare attività didattiche adeguate a scuole frequentate da bambini italiani e stranieri”.
Adolfo Morandi (Fi-Pdl) ha ricordato che “la riforma prevede 4 diverse possibilità di scelta nell’orario. A Modena si grida all’allarme, ma il provveditore ha ripetuto già diverse volte che il numero degli insegnanti è sufficiente e addirittura in eccesso rispetto al necessario. Si parla poi delle eccellenze della scuola elementare, ma quella con il maestro unico era sicuramente migliore di quella attuale. Gli alunni hanno bisogno di una figura di riferimento precisa”.
Andrea Leoni (Fi) ha definito “molto scemata” la credibilità dell’Amministrazione, “perché troppe volte ci è stato detto che la slavina sarebbe arrivata senza che fosse vero. Ci chiediamo come mai ci siano tali divergenze tra le affermazioni dell’assessore Querzè e quelle del dirigente scolastico. Non possiamo essere partecipi di eventuali cose che potrebbero non funzionare. E questo si deve ai continui allarmi non giustificati che avete lanciato”.
Il sindaco Giorgio Pighi ha richiamato alla memoria “le battaglie fatte a Modena per ottenere la scuola d’infanzia. Il nostro sistema di scuola è molto radicato nel nostro sistema socioeconomico: un’idea di lavoro che punta alla massima occupazione femminile, un’idea di formazione di eccellenza, un’idea di servizi che rispondono ai bisogni delle persone. Siamo molto preoccupati per le eventuali conseguenze negative sul livello del tempo pieno. Il nostro modello è pensato per costruire un percorso scolastico con un maggiore approfondimento insieme, sia in alternativa ai cosiddetti compiti a casa, sia come strumento di perequazione tra i ragazzi”.
Antonio Carpentieri ha replicato: “l’interrogazione è stata mossa da una petizione di genitori, senza elementi polemici. Alcune scuole hanno oltre un quarto di bambini che non sono nati in Italia e non parlano bene la nostra lingua: è un dato del quale dobbiamo farci carico. La presenza di più di un maestro serve ad accompagnare nell’apprendimento quei bambini che pur non avendo bisogno di un insegnante di sostegno necessitano di essere seguiti più degli altri”.
Adriana Querzè ha infine ribadito: “le nostre preoccupazioni si devono all’esistenza di una legge e di una circolare applicativa, nonostante la mancanza di regolamenti. La legge dello stato parla di maestro unico a 24 ore. Esiste poi una circolare che definisce 4 modelli orari, ma quelli da 30 e da 40 ore saranno garantiti soltanto in presenza di una congrua assegnazione di organico. Il modello di tempo pieno costituito da due insegnanti con 4 ore di compresenza non ci sarà più. Non c’è nessuna diatriba tra il Comune e la dirigenza scolastica, semplicemente parliamo di cose diverse”.
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