Il “Patto per la scuola tra il Comune di Modena e le scuole statali primarie e secondarie di primo grado 2009/2012” approvato dal Consiglio comunale di Modena ha dato luogo a un nutrito dibattito nell’aula consiliare.
Ad aprire la discussione l’assessore all’Istruzione del Comune di Modena Adriana Querzè, che ha presentato il Patto all’aula: “Il Patto per la scuola è l’accordo tra le scuole cittadine e il Comune di Modena che definisce le linee strategiche e la gestione condivisa delle risorse delle politiche scolastiche. L’accordo serve a garantire a quasi 18 mila studenti che frequentano le scuole statali dell’infanzia, primarie e secondarie di primo grado, e che rappresentano il 10% dell’intera popolazione di questa città, una scuola di qualità migliore. Chiedo quindi a tutto il Consiglio di pronunciarsi unitariamente a favore di questa delibera che assegna risorse alla scuola. Una scuola che in questo difficile momento merita di sentire la presenza e la vicinanza delle istituzioni”.
Gino Malaguti, dirigente dell’Ufficio scolastico provinciale, ha spiegato: “In questo accordo, per il quale comunque la mia firma non è indispensabile, ci sono alcuni aspetti che condivido e altri che non condivido. Credo si debba partire dalla consapevolezza che il servizio offerto dallo Stato sul territorio è di buona qualità. Nel patto si sarebbe potuta inserire, rispettando le indicazioni ministeriali sia dell’onorevole Gelmini sia del precedente ministro Fioroni, la creazione di istituti comprensivi”. Malaguti ha poi aggiunto che “in base alla legge del ministro Berlinguer del 2000, la scuola pubblica comprende sia gli istituti statali sia quelli paritari: mi dispiace che le scuole paritarie non siano state prese in considerazione in questo patto”. Il dirigente scolastico ha infine sottolineato l’importanza “di intervenire sullo stradario, cioè sui criteri con cui i bambini vengono assegnati alle diverse scuole in base alla residenza, in modo da evitare l’eccessiva concentrazione di ragazzi stranieri in alcuni istituti. Esisterebbe un regolamento in base al quale gli alunni di nazionalità straniera non dovrebbero superare il 50% per ogni classe, ma in diverse scuole modenesi questa percentuale è molto più elevata”.
L’assessore regionale alla Scuola Giovanni Sedioli ha dichiarato come “l’Emilia in questo ambito era sopra a tutti. A causa dei tagli in regione si è assistito alla riduzione della quantità e qualità del servizio. A volte ci sono segnali di attenzione negativa sulla scuola, è importante che dai territori ne arrivino di impronta anche positiva, come in questo caso”. L’assessore ha proseguito sottolineando che “la motivazione dei docenti a lavorare, degli studenti a studiare e delle famiglie a condividere i percorsi è fondamentale. Le scuole sono punti di riferimento. Oggi lo strumento dell’autonomia scolastica è quello principale per la qualità della scuola. Siamo di fronte a un momento complesso in cui dobbiamo difendere la qualità senza dimenticare che il cambiamento è necessario. Fermarsi sarebbe un torto per gli studenti. Bisogna valorizzare la funzione delle scuole dando risorse, ma soprattutto aiutandole a creare relazioni”. Sedioli ha poi richiamato l’attenzione sulla “complessità dell’evoluzione culturale rappresentata anche visibilmente dalla diversa composizione etnica dei territori, che non può avere una lettura unica. I cittadini di Modena devono essere cittadini di Modena e insieme cittadini del mondo”.
Ad aprire il dibattito il consigliere Davide Torrini dell’Udc che ha presentato un ordine del giorno. “Ciò che ha mosso l’Udc a prendere posizione forte sulle tematiche della scuola – ha affermato il consigliere – è la volontà di mandare il messaggio che non vogliamo lasciare sola la scuola. E’ importante saper trovare momenti comuni su temi così importanti, anche se ci sarebbe piaciuto che il patto fosse stato discusso con noi prima della firma con la scuola. Con l’odg abbiamo voluto sottolineare il tema delle paritarie, verso cui l’Amministrazione ha già dimostrato in passato attenzione. Sarebbe stato bene tenere questi due patti il più insieme possibile, per sottolineare l’unitarietà della scuola”.
Luigia Santoro del Pdl, presentando il suo odg ha dichiarato: “Sono d’accordissimo all’integrazione degli alunni stranieri. E’ fondamentale formare questi ragazzi nella nostra lingua e cultura affinché arrivino a condividere i nostri valori. Siccome la loro lingua la possono imparare in famiglia, ulteriori risorse a questo fine mi sembrano non necessarie. Bisogna rispettare la libera scelta dei genitori nel definire la scuola dei figli e consentire anche a chi preferisce la scuola paritaria a quella pubblica di potervi accedere, propongo quindi di destinare eventuali avanzi di bilancio alle famiglie italiane colpite dalla crisi, che si trovano in difficoltà nel sostenere le spese per materiale scolastico e per l’eventuale accesso a scuole paritarie”.
Il consigliere di Modena a 5 Stelle Vittorio Ballestrazzi ha presentato degli emendamenti relativi ai servizi di diritto allo studio: “Bisogna aggiungere il riferimento ai mezzi a metano o elettrici quando si affronta il tema del trasporto scolastico, la ristorazione delle mense scolastiche dovrebbero comprendere anche menu vegetariani, e bisogna sostenere i piani dell’offerta formativa sui temi della tutela dell’ambiente e del futuro sostenibile. Nei corsi extrascolastici va insegnata prioritariamente la lingua italiana e secondariamente quella d’origine dei bambini stranieri. Infine, aggiungerei l’obbligo a usare stoviglie in ceramica e il divieto di utilizzo di strumentazioni realizzate in paesi dove non esistono i contratti collettivi di lavoro”.
William Garagnani del Pd ha affermato: “Noi non siamo per una scuola facile, ma per una scuola che dia a tutti la possibilità di arrivare in modo serio. Se chiediamo impegno e sforzo agli studenti lo dobbiamo chiedere anche a noi stessi. Oggi la scuola ha una nuova scommessa, quella di mettere insieme chi viene da Nord, Sud, Est e Ovest, e il nostro territorio è sempre stato senza muri. I genitori a scuola hanno la possibilità di costruire l’unità antropologica della città”.
Il consigliere Federico Ricci di Sinistra per Modena ha fatto una proposta: “Puntare su un piano di risparmio energetico, per permettere l’autosufficienza energetica degli edifici scolastici, che non rappresenta solo un valore economico, ma anche educativo. Il patto per la scuola è un fatto concreto che permette di fare interventi per circa 14 mila studenti. La qualità della relazione del personale della scuola, degli alunni e delle famiglie dipende dalla condizione di chi lavora a scuola.
Nicola Rossi della Lega Nord ha dichiarato: “Il nostro partito lavorerà per intervenire sulla dispersione economica della scuola tipica italiana. Metterà al centro gli insegnanti che lavorano nelle scuole, e darà pari diritti per scuole paritarie e riconosciute. Sono troppi i casi di alunni che vengono sbeffeggiati da insegnanti: basta con graduatorie e insegnanti privilegiati. La preparazione degli insegnanti viene sempre data per scontata ma è insufficiente.
Fabio Rossi del Pd ha affermato: “Chiedo al consigliere Nicola Rossi di chiedere scusa per l’attacco qualunquista che ha fatto. Ha offerto una opinione distorta di come è stata recepita la modifica del Governo. È passata l’idea che stessimo assistendo ad un efficientamento del sistema e che il personale protestasse solo perché veniva messo in discussione il piano contrattuale, mentre genitori e insegnanti ritengono che sia stato compromesso l’intero sistema educativo e che le ricadute peseranno sui figli e sulla qualità del servizio”.
Per Stefano Rimini del Pd “quella cozzaglia di stereotipi detti nell’intervento di Nicola Rossi della Lega non riportano niente della realtà, che ha visto forti tagli negli ultimi 2 anni della scuola. Mi piacerebbe che la discussione fosse sui temi contenuti nel patto. Con l’approvazione dello stesso il Comune di Modena non fa altro che confermare l’attenzione sull’educazione dei nostri figli e che l’autonomia scolastica sia un elemento fondamentale della nostra offerta formativa”.
Mauro Manfredini della Lega Nord ha sottolineato: “La riforma Gelmini ha sì dovuto effettuare alcuni tagli, agevolando il pensionamento, ma il rapporto 1 a 9 tra insegnanti e studenti non è più sostenibile economicamente. Con il risparmio avuto, del 30%, si andranno a premiare i migliori insegnanti, a finanziare interventi di edilizia scolastica, ecc. Questo patto per la scuola mi sembra tale e quale quello precedente, non ha approfondito gli elementi di novità introdotti dalla riforma”.
Per Gian Carlo Pellacani del Pdl il patto “avrebbe potuto essere migliore con qualche sforzo in più, mi sembra presenti una scarsa proiezione verso il futuro. Non capisco questa separazione nel trattare la scuola pubblica e quella paritaria in due momenti diverse pur avendo uguali funzioni, un patto unico sarebbe molto più efficace. Non si parte dalla valutazione dei patti precedenti, base fondamentale per la costruzione di un nuovo patto, ci dimostriamo fermi e ripetitivi di fronte a situazioni che nel tempo si sono modificate”.
Cinzia Cornia del Pd ha dichiarato: “Il sistema di istruzione credo sia un patrimonio di tutti i cittadini e connota un territorio. Modena può andare orgogliosa perché il Comune di Modena si è impegnato fin dagli anni ’70 con idee, e risorse per produrre innovazioni che hanno influenzato il sistema scolastico anche di tutta Italia. Questo patto rappresenta il coronamento, coinvolge in maniera attiva tutti i dirigenti, operatori scolastici e famiglie. La nostra scuola è sempre stata molto inclusiva, ci terrei a che rimanesse un valore”.
Giulia Morini del Pd ha ricordato: “Nella provincia di Modena ci sono 1826 alunni diversamente abili, 500 solo nel comune di Modena. L’Amministrazione ha sposato la volontà politica di dare a tutti una scuola di qualità. Un mio caro amico turco vive in Italia da tanti anni e ha avuto un percorso scolastico particolarmente fortunato sia nell’apprendimento della lingua italiana sia nella valorizzazione della propria lingua d’origine. Poco tempo fa questo ragazzo è diventato mediatore culturale, perché ha avuto una tale esperienza positiva”.
Secondo Sandro Bellei della Lega Nord “per il patto per la scuola l’Amministrazione prevede l’investimento di circa 12 milioni di euro. In proporzione all’intero bilancio del Comune mi risultava che dovesse investire circa il doppio. Parte di ciò che manca dovrebbe essere usato per aiutare i ragazzi stranieri a imparare meglio l’italiano. Sarebbe necessario per evitare che le loro inevitabili difficoltà nell’apprendimento mettano in difficoltà quello degli altri. Non si tratta di razzismo scolastico che sarebbe indegno e antistorico”.
L’assessore all’Ambiente Simona Arletti ha affermato: “Condividere tra le scuole di Modena e l’Amministrazione un sistema di valori permette di sviluppare percorsi di educazione alla salute, nella consapevolezza che questa è l’età su cui è importante intervenire per consentire i giusti comportamenti futuri. Il Comune offre un sostegno all’offerta formativa verificando l’efficacia delle proposte delle scuole e impegnandosi per lo sviluppo di queste attività: ad esempio ogni anno vengono cofinanziati dall’assessorato all’Ambiente circa 10 progetti, con una media di 4500 ragazzi coinvolti”.
“Oggi sono pochissimi i luoghi dove si incontrano persone diverse” ha dichiarato Enrico Artioli del Pd. “La scuola ha il ruolo di creare il tessuto sociale. Il patto per la scuola non gestisce i rapporti dei singoli istituti con l’ente, ma crea una rete e un confronto, coinvolgendo anche i genitori. Ogni rinnovo del patto viene preceduto dalla valutazione del precedente. Il Comune interviene per favorire l’insegnamento della lingua italiana e di origine: le strutture cognitive si formano sulla lingua d’origine, quindi questa azione formativa è solo un fattore positivo per tutti”.
Eugenia Rossi dell’Idv ha commentato: “Non sarà il patto della scuola a risolvere tutti i problemi, potrà al massimo attutirli. La scuola deve moderare l’impatto della provenienza socio economica degli studenti. Chiedo che le risorse vengano monitorate e i risultati del patto vengano verificati magari tra un anno. Potrebbero presentarli in Consiglio comunale. La formazione dei docenti è importantissima, auspico che intervenga in questo senso anche l’università. Anche il tema espresso da Malaguti sullo stradario non è secondario”.
Per Michele Barcaiuolo del Pdl è “condivisibile il fatto di voler riassumere in un documento gli interventi dell’Amministrazione in un determinato settore, ma il patto per la scuola non è nulla di più di questo. Alcune cose le valuto positivamente altre mi lasciano perplesso. Non condivido l’insegnamento della lingua d’origine agli alunni stranieri perché il compito primario della scuola italiano deve essere il creare una identità italiana. Questo tipo di patto, poi, lascia delle lacune rispetto ad alcuni aspetti normativi che si sono succeduti negli ultimi anni”.
Stefano Bonaccini del Pd ha commentato: “Con questo patto si torna e si continua a scommettere sul bene più prezioso che abbiamo per il futuro, i nostri figli. Interviene affinché la crisi economica non si trasformi in crisi sociale creando problemi di coesione sociale. Dobbiamo fare di tutto perché la società multietnica di oggi e del futuro veda tutte le persone messe sullo stesso piano. Per questo è importante fare crescere insieme i nostri figli. La riforma Gelmini taglia risorse, questo patto per la scuola va a mettere risorse dove l’Amministrazione non sarebbe obbligata”.
Secondo Adolfo Morandi del Pdl “è strano che un patto per la scuola modenese non sia sottoscritto anche dal dirigente provinciale. Questo patto riguarda solo una parte della scuola pubblica e non tiene in alcun conto il fatto che ne fa parte anche quella paritaria. Sull’integrazione degli alunni si tende, poi, a voler far mantenere a scuola la propria identità culturale agli stranieri. Ad es. per insegnare l’arabo l’Ambasciata del Marocco deve autorizzare l’insegnante e i testi. Noi dobbiamo tenere sempre alta la nostra bandiera anche nella formazione di questi bambini”.
Paolo Trande del Pd ha commentato: “Per noi è fondamentale l’elemento cultura, formazione e scuola. Quando si ragiona sull’integrazione dei bimbi di provenienza straniera vedo riaffiorare sempre la cultura delle piccole patrie mentre l’istruzione è grande e universale. Lo sfondo ecologista che contraddistingue gli emendamenti presentati è complessivamente condivisibile, ma c’è un tema metodologico: se cambiamo unilateralmente i termini del patto, l’effettività dello stesso viene bloccata. Dovevano essere presentati in commissione”.
L’assessore all’Istruzione Adriana Querzè nella sua replica ha affermato: “Invito la Lega Nord a porre molta attenzione a dire che gli insegnanti sono politicizzati e che sbeffeggiano gli alunni, così come ad affermare che le scuole sono luoghi di spreco. Andateci dentro a vedere cosa sta succedendo”. L’assessore ha sottolineato che “con la riforma continuerà ad aumentare il credito delle scuole con lo Stato, e tra 3 anni il Governo consegnerà agli enti locali una scuola depauperata”. Querzè ha poi aggiunto: “Credo che Malaguti abbia espresso per vie tecniche una difficoltà politica a stare dentro all’accordo che è stato sviluppato. Si tratta di un elemento di natura politica che mi sembra personalmente serio e preoccupante”. L’assessore ha poi spiegato che il precedente patto è stato verificato nei mesi di aprile, maggio e giugno da tutti gli organi collegiali delle scuole: “Verremo a vedere cosa succede il prossimo anno e simuleremo cosa sarebbe successo alla scuola modenese senza il patto”. In merito alle scuole paritarie ha sottolineato che “l’Amministrazione di Modena è stata la prima d’Italia a inventarsi la convenzione con le scuole Fism (cattoliche). Ma le scuole paritarie dell’obbligo non sono oggetto di patti, il Comune non può finanziare le scuole paritarie. Il tema dei trasferimenti economici è molto delicato, comunque c’è la nostra disponibilità ad aprire un confronto su questo”. L’assessore ha poi sottolineato come la frase del patto ‘Sostenere l’apprendimento della lingua materna e italiana’ sia “stata ripresa da una norma emanata dal ministro Gelmini. Questo tema non incide in alcun modo su quello che pagano i contribuenti, perché localmente abbiamo una insegnante che fa lezione fuori dall’orario scolastico pagata dal Regno del Marocco nell’ambito di un accordo tra Italia e Marocco. Il fatto che debbano imparare l’italiano rimane la nostra prima preoccupazione”. Sullo stradario, infine, “c’è un grosso equivoco. Il Comune non vincola obbligatoriamente il genitore che abita in una certa zona ad andare nella scuola di riferimento, sono solo indicazioni di massima che servono a noi per avere idea della quantità di persone per scuola. I genitori, poi, decidono di portare i propri figli nella scuola che preferiscono, fatte salve le disponibilità di posti delle scuole”.
Il sindaco di Modena Giorgio Pighi è intervenuto a fine dibattito: “Ho trovato nel patto per la scuola una grande capacità di pensare la scuola modenese nei suoi sviluppi futuri, di rispondere alle generazioni di domani e di fotografare la nostra situazione per far sì che abbiano un contributo formativo che li renda in grado di affrontare una società complessa”. Il primo cittadino ha dichiarato rammarico per “un linguaggio pieno di rancore, greve e con pregiudizio ideologico, che trovavo solo negli scontri ideologici degli anni ’50 e ’60, dovremmo abbandonarlo. I contenuti innovativi del patto sono forti e significativi. Possiamo dire che come Amministrazione ci impegniamo con fondi e risorse, ma il Governo non può dire altrettanto, ha lasciato una situazione disastrosa”.
Sono intervenuti nuovamente per le dichiarazioni di voto i consiglieri Federico Ricci, Eugenia Rossi, Barcaiuolo Michele, Paolo Trande e Vittorio Ballestrazzi.
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