Una nuova sala del Museo civico d’arte, ricavata negli spazi dell’ex Ospedale Estense, ospiterà in modo permanente dal 7 novembre (inaugurazione alle 17.30) la collezione di preziosi dipinti e di argenti estensi donata al Comune dal commercialista modenese Carlo Sernicoli, morto nel 2007, all’età di 69 anni, senza eredi diretti. Le opere - firmate, tra gli altri, da Giovanni da Modena, Elisabetta Sirani, Guercino, Michele Desubleo, Ubaldo Oppi e Virgilio Guidi - compongono una raccolta costituita nel corso degli anni grazie agli stretti rapporti di Sernicoli con il mondo degli studiosi e dell’antiquariato (il catalogo è a cura di Francesca Piccinini e Cristina Stefani).
I dipinti sono 36 e i pezzi di argenteria 49. Tra le opere pittoriche, 9 sono del Novecento, portano la firma di Pompeo Borra, Virgilio Guidi e Ubaldo Oppi e furono probabilmente le prime a giungere in via Castiglione 32, abitazione del collezionista. Ventisette sono invece importanti dipinti antichi. Proprio su questo fronte, Sernicoli fece acquisti sul mercato antiquario soprattutto nel corso degli anni '80 e '90, mosso dalla volontà di recuperare opere legate alla cultura artistica della sua regione, la cui paternità e provenienza risultassero accertate o potessero essere convalidate da autorevoli pareri di noti storici dell'arte, come Daniele Benati, Renato Roli e Federico Zeri.
In aste importanti o da antiquari famosi, primo fra tutti il mercante fiorentino Carlo de Carlo, Sernicoli acquistò inoltre la “Strage degli innocenti” dello Scarsellino, l'”Assunta” di Guercino e “Diana e Atteone” di Pier Francesco Cittadini. In breve tempo si è così costituita una vera e propria galleria, selezionata sulla base dei criteri della qualità e della buona conservazione delle opere, che documenta il panorama artistico emiliano in un arco temporale compreso tra il XV e il XVIII secolo. Un piccolo, preziosissimo “museo domestico”, allestito in base a un criterio di arredo, evidente anche nell'importanza attribuita alle cornici, presenti nella maggior parte dei casi e sempre preziose, talora originali, come nel caso della piccola “Galatea” di Elisabetta Sirani o dell'ovale contenente una replica antica di una “Madonna col Bambino” di Bartolomeo Schedoni.
Il lascito Sernicoli è stato acquisito dal Museo civico d’arte di Modena nel giugno 2008, all’indomani dell’accettazione formale del dono da parte del Comune. E l’allestimento della donazione costituisce il primo concreto passo verso l’ampliamento degli istituti museali di proprietà civica nell’ambito dell’ex Ospedale Estense, il grande Albergo dei Poveri voluto dal duca Francesco III d’Este.
La sala è stata allestita secondo criteri museografici unitari rispetto all’attigua Sala Campori, la cui esposizione è stata anch’essa rivista per l’occasione al fine di presentare i due nuclei collezionistici secondo modalità omogenee. Particolare cura è stata riservata all’illuminazione sia degli argenti che dei dipinti, realizzata grazie a un progetto illuminotecnico dello Studio Pasetti di Treviso, recentemente sperimentato nella sala del Museo dedicata all’arte sacra.
Le opere pittoriche, in particolare, non costituiscono soltanto una piccola “galleria” autonoma, ma colmano anche assenze importanti, come nel caso di Giovanni da Modena e Francesco Bianchi Ferrari, o di Guercino e di Michele Desubleo, tutti artisti se non modenesi di origine comunque attivi in città e fino ad ora assenti dalle raccolte civiche. In altri casi, il lascito Sernicoli permette invece di arricchire la conoscenza di artisti già presenti, come Luca Ferrari e Pier Francesco Cittadini, oppure porta in Museo figure di artisti nuovi, consentendo di arricchire i confronti tra arte modenese e scuola bolognese.
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