“Le rilevazioni effettuate dai Vigili del Fuoco e dall’Arpa hanno dimostrato che non c’è stato alcun rischio per la salute pubblica in seguito all’incidente avvenuto al termovalorizzatore cittadino di via Cavazza 45”. Così l’assessore all’Ambiente del Comune di Modena Simona Arletti ha risposto, in Consiglio comunale, alle interrogazioni presentate dai consiglieri Michele Andreana (Pd), Andrea Leoni (Pdl), Eugenia Rossi (Idv), tutte volte a conoscere le cause e le conseguenze dell’incendio che ha colpito il termovalorizzatore lo scorso 29 settembre.
L’assessore ha innanzitutto ricostruito la dinamica dei fatti: “al momento dell’incidente erano in funzione le linee 1 e 2 del vecchio impianto e la linea 4 dell’impianto in avviamento, come previsto dall’Autorizzazione Integrata Ambientale in vigore, che prevede il funzionamento contemporaneo al massimo di 3 linee. Alle 17 circa del giorno 29 settembre si è verificato un incendio nella linea 2, con un denso fumo nero che ha invaso la parte superiore della zona forni. La squadra di emergenza interna è intervenuta con estintori portatili e idranti, richiedendo poi l’intervento dei Vigili del Fuoco per evitare il propagarsi dell’incendio, che intorno alle 18.15 è stato domato completamente”.
L’assessore Arletti ha precisato che l’impianto di termovalorizzazione ha un proprio piano di emergenza interno, ma che per questo tipo di impianti la legge non prevede la comunicazione di un piano di emergenza rivolto alla cittadinanza. Quanto alle cause ipotizzate, l’assessore all’Ambiente ha puntualizzato che si tratta di due possibili cause accidentali: “un guasto elettrico con conseguente combustione dei cavi, rottura di tubi e incendio dell’olio in essi contenuti, oppure rottura dei tubi idraulici con conseguente accensione dell’olio sulle pareti del canale di collegamento tra la tramoggia e il forno”. Secondo quanto sottolineato da Simona Arletti, “il piano di emergenza predisposto per affrontare questo tipo di eventi è stato correttamente messo in atto, con un’opera di spegnimento durata circa due ore e un presidio sul posto dei Vigili del Fuoco fino alle 23”. Per quanto riguarda i potenziali rischi per la salute, l’assessore ha aggiunto che “l’esame complessivo del monitoraggio dell’aria dalle 18 del 29 settembre alle 8 del primo ottobre conferma un modesto aumento delle cosiddette polveri sottili PM10 e dei metalli in atmosfera, fenomeni comuni in caso di incendi e diminuiti nelle 24 ore successive. L'indagine è stata estesa anche ai microinquinanti organici quali le diossine e gli idrocarburi policiclici aromatici, sui quali i dati sono risultati del tutto comparabili ai livelli finora registrati in occasione dell’attività ordinaria di monitoraggio dell’impianto”.
In merito alla prevenzione di incidenti simili, l’assessore ha spiegato che “l’incendio è stato dovuto a cause accidentali non imputabili né a fattore umano né a carenze tecnologiche e si stanno già mettendo in atto tutti i dispositivi di prevenzione incendi previsti dalla legge”. Attualmente è in funzione la quarta linea dell’inceneritore e le linee 1, 2 e 3 sono ferme mentre è in corso la valutazione dei danni e dei tempi di ripristino. Simona Arletti ha sottolineato che “la nuova linea di termovalorizzazione è costruita secondo i migliori e più rigorosi standard di sicurezza. Ciò non significa che le vecchie linee siano insicure o, ancor peggio, pericolose: sono infatti state costantemente adeguate alle nuove normative che di volta in volta entravano in vigore”, aggiungendo che “l'Autorizzazione Integrata Ambientale prevede che la fermata definitiva delle vecchie linee 1 e 2 e della vecchia linea 3 per ristrutturazione sia effettuata in corrispondenza con la messa a regime della nuova linea 4”. L’assessore all’Ambiente ha anche puntualizzato che “non c’è stato alcun nesso causale tra le attività in corso sulla nuova linea 4 e l’evento incidentale”. Ha inoltre garantito che “su tutti gli impianti di HERAmbiente è operativa una procedura tecnicamente definita di omologa rifiuti che certifica la compatibilità del rifiuto con il processo di trattamento che si effettua, in particolare per i termovalorizzatori”.
Nel dibattito, il consigliere della Lega Nord Sandro Bellei ha chiesto di conoscere “se l’autorizzazione rilasciata ad Hera per l’esercizio di attività di incenerimento prevede la conoscenza delle procedure di tutela della popolazione in un raggio di 12 km dall’impianto, come previsto dalla legge. I dati riportati dall’assessore sono tranquillizzanti ma vorrei anche sapere se la Valutazione di impatto ambientale e la Valutazione ambientale strategica offrono garanzie sulla tutela dell’intero ecosistema locale”.
Sergio Celloni, Pdl, ha affermato: “la gestione dei rifiuti è un problema ambientale molto grosso e tangibile, in una società consumistica come la nostra. In Italia ci sono oltre 200 inceneritori e quello che inceneriscono va a finire nell’acqua e nell’aria che beviamo e respiriamo. Si è discusso anche in questo consiglio sul problema di smaltire i rifiuti provenienti dalla città di Napoli e fummo obbligati a farlo. L’incendio è la conferma che non tutto è sotto controllo”.
Il consigliere di Modena a 5 stelle Vittorio Ballestrazzi ha detto: “questo incidente, rispetto all’incendio della Thyssenkrupp di Torino ha solo la differenza che nessuno è morto. Le linee non erano adeguatamente mantenute, ma l’Arpa non fa altro che dire che va tutto bene. Si sostiene che non ci sono stati aumenti dei livelli di diossina, credo che invece il livello di diossina aumenti anche quando si brucia una normale bottiglia di plastica. Io credo che gli inceneritori non ci debbano essere. A Modena se non ci fosse stato il Comitato salute e ambiente avremmo avuto addirittura un inceneritore non catalitico. Questo mostro è costato 90 milioni di euro, che la holding Hera recupera sulla salute dei cittadini modenesi”.
Giancarlo Campioli, Pd, ha affermato: “un guasto all’impiantistica di servizio di qualsiasi impianto non può essere strumentalizzato. Evidentemente tutte le misure necessarie sono state prese, sia nel funzionamento delle linee, sia nelle procedure di emergenza. I dati numerici attualizzati degli impianti di termovalorizzazione dei paesi del nord Europa mostrano che il problema non è l’ubicazione vicina ai centri urbani, ma piuttosto il ricorso a metodologie alternative di smaltimento e riduzione dei rifiuti”.
Il consigliere Andreana si è detto soddisfatto della risposta ricevuta dall’assessore, affermando che “nella nostra città si è trovato un equilibrio tra benessere economico e sviluppo sostenibile”. Il consigliere Leoni ha invece affermato: “siamo tutti contenti che non sia accaduto nulla di irreparabile, ma credo ci sarebbe la necessità di costruire un piano di emergenza per la popolazione”. Eugenia Rossi ha ringraziato l’assessore per l’offerta di altra documentazione e si è associata alla richiesta del consigliere Leoni per “predisporre un piano di emergenza anche se non obbligatorio per legge”.
L’assessore Arletti ha concluso il dibattito affermando: “la salute è un tema sul quale il Sindaco è il primo referente dei cittadini e abbiamo seguito la situazione del termovalorizzatore dal primo all’ultimo momento”. L’assessore ha espresso “dispiacere” per la sfiducia espressa dai consiglieri sugli enti preposti alle rilevazioni e si è detta d’accordo sulla necessità di ridurre la quantità di rifiuti prodotti. Infine, Simona Arletti ha precisato che “a differenza di quanto detto da alcuni, la situazione è completamente sotto controllo” e ha aggiunto che “gli impianti di incenerimento sono investimenti che migliorano la qualità dell’atmosfera rispetto alle discariche”.
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