Il dibattito in Consiglio comunale e il voto su 3 ordini del giorno.
No al censimento dei bambini e delle bambine rom nei campi nomadi con la rilevazione delle impronte digitali: lo ha detto il Consiglio comunale di Modena approvando, con il voto favorevole dei gruppi di maggioranza e il voto contrario di An, Forza Italia e Lega, una mozione presentata dal consigliere di Sinistra Democratica Giorgio Prampolini. Il voto è arrivato al termine di un lungo dibattito che ha visto anche la discussione di due interrogazioni. Bocciate le due mozioni presentate dai consiglieri della Lega Nord Mauro Manfredini e di Forza Italia Andrea Leoni, che chiedevano alla maggioranza di ritirare il proprio ordine del giorno e riconoscere “che la Commissione europea si è espressa in modo favorevole al censimento dei campi nomadi in Italia, ritenendolo non discriminatorio”. Si sono espressi a favore An, Forza Italia e Lega, ma la maggioranza ha votato contro. Con l’ordine del giorno approvato, il consiglio impegna inoltre la Giunta “a mantenere alta l'attenzione verso ogni forma di sfruttamento dei minori e a rafforzare le azioni per l'integrazione, assicurando che tutti vivano in condizioni pienamente dignitose e godano dell’educazione scolastica necessaria per la loro crescita.
Ad aprire il dibattito, l’interrogazione presentata da William Garagnani, Pd, che ha ricordato “la straordinaria attenzione che Modena ha riservato al mondo dell’infanzia con una capillare rete di scuole comunali, anche grazie all’opera di amministratori come Liliano Famigli e pedagogisti come Sergio Neri”. Garagnani ha chiesto di conoscere “le azioni che l’Amministrazione ha in mente per tutelare il diritto alla libertà, alla dignità e all’uguaglianza di tutti i bambini che vivono a Modena, nessuno escluso, nel momento in cui, per ragioni di ordine pubblico, si annunciano contro i bambini rom, dei provvedimenti che sono stati duramente condannati da alte autorità morali del nostro paese”.
All’istanza di Garagnani si è aggiunta quella di Mauro Tesauro, Verdi: “la Prefettura di Modena”, ha detto Tesauro, “si sarebbe già attivata richiedendo alle scuole di segnalare bambini stranieri e Rom eventualmente presenti. L’iniziativa del Ministro ci riporta alla mente quanto di più abominevole la storia del Novecento ci ha consegnato con la promulgazione delle leggi razziali. Chiedo al Sindaco di assumere una pubblica posizione di contrarietà, nel merito di quanto sta avvenendo in città e nel Paese e di informare urgentemente il Consiglio comunale sulle iniziative che, secondo voci accreditate, sarebbero state messe in campo dalla Prefettura di Modena”.
Giorgio Prampolini, Sd, ha poi presentato il proprio ordine del giorno citando la poesia di Bertolt Brecht “Prima di tutto vennero a prendere” e ricordando la Convenzione ONU per i diritti del fanciullo e la Carta di Nizza, in base alle quali “i diritti di tutti i bambini devono essere fondati sulla base della loro presenza in un paese, indipendentemente dalla loro origine”. “Credo che elementi come il censimento dei bambini rom”, ha detto Prampolini, “siano quelli che hanno indotto il settimanale Famiglia Cristiana a paventare l’arrivo di un nuovo fascismo”.
Mauro Manfredini, capogruppo della Lega, ha chiesto il ritiro dell’ordine del giorno affermando: “si è appena parlato di rispetto, ma n’avi menga capiì grinta cari compagni. Non si può evitare di agitarsi quando si sente una massa di fesserie come questa!”.
Andrea Leoni di Forza Italia ha aggiunto, presentando l’altra mozione: “dovreste ammettere che le cose sono cambiate da giugno ad oggi. Dovreste ammettere che il vostro nume tutelare, l’Europa, ha espresso parere positivo sulle misure previste dal Governo italiano per l’identificazione dei bambini rom residenti nei campi nomadi”.
Andrea Galli, An, ha detto: “bene ha fatto Leoni a presentare la propria mozione. Non abbiamo nulla contro l’etnia rom, ma certo hanno dei comportamenti diversi da chi ha una vita più stanziale. Il governo ha proposto un sistema di identificazione contro il quale ci si è scagliati in modo assolutamente ideologico. Nessuno ha proposto campi di internamento, sistemi di coercizione, sistemi punitivi. Le impronte digitali sono un sistema di identificazione chiaro, che sarebbe opportuno estendere. Solo chi ha le dita nella marmellata può essere contrario a un sistema di identificazione”.
Adriana Querzè, assessore all’Istruzione, ha premesso: “noi continuiamo a esprimere pacatamente il nostro disaccordo perché la pensiamo diversamente. Siamo minoranza nel paese ma abbiamo diritto di esprimere le nostre idee”. Ha poi risposto all’interrogazione presentata da Garagnani affermando: “condivido quanto affermato dall’ex presidente delle comunità ebraiche Amos Luzzatto, dal segretario del Pontificio Consiglio dell’immigrazione Agostino Marchetto, da molti parlamentari dell’opposizione, da associazioni umanitarie quali l’Unicef, da intellettuali di diversi schieramenti politici, che prendere le impronte ai bambini rom significa compiere una schedatura etnica. Lo stesso commissario europeo Vladimir Spidla, nel giugno scorso, in merito ai provvedimenti annunciati dal Ministro Maroni affermò che la UE non avrebbe tollerato il razzismo ricordando, fra l’altro che “i rom sono una delle più grandi minoranze etniche nell’UE ma troppo spesso essi sono anche i cittadini dimenticarti dell’Europa”. La Commissione europea”, ha proseguito la Querzè, “lo scorso 10 luglio approvò una risoluzione che bollava nuovamente come discriminatori i propositi del governo italiano. A questa bocciatura seguirono due relazioni di chiarimento del Ministro Maroni che non hanno modificato il giudizio della Commissione europea fino a quando, a seguito del rapporto sul censimento dei campi nomadi inviato da Roma a Bruxelles, Jacques Barrot ha dichiarato che le misure adottate dal governo italiano non sono discriminatorie. Resta da sottolineare che il contenuto dell’ultimo rapporto governativo è secretato e che il portavoce del commissario Barrot ha sottolineato come la buona cooperazione tra le autorità italiane e Bruxelles ha consentito di corregge “tutte le misure che potevano dar luogo a contestazioni”. Differenti contenuti, dunque, delle indicazioni inizialmente fornite ai prefetti di Roma, Napoli e Milano commissari delegati all’emergenza nomadi. Resta, al di là dei saliscendi europei, una vicenda che non fa brillare il nostro Paese e sulla quale sarà necessario vigilare con attenzione proprio perché la “Convenzione sui diritti dell’infanzia” ratificata dal nostro Paese nel 1991 non sia svuotata di contenuti. Ricordo che il rapporto internazionale che viene annualmente redatto sullo stato di attuazione della Convenzione nei Paesi che l’hanno ratificata raccomanda sistematicamente all’Italia di intervenire sulla insufficiente integrazione dei bambini rom attraverso alcuni investimenti quali, ad esempio, la diffusione della loro scolarizzazione e il contrasto di pratiche discriminatorie”. Adriana Querzè ha poi ripercorso la situazione dei rom nella nostra città: “le note vicende dello smantellamento del campo nomadi vanno nella direzione di parificare i diritti e i doveri fra cittadini di diverse origini ed etnie. Sul territorio modenese sono oggi presenti 29 rom di cui 16 minori. Sono provenienti dalla ex Jugoslavia; alcuni risultano nati in Italia ma essendo minori risultano ancora di nazionalità straniera. Di tutti conosciamo l’identità pertanto ad essi non si applicheranno procedure di identificazione connesse alla rilevazione delle impronte digitali. Continueremo invece”, ha concluso, “a sostenere la scolarizzazione dei bambini e dei ragazzi che finalmente sta portando i primi positivi risultati, come l’ottenimento del diploma di scuola secondaria superiore da parte di ragazzi che abbiamo seguito fin dall’inserimento nelle scuole dell’infanzia. Crediamo che questo crei sicurezza, rispetto della legalità, attitudine diffusa alla convivenza e al rispetto reciproco”.
Achille Caropreso, Pd, ha rilevato “una situazione di intolleranza rispetto all’etnia rom. Questo si deve anche alla fretta con cui sulla stampa, qualunque cosa accada, si corre a chiedersi se il fatto è stato commesso da un rom oppure no”. Ha inoltre ricordato con preoccupazione l’episodio delle due bambine rom affogate a Napoli nella totale indifferenza dei bagnanti.
Michele Barcaiuolo, An, ha osservato: “credo che l’identificazione tramite le impronte non meriti una sollevazione come quella dei colleghi della maggioranza. Non vedo dove sia la violenza, soprattutto quando c’è il passaggio logico e meccanico. Ci sono situazioni in cui i genitori, pur di non incappare in problemi di ordine pubblico, possono disconoscere i propri figli. In questo senso la misura va a tutelare i bambini. Io personalmente sono perché le impronte siano estese progressivamente a chiunque. Io sono vittima di una truffa su un documento di identità che se ci fossero le impronte sarebbe quasi certamente già risolto. Non capisco, comunque, da dove nascano i dubbi dei consiglieri”.
Fausto Cigni, Pd, ha detto: “cari colleghi della minoranza, dopo che avete portato la famiglia De Barre in consiglio comunale con la stella di Davide, oggi avete fatto il salto dall’altra parte. Michele, tu sei in imbarazzo a dividere il partito con il sindaco di Roma, che ha detto che il fascismo andava benissimo tranne le leggi razziali. Il centro destra è in confusione. C’è stato uno scambio di missive sul provvedimento dei Rom tra Maroni e la Ue. Ma è in gioco la questione di quale paese vogliamo. I bambini non si toccano: siano rom, sinti, eritrei, italiani. Gli vanno date le pari opportunità, come fa il Comune di Modena. Perché non andate a prendere le impronte ai ragazzi di Scampia? Va messo in galera chi sfrutta i figli, ma anche i camorristi”.
Isabella Massamba, Sd, ha stigmatizzato “il bisogno di avere un capro espiatorio: adesso sono i rom, sono stati gli albanesi, i tunisini, i rumeni, i marocchini. È un lavoro metodico degli organi di stampa, che mette in evidenza la provenienza geografica dei delinquenti. Perché è bene identificare il nemico, sapere di chi avere paura, sapere che gli altri bene o male sono persone oneste. C’è qualcosa che non va in generale, nel modo in cui si fa dimenticare ai cittadini quali sono i veri problemi. Da quello che fanno i politici e che non è nell’interesse del paese. Spero in un risveglio delle coscienze. Tentiamo di mettere un freno a quello che sarebbe un disastro per l’Italia”.
William Garagnani, Pd, ha elencato un numero di personalità che si sono opposte al provvedimento Maroni, tra le quali Gad Lerner, Moni Ovadia, citando le parole di quest’ultimo: “al ministro Maroni non piace essere considerato razzista, e probabilmente in termini assoluti non lo è. Si limita a usare la suggestione razzista per scopi politico-elettorali”.
Rosa Maria Fino, Società civile per il Ps, ha affermato: “è terribile sentire false teorie su un fatto chiaramente discriminatorio. In più stiamo parlando di minori, la fascia sociale da tutelare sopra ogni altra. È un nuovo razzismo, di cui sono colpevoli soprattutto i media, che accentuano paure e insicurezze verso fasce etniche colpevoli di chissà quali nefandezze. Va bene prendere le impronte, se è per tutti. Finché si fa a dei minori e a un’etnia che da anni lotta per avere un proprio riconoscimento nell’Unione europea, questo non mi trova d’accordo. Troppo facile citare grandi artisti come Charlie Chaplin, Ava Gardner, Joaquim Cortes, e poi discriminare chi chiede semplicemente di avere integrazione scolastica, sociale, nel mondo del lavoro”.
L’assessore alle Politiche sociali Francesca Maletti ha affermato, rispondendo anche all’interrogazione di Tesauro: “nella ricerca statistica annuale, la Prefettura di Modena ha chiesto se sul territorio modenese ci sono campi nomadi. Alla continua risposta negativa, ci arrivavano sollecitazioni da Roma ritenendo la risposta non possibile: avere superato il campo nomadi con le microaree, e avere 29 rom tutti residenti in appartamenti, sembrava fuori dal mondo. Non è stato possibile leggere il carteggio tra Maroni e la Ue, ma il cambiamento tra la prima e l’ultima versione del provvedimento è colossale. A Modena abbiamo dimostrato con i lavavetri prima e con i sinti e i rom dopo, che è possibile avere il controllo della situazione in modi diversi, senza prendere le impronte. Ci sono politiche impegnative e costose ma danno frutti. E questo ci permette di evitare cose che vanno contro la dignità. Non si può parlare di presa di impronte se non in casi eccezionali per la loro tutela. Questo è quello che è stato detto adesso, non quello che prevedeva il provvedimento all’inizio”.
Mauro Manfredini ha replicato: “sono andato a dire un pater noster pregando nostro Signore di farmi mantenere la calma. Il collega Garagnani cita alcuni esperti ma non ha letto tutto quello che hanno detto. L’ordine del giorno dei colleghi si basa su inesattezze e bugie. L’ordinanza del ministro non fa riferimento a etnie, ma parla di persone residenti nei campi nomadi. Il provvedimento del leghista Maroni vuole dare un’identità certa a bambini che vivono nell’ombra, diventando facile preda di adulti privi di scrupoli. È anche una valida misura per favorire il ritrovamento dei bimbi scomparsi. Non è da escludere che alcuni di questi siano stati destinati al mercato nero degli organi umani, una cosa che solo a dirla si gonfia il cuore. Il provvedimento del ministro Maroni è dunque una vera battaglia di civiltà. Il presidente dell’Unicef, dopo un incontro con il ministro, ha dichiarato che l’obiettivo è solo riconoscere con maggiore tutela i diritti civili dei bambini”.
Alberto Caldana, Pd, ha dichiarato: “non stiamo discutendo di aspetti tecnici di come si prendono le impronte, sui quali si è espressa la Ue. Stiamo discutendo di un principio fondamentale: è possibile prendere un gruppo di persone, quali sono i rom, nei confronti dei quali non è certo in atto un processo di santificazione, nemmeno da parte nostra, prendere un gruppo di persone e farlo diventare un capro espiatorio dei problemi di ordine pubblico di questo paese? I problemi del paese dipendono esclusivamente dai rom? Inoltre, nella maggior parte dei casi in cui abbiamo voluto fare integrazione, l’opposizione ci ha sempre posto veti e problemi: nell’integrazione scolastica, nelle microaree, eccetera”.
Mauro Tesauro, Verdi, ha annunciato il voto a favore sull’ordine del giorno presentato dal consigliere Prampolini.
Dante Mazzi, Forza Italia, ha definito “inquietante” il tentativo di “delegittimare il Governo adombrando un razzismo e una xenofobia che non ci sono, ricordando fantasmi del passato con paragoni che non hanno senso. Le parole dette meriterebbero risposte più pesanti. Ogni provvedimento del centrodestra è oggetto di terrorismo mediatico sulle conseguenze del provvedimento: la questione dei rom, la scuola – utilizzando impropriamente il sito web del Comune – gli organici di polizia. Si fa disinformazione ma non si fa sana informazione. Ci siamo dimenticati tutto ciò che succede a carico dei rom. Ci siamo dimenticati come il sindaco Veltroni abbia raso al suolo il campo nomadi per il grave delitto commesso da uno solo”.
Andrea Leoni, Forza Italia, ha ribadito: “fa un po’ pena politicamente chi ci ha dipinto come xenofobi e razzisti, venendoci a raccontare che Maroni ha i baffi di Hitler. Ma abbiamo capito come mai la sinistra ha perso le elezioni: è incapace di fare il salto di qualità che gli italiani chiedono, portare la legalità dove la legalità non c’è. Noi vogliamo riportare il paese nella legalità e non ci interessano i predicozzi che arrivano dall’Europa: legalità e tolleranza zero nei confronti del degrado sono le nostre stelle polari”.
Garagnani ha ripreso: “Modena è cresciuta tra il 1945 e il 1975 di 70 mila unità di abitanti: popolazioni povere, estranee ai modenesi, che a volte venivano etichettate, per ignoranza, in modo dispregiativo. Non venitemi a dire che i rom vivono a volte di espedienti. Qui si tratta di una strumentalizzazione politica. Mentre si faceva ironia sui terroni che usavano la vasca da bagno come orto, fu la scuola a creare le prime occasioni di integrazione per i ragazzi tra i banchi e per i genitori che imparavano a conoscersi. I partiti dell’epoca sottolinearono ciò che univa e non ciò che divideva. Investirono sulla scuola, diversamente da quello attuale che sulla scuola punta a fare cassa. Come farà il ministro Maroni a inserire i ragazzi rom e sinti nelle scuole se si torna al maestro unico?”.
Il sindaco Giorgio Pighi ha affermato: “questo tema si nutre di motivi di antagonismo, scontati in un sistema democratico: la politica del governo nazionale e la sua complessità. Lo scorso luglio, l’Unione Europea, dopo un acceso dibattito, ha approvato una mozione che invitava lo stato italiano ad astenersi dal rilevare le impronte ai bambini rom. Sono state dette alcune inesattezze. Ci sono espressioni molto generiche nel provvedimento Maroni. E ho visto risposte rabbiose nei confronti di chi si è mosso seguendo l’opinione del parlamento europeo. Quei provvedimenti, sarà stata la fretta, ma erano gravi così come formulati. È un bene che siano stati riscritti. E questa è stata una vera e propria correzione di rotta, ampliamente illustrata dagli organi di stampa dei giorni scorsi. Vedo una scusante dovuta alla fretta, ma credo che la lettura di quel provvedimento abbia suscitato legittime e sacrosante perplessità”.
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