Entra nelle collezioni del Museo civico d’arte di Modena un’opera di grande rilievo del pittore Casimiro Jodi (Modena, 1886 – Rovigo, 1948). Si tratta del grande “Trittico notturno”, concesso da privati in comodato, che sarà presentato alla città sabato 13 settembre alle 18.30 nella sede del Museo, in viale Vittorio Veneto 5 (ingresso gratuito). Il dipinto affianca un nutrito nucleo di opere dell’artista - ricevute in dono soprattutto della sorella del pittore, Camilla, ed esposte nel 1997 – e da novembre sarà trasferito nelle sale storiche del Palazzo comunale, in attesa che l’acquisizione di nuovi spazi nell’ex Ospedale estense consenta al Museo di valorizzare adeguatamente le raccolte d’arte dell’Otto e del Novecento.
Era il 1924 quando il trentottenne Casimiro Jodi realizzava l’imponente “Trittico notturno” raffigurante il Duomo di Modena. L’opera era stata presentata dal pittore nel giugno di quell’anno, assieme ad altri diciassette dipinti, alla ventesima Triennale della Società d’Incoraggiamento modenese. Tra gli artisti erano presenti le giovani e le meno giovani leve cittadine, diversi per interessi, modelli di riferimento e destino artistico. I nomi, tra gli altri, erano quelli di Augusto Baracchi, Ubaldo Magnavacca, Giovanni Forghieri, Giuseppe Graziosi, Arcangelo Salvarani, Evaristo Cappelli, Augusto Zoboli, Mauro Reggiani, Mario Vellani Marchi, Tino Pelloni. Le 6 mila lire indicate dal catalogo come valore dell’opera di Jodi costituivano la quotazione più alta tra tutti i dipinti presentati alla mostra in quell’occasione. Jodi poteva del resto già vantare a quelle date un significativo percorso artistico: vincitore nel 1908 del Premio Poletti che gli avrebbe permesso di studiare a Roma con Aristide Sartorio, era tra l’altro risultato presente alla Biennale veneziana del 1910, all’Esposizione nazionale di Belle Arti di Milano del 1912, alle promotrici torinesi del 1913, del 1919 e del 1921. Modena lo aveva visto partecipare alle diverse esposizioni della Società d’Incoraggiamento organizzate fino ad allora; e un anno prima della realizzazione del trittico, nel 1923, Jodi aveva presentato alla città, in una personale, settanta dipinti. I soggetti trattati erano quelli che sarebbero risultati cari al pittore lungo tutta la sua carriera: vasi di fiori e vedute. In quest’ultimo caso la cattedrale modenese avrebbe costituito un tema decisamente ricorrente.
Come andava facendo in quegli stessi anni Giuseppe Graziosi, anche se con diversa sensibilità pittorica, Jodi proponeva il monumento modenese nella vita cittadina. Nel “Trittico notturno” era in particolare l’elemento religioso a godere di una particolare esaltazione nell’abbinamento con l’edificio romanico. E proprio in tal senso doveva tornane utile un modello, quello del polittico, caro alla cultura simbolista di fine Ottocento e ancora ampiamente sfruttato dai suoi protagonisti nel corso dei primi decenni del Novecento, da Gaetano Previati, a Plinio Nomellini ad Aristide Sartorio.
Nei tre pannelli dipinti, i tre momenti della processione presentata da Jodi permettevano di osservare il Duomo in un percorso senza soluzione di continuità, quasi ad esaltare il recente intervento di isolamento del monumento dagli edifici circostanti, secondo un ritmo prospettico per piani in diagonale.
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