Il Museo civico d'arte ha acquisito il lascito del commercialista modenese. Tra le opere, dipinti di Bianchi Ferrari, Badalocchio, Guercino e Sirani e preziosi argenti
Una collezione di 36 dipinti e 49 pezzi di argenteria, per un valore complessivo stimato in 4 milioni di euro, è stata donata al Comune di Modena dal commercialista modenese Carlo Sernicoli, fondatore dello studio associato AZ Consulting, morto senza eredi diretti il 9 novembre 2007 all’età di 69 anni.
Il lascito, vincolato all’esposizione nelle sale del Museo civico d’Arte entro due anni dalla morte del donatore, comprende tra i dipinti 9 opere del Novecento degli artisti Pompeo Borra, Virgilio Guidi e Ubaldo Oppi, che costituiscono il nucleo iniziale della collezione, e 27 importanti opere pittoriche dei secoli XV-XVIII, prevalentemente di ambito emiliano, riferibili per lo più ad artisti molto noti come Giovanni da Modena, Francesco Bianchi Ferrari, Pietro Faccini, Bartolomeo Passerotti, Sisto Badalocchio, Guercino, Elisabetta Sirani, Alessandro Tiarini, Michele Desubleo, Cristoforo Munari, Pierfrancesco Cittadini, Ubaldo Gandolfi e Luigi Crespi. I 49 argenti recano tutti il marchio del Ducato Estense (l’aquila) e sono quindi sicuramente riferibili alla produzione degli argentieri modenesi attivi tra XVIII e XIX secolo.
In base ad un primo esame della documentazione, che comprende certificati di autenticità rilasciati da noti antiquari e case d’asta e “expertises” di storici dell’arte come Carlo Volpe e Daniele Benati, le opere sono state acquistate sul mercato antiquario soprattutto nel corso degli anni ’90 grazie alle consulenze di Graziano Manni per i dipinti e di Paolo Ferrari per gli argenti, poi nominati da Sernicoli esecutori testamentari. Proprio Manni e Ferrari hanno interpellato un noto antiquario modenese al fine di valutare l’intero complesso di beni lasciati dal commercialista. Il valore del lascito – stimato in 4 milioni di euro – non è una valutazione di mercato, ma è stata comunque un’indicazione utile per il Museo civico d’arte ai fini assicurativi.
I dipinti e gli argenti - che arredavano l’abitazione di Sernicoli, in via Castiglione a Modena, assieme a bronzi, ceramiche e altri arredi di pregio - erano in gran parte già noti perché esposti, per esempio, nella mostra “Tesori ritrovati. La pittura del ducato estense nel collezionismo privato”, che si è svolta nella chiesa di san Carlo dall’ottobre 1998 al gennaio 1999, e pubblicati nel volume di Elisabetta Barbolini Ferrari e Giorgio Boccolari “Argenti estensi. L’arte orafa nel ducato di Modena e Reggio” (1994).
Il Museo civico d’arte, che ha preso in carico il lascito Sernicoli il 19 giugno, cioè dopo l’accettazione formale della donazione da parte del Comune, sta ora progettando l’esposizione, prevista entro il termine indicato dalle disposizioni testamentarie, in ambienti attigui alla Sala Campori messi a disposizione dall’Azienda ospedaliera di Modena in anticipo rispetto agli accordi assunti con il Comune. L’allestimento della collezione Sernicoli negli spazi finora occupati dall’Ospedale Estense costituisce quindi il primo concreto passo dell’ampliamento degli istituti museali di proprietà civica nell’ambito del grande complesso settecentesco voluto da Francesco III d’Este.
In occasione dell’allestimento della collezione è prevista anche la pubblicazione del catalogo, a cura del Museo civico d’arte e con la collaborazione di Lucia Peruzzi per i dipinti antichi e di Elisabetta Barbolini Ferrari per gli argenti.
Il lascito, vincolato all’esposizione nelle sale del Museo civico d’Arte entro due anni dalla morte del donatore, comprende tra i dipinti 9 opere del Novecento degli artisti Pompeo Borra, Virgilio Guidi e Ubaldo Oppi, che costituiscono il nucleo iniziale della collezione, e 27 importanti opere pittoriche dei secoli XV-XVIII, prevalentemente di ambito emiliano, riferibili per lo più ad artisti molto noti come Giovanni da Modena, Francesco Bianchi Ferrari, Pietro Faccini, Bartolomeo Passerotti, Sisto Badalocchio, Guercino, Elisabetta Sirani, Alessandro Tiarini, Michele Desubleo, Cristoforo Munari, Pierfrancesco Cittadini, Ubaldo Gandolfi e Luigi Crespi. I 49 argenti recano tutti il marchio del Ducato Estense (l’aquila) e sono quindi sicuramente riferibili alla produzione degli argentieri modenesi attivi tra XVIII e XIX secolo.
In base ad un primo esame della documentazione, che comprende certificati di autenticità rilasciati da noti antiquari e case d’asta e “expertises” di storici dell’arte come Carlo Volpe e Daniele Benati, le opere sono state acquistate sul mercato antiquario soprattutto nel corso degli anni ’90 grazie alle consulenze di Graziano Manni per i dipinti e di Paolo Ferrari per gli argenti, poi nominati da Sernicoli esecutori testamentari. Proprio Manni e Ferrari hanno interpellato un noto antiquario modenese al fine di valutare l’intero complesso di beni lasciati dal commercialista. Il valore del lascito – stimato in 4 milioni di euro – non è una valutazione di mercato, ma è stata comunque un’indicazione utile per il Museo civico d’arte ai fini assicurativi.
I dipinti e gli argenti - che arredavano l’abitazione di Sernicoli, in via Castiglione a Modena, assieme a bronzi, ceramiche e altri arredi di pregio - erano in gran parte già noti perché esposti, per esempio, nella mostra “Tesori ritrovati. La pittura del ducato estense nel collezionismo privato”, che si è svolta nella chiesa di san Carlo dall’ottobre 1998 al gennaio 1999, e pubblicati nel volume di Elisabetta Barbolini Ferrari e Giorgio Boccolari “Argenti estensi. L’arte orafa nel ducato di Modena e Reggio” (1994).
Il Museo civico d’arte, che ha preso in carico il lascito Sernicoli il 19 giugno, cioè dopo l’accettazione formale della donazione da parte del Comune, sta ora progettando l’esposizione, prevista entro il termine indicato dalle disposizioni testamentarie, in ambienti attigui alla Sala Campori messi a disposizione dall’Azienda ospedaliera di Modena in anticipo rispetto agli accordi assunti con il Comune. L’allestimento della collezione Sernicoli negli spazi finora occupati dall’Ospedale Estense costituisce quindi il primo concreto passo dell’ampliamento degli istituti museali di proprietà civica nell’ambito del grande complesso settecentesco voluto da Francesco III d’Este.
In occasione dell’allestimento della collezione è prevista anche la pubblicazione del catalogo, a cura del Museo civico d’arte e con la collaborazione di Lucia Peruzzi per i dipinti antichi e di Elisabetta Barbolini Ferrari per gli argenti.
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