Approvato un odg della maggioranza che si impegna ad estendere il sistema di raccolta differenziata e a predisporre uno studio di fattibilità per la tariffa puntuale
Il Consiglio comunale di Modena ha detto no. La proposta di delibera di iniziativa popolare sull’istituzione del servizio di raccolta rifiuti porta a porta con tariffa puntuale non è passata al vaglio della sala consiliare, pur ottenendo il voto favorevole della minoranza, dei Verdi e della consigliera di Sinistra Democratica Isabella Massamba, e l’astensione di Rifondazione Comunista. Per la maggioranza non è stato, però, un no al metodo, ma alla fattibilità della proposta così come formulata dai cittadini. I partiti di maggioranza hanno, infatti, presentato sul porta a porta un proprio ordine del giorno, approvato con il voto favorevole della maggioranza compatta e del consigliere indipendente Achille Caropreso. Contraria la minoranza.
Con l’approvazione dell’odg la giunta comunale si impegna “a proseguire e ad estendere sul territorio del Comune di Modena, a partire dalle zone ritenute tecnicamente più idonee, la modalità di raccolta porta a porta con prelievo a giorni prefissati secondo le varie merceologie, accanto allo sviluppo delle stazioni ecologiche attrezzate, ai servizi su chiamata e alla pianificazione di punti di restituzione presso la rete commerciale”. La giunta è tenuta, inoltre, “a predisporre uno studio di fattibilità per l’applicazione della modalità di raccolta differenziata porta a porta con tariffa puntuale, comprensiva di cronoprogramma, relativa analisi dei costi del servizio e di gestione e sistema di correttivi sociali tariffari per famiglie numerose a basso reddito e a presentare in Consiglio comunale i risultati entro una data utile alla stesura del Bilancio Preventivo 2009 del Comune”. Per svolgere lo studio di fattibilità l’Amministrazione, sentite le Associazioni di volontariato del territorio in campo ambientale, si avvarrà, poi, della consulenza dell’ente gestore e della professionalità di personalità competenti nell’ambito della raccolta porta a porta provenienti da altre esperienze pubbliche già operanti in Italia.
“Sul problema della gestione dei rifiuti – spiega nella sua presentazione il portavoce dei cittadini firmatari, Vittorio Ballestrazzi – ci vuole una prevenzione a monte, con il riutilizzo dello stesso tipo di imballaggio, il riciclo e lo smaltimento”. E il metodo migliore, per i proponenti, è il porta a porta. A Modena “c’è un tipo di raccolta differenziata a cassonetto che non riesce a superare la percentuale del 40% su base provinciale e del 36% su base comunale” ha continuato Ballestrazzi – con il porta a porta si arriva al 70%, in alcuni casi si supera l’80%, e il non riciclabile si riduce al 20-30%. In questo modo non sarebbe necessario il raddoppio dell’inceneritore”. L’ipotesi sviluppata nella proposta popolare si poneva come obiettivo “rifiuti zero” entro il 2020 per l’intero territorio del Comune di Modena, e prevedeva un regime di transizione di due anni, con l’introduzione graduale del metodo a partire dalla Circoscrizione 4, la trasformazione dei mezzi non adatti al porta a porta, un aumento di personale e una campagna di comunicazione porta a porta. “Con l’inceneritore si dovrebbe arrivare a una spesa pari a 90 milioni di euro – ha continuato Ballestrazzi – mentre con 1 milione, un milione e mezzo si svilupperebbe il porta a porta su tutto il territorio comunale. In un regime di porta a porta con tariffa puntuale e con la vendita dei materiali i cittadini avranno una tariffa che non aumenta e un sistema che farà bene alla salute e all’ambiente”. Tra gli esempi portati dai cittadini, quello di Novara con un 68% di raccolta differenziata, raggiunta dopo pochi mesi, o Suzzara con un 81%, sostenuta anche dalla testimonianza dell’ingegner Anzio Negrini, direttore del gruppo Tea, l’azienda che ha gestito la raccolta nella zona. Esempio più vicino quello di Carpi, che in meno di tre mesi in un quartiere ha raggiunto il 70% di rifiuti differenziati, convincendo l’Amministrazione ad estendere ulteriormente la sperimentazione con l’obiettivo di coprire successivamente tutta l’area urbana. “La dimensione del Comune non c’entra – ha concluso il portavoce dei cittadini – perchè città come San Franscisco, Siattle o New York utilizzano il metodo della raccolta domiciliare. In America è dal 1995 che non si fanno più inceneritori”.
Per l’assessore all’Ambiente del Comune di Modena, Giovanni Franco Orlando, a sua volta supportato da un parere tecnico, il dibattito aperto dalla proposta è importante: “E’ utile guardare con grande attenzione le proposte e da parte dell’Amministrazione non c’è una sottovalutazione degli argomenti. La situazione nel Comune è migliorabile, ma positiva, abbiamo ottenuto risultati significativi passando da un 29,7% a un 36% a fine 2007, e segnando un trend nel 2008 di circa il 40%”. Nella sua risposta l’assessore ha assicurato che “non c’è nessun veto ideologico sullo strumento porta a porta, ma non è l’unico metodo per raggiungere risultati positivi. Da tempo stiamo sperimentando l’attività porta a porta, in un contesto di iniziative che stanno dando risultati positivi. Non ci stiamo sedendo”.
Uno dei temi che ha portato a non dare pareri positivi, ha spiegato l’assessore “è il dato finanziario ed economico: la proposta chiede di trasferire il modello porta a porta in tutta la città non tenendo conto dei dati economici, su cui non possiamo soprassedere. Solo ad Albareto l’esperimento è costato 200 mila euro. Un milione e mezzo in più per la raccolta porta a porta non è poco, pensate le ripercussioni sulle tariffe dei cittadini”. Per l’assessore, infatti, è vero che si può riuscire ad aumentare la quota di rifiuto che va al riciclo e che consente di avere delle entrate, “ma è soggetta alle leggi del mercato: non si ammortizzano le spese nemmeno arrivando all’80% di riciclaggio. Il no della giunta è motivato da come è stata presentata la delibera”.
Alla risposta dell’assessore all’Ambiente è seguito un lungo e sentito dibattito. Per Adolfo Morandi di Fi – Pdl “bisogna cambiare sistema produttivo. Il criterio chi più inquina più paga rappresenta uno stimolo, ovunque si presenta questa metodologia si ottengono grandi risultati. Il porta a porta avrebbe costi nettamente inferiori al raddoppio dell’inceneritore. Vendete la salute dei cittadini perchè ci sono studi che rilevano che avere il termovalorizzatore vicino porta problemi di salute”.
Il consigliere dell’Udc Davide Torrini ha invitato la maggioranza ad “avere il coraggio di dire che la soluzione porta a porta non la volete fare, cosa tra l’altro legittima. Nemmeno io sono convinto che risolva a pieno i problemi presentati”. Per Torrini “si privilegiano gli interessi di Hera e di una maggioranza che, dopo la batosta delle elezioni, deve cercare di salvare capre e cavoli rinsaldando le fila dell’elettorato”.
Per il consigliere indipendente Achille Caropreso “a parte il caso di Novara i comuni che hanno ottenuto risultati sono quelli con 20 mila abitanti, come Suzzara. E’ il caso di iniziare un’iniziativa che sembra dare risultati in situazioni molto particolari? Alla meta rifiuti zero non ci credo – ha affermato – quindi, pur lodando l’atteggiamento impegnato e appassionato dei cittadini qui presenti, il mio scetticismo permane”.
Secondo Michele Barcaiuolo di An – Pdl, su questi servizi, “sui quali non si deve speculare” c’è “un monopolio di società per azioni”. Per lui l’odg della maggioranza “è uno specchietto per le allodole. E’ vero che impegna la giunta, ma grazie a frasi come ‘a partire dalle zone ritenute più idonee’ e ‘tendenzialmente favorevole’ avrà la possibilità di schiacciare sull’acceleratore o sul freno dove e come vorrà”.
Sergio Celloni dei Popolari Liberali ritiene che “i costi dell’inquinamento, 28 miliardi di euro a livello europeo, vanno conteggiati tra quelli dello smaltimento”. La “tariffa puntuale” di cui si parla nella proposta di delibera “va bene anche nel calcolo dei costi: se consumi spendi, se non consumi non spendi”. Mentre con le tariffe attuali, e i rispettivi aumenti, “si spendono molti più soldi del necessario”.
Il consigliere del Pd Michele Andreana ricorda che “se venisse applicata la delibera popolare si avrebbe un aumento tariffario di una certa portata”. Per l’ex Ds il modello attuale si può migliorare ma bisogna fare attenzione: “Non abbiamo preclusioni sul porta a porta con tariffa puntuale, ma vogliamo capire gli effetti di questa operazione. Se comporta una trasmigrazione di rifiuti da un quartiere all’altro non funziona”.
Nel suo intervento Baldo Flori di Modena a Colori ha annunciato il voto contrario all’odg della maggioranza “perchè è aria fritta: serve alla giunta per prendere tempo, per mettere un cerotto sulle sue divisioni interne. Nell’attuale situazione di rapporti con Hera occorre individuare iniziative dal basso. Hera e il Comune non hanno nessun interesse a veder ridotti i propri utili, cosa che accadrebbe con il porta a porta”.
Isabella Massamba di Sinistra Demcratica ha sottolineato come a Modena da anni si facciano sperimentazioni, “ma mai di tariffa puntuale. Questo non va bene: l’unica ricetta per rendere i cittadini ecologisti è l’ecologia forzata. E come i cittadini non sono controllati nel far raccolta differenziata, non c’è un gran controllo su Hera da parte dell’amministrazione. Manca un sistema di incentivi/sanzioni”.
La delibera di iniziativa popolare per Alberto Caldana del Pd “ha un pregio e un limite. Il primo è quello di porci di fronte al problema della raccolta differenziata, il secondo è quello di assumere un modello come un valore. Alla fine il metro di giudizio non diventa l’obiettivo, ma il mezzo”. Per il consigliere, comunque, il porta a porta va realizzato “in area vasta, altrimenti si paga uno scotto in trasmigrazione dei rifiuti incontrollabile”.
Per Rosa Maria Fino di Società Civile per il Ps c’è differenza tra realizzare la raccolta porta a porta in realtà dimensionalmente diverse: “Un conto è 19 mila cittadini, un altro è una città come Modena. Vorrei che venisse portata ad esempio di realtà in cui il porta a porta ha avuto successo una situazione come quella modenese. Sono d’accordo sul fatto che ci si dovrebbe impegnare a un minor consumo”.
Per Alvaro Colombo di Rifondazione Comunista “il porta a porta è uno strumento utile all’interno di un sistema più complesso. Ma la delibera di iniziativa popolare ha anche delle debolezze, per questo abbiamo sviluppato un odg. E’ necessario uno studio di fattibilità che individui un rapporto tra politica tariffaria, investimenti necessari ed altro, sulla base del quale dare una risposta più attenta”.
La proposta di delibera, per Sergio Rusticali di Ps, rappresenta un contributo, “anche se non condivido gli strumenti essenziali. A Modena è stato scelto un modello nel quale il porta a porta non è escluso, ma previsto come sperimentazione. Il sistema in sè, come scelta esclusiva, pone limiti e problemi”. Sul 40% di differenziata raggiunto, Rusticali, poi commenta: “A pari dimensioni, risultati del genere li avrà Modena e pochi altri”.
I Verdi “non potranno mai non apprezzare qualsiasi tentativo di incremento di raccolta differenziata – spiega il consigliere Mauro Tesauro – l’importante è arrivare al risultato. Entrambe le proposte meritano attenzione: dobbiamo puntare sulla tariffa puntuale, ma attraverso un percorso conoscitivo. Riteniamo che l’impianto e l’orizzonte culturale della delibera, più che quello politico, anche con una dose di utopia, è necessario”.
Per Mauro Manfredini della Lega Nord, “se l’inceneritore funziona garantisce profitti ad Hera, che punta a diventare la più grande azienda. La multiutility sta realizzando con altri comuni accordi per lo smaltimento nell’inceneritore”. Secondo l’esponente del Carroccio quello di Hera è un “sistema vecchio, la delibera va oltre, ne condividiamo la proposta che è la stessa portata avanti in altre realtà”.
Per Ivo Esposito di Fi – Pdl la proposta di delibera popolare dimostra che “la cittadinanza vuole esprimere la propria voce e volontà di cambiare anche la politica. E’ una scelta di vita e di impegno che travalica tutte le frontiere. Riteniamo la produzione di energia con i rifiuti come una fonte alternativa. Noi possiamo scegliere e fare in modo che il futuro dei nostri figli sia migliore, ogni tanto si può andare oltre i limiti politici”.
Secondo Dante Mazzi di Fi – Pdl “a decidere è il gestore secondo il parametro della convenienza economica. Non è accettabile che si prendano i dati del gestore monopolista in maniera supina: la giunta è suddita del gestore”. L’azzurro ritiene che “i risultati raggiunti sono miseri, avremmo dovuto raggiungerli nel 2005. Arrivare all’obiettivo nel 2008-2009 significa decretare il fallimento di queste politiche”.
Nel suo intervento il sindaco di Modena Giorgio Pighi ha definito “inaccettabili le offese del centrodestra” e ha sottolineato come a livello nazionale esponenti di Fi – Pdl abbiano definito “il termovalorizzatore come uno strumento utile e Brescia come un esempio”. Il primo cittadino ha poi espresso favore per la decisione dei cittadini di presentare una delibera di iniziativa popolare, ma “un territorio come il nostro ha comunque bisogno del termovalorizzatore. E’ necessario fare scelte conformi alle esigenze del nostro territorio e modulate dal punto di vista dei costi iniziali da sostenere”. Per Pighi “il limite della proposta popolare non è negli obiettivi, pienamente condivisibili, ma nell’andare a sintesi con le politiche complessive dell’amministrazione”.
Vittorio Ballestrazzi, nella sua replica, ha sottolineato che “la proposta di delibera è stata presentata in agosto e discussa in maggio dello scorso anno, oltre i 60 giorni in cui al massimo dovrebbe essere dibattuta”. E ancora, “questa delibera è stata fatta per contrastare l’inceneritore, perché permetterebbe di evitarne il raddoppio. La raccolta porta a porta è un metodo chiuso, non si prendono rifiuti di altre zone. Con l’inceneritore già ora arrivano i rifiuti speciali di altre città, che rappresentano il businnes”. Il portavoce della delibera popolare ha poi spiegato che “ci siamo fermati a 467 firme raccolte in una settimana. Non è escluso, visto che Carpi ce l’ha fatta, che ricorreremo anche noi al referendum. Sulla spesa del servizio, poi, “so per certo che c’è un’azienda che può fare, traendone profitto, il porta a porta a Modena alla stessa tariffa che pesa adesso sui cittadini”.
Gli inceneritori “non sono un ‘ecomostro’, ma uno strumento per evitare certe situazioni” ha affermato Orlando. “Quando si parla di studio di fattibilità non si esclude il porta a porta, ma si lega a una valutazione precisa dei dati economici e sociali. Alla fine bisogna porsi nel modo migliore per ottenere l’obiettivo migliore. Condivido il dato utopistico di stimolo che ci consente di andare sempre oltre, ma da amministrazione pongo il tema, per serietà, della compatibilità”.
Sono intervenuti per le dichiarazioni di voto il consigliere di Sinistra Democratica Giorgio Prampolini e il consigliere di Fi – Pdl Adolfo Morandi. “Credo si siano sbagliati a definire finte queste forme di partecipazione – ha affermato Prampolini – questa sera la partecipazione cittadina è stata importante e ha permesso una profonda discussione, per questa ragione va continuata. Non sono, però, d’accordo con questa proposta di delibera che pone out out inaccettabili”.
In chiusura, il consigliere Adolfo Morandi ha risposto alle dichiarazioni del sindaco Pighi, affermando che “le posizioni espresse sono convinte, non è per cavalcare un certo atteggiamento locale. Non c’è nessuna contraddizione nemmeno nei confronti della politica nazionale: il fatto che in certe città ci siano determinate situazioni non significa che non si possano trovare soluzioni diverse in territori diversi”.
Con l’approvazione dell’odg la giunta comunale si impegna “a proseguire e ad estendere sul territorio del Comune di Modena, a partire dalle zone ritenute tecnicamente più idonee, la modalità di raccolta porta a porta con prelievo a giorni prefissati secondo le varie merceologie, accanto allo sviluppo delle stazioni ecologiche attrezzate, ai servizi su chiamata e alla pianificazione di punti di restituzione presso la rete commerciale”. La giunta è tenuta, inoltre, “a predisporre uno studio di fattibilità per l’applicazione della modalità di raccolta differenziata porta a porta con tariffa puntuale, comprensiva di cronoprogramma, relativa analisi dei costi del servizio e di gestione e sistema di correttivi sociali tariffari per famiglie numerose a basso reddito e a presentare in Consiglio comunale i risultati entro una data utile alla stesura del Bilancio Preventivo 2009 del Comune”. Per svolgere lo studio di fattibilità l’Amministrazione, sentite le Associazioni di volontariato del territorio in campo ambientale, si avvarrà, poi, della consulenza dell’ente gestore e della professionalità di personalità competenti nell’ambito della raccolta porta a porta provenienti da altre esperienze pubbliche già operanti in Italia.
“Sul problema della gestione dei rifiuti – spiega nella sua presentazione il portavoce dei cittadini firmatari, Vittorio Ballestrazzi – ci vuole una prevenzione a monte, con il riutilizzo dello stesso tipo di imballaggio, il riciclo e lo smaltimento”. E il metodo migliore, per i proponenti, è il porta a porta. A Modena “c’è un tipo di raccolta differenziata a cassonetto che non riesce a superare la percentuale del 40% su base provinciale e del 36% su base comunale” ha continuato Ballestrazzi – con il porta a porta si arriva al 70%, in alcuni casi si supera l’80%, e il non riciclabile si riduce al 20-30%. In questo modo non sarebbe necessario il raddoppio dell’inceneritore”. L’ipotesi sviluppata nella proposta popolare si poneva come obiettivo “rifiuti zero” entro il 2020 per l’intero territorio del Comune di Modena, e prevedeva un regime di transizione di due anni, con l’introduzione graduale del metodo a partire dalla Circoscrizione 4, la trasformazione dei mezzi non adatti al porta a porta, un aumento di personale e una campagna di comunicazione porta a porta. “Con l’inceneritore si dovrebbe arrivare a una spesa pari a 90 milioni di euro – ha continuato Ballestrazzi – mentre con 1 milione, un milione e mezzo si svilupperebbe il porta a porta su tutto il territorio comunale. In un regime di porta a porta con tariffa puntuale e con la vendita dei materiali i cittadini avranno una tariffa che non aumenta e un sistema che farà bene alla salute e all’ambiente”. Tra gli esempi portati dai cittadini, quello di Novara con un 68% di raccolta differenziata, raggiunta dopo pochi mesi, o Suzzara con un 81%, sostenuta anche dalla testimonianza dell’ingegner Anzio Negrini, direttore del gruppo Tea, l’azienda che ha gestito la raccolta nella zona. Esempio più vicino quello di Carpi, che in meno di tre mesi in un quartiere ha raggiunto il 70% di rifiuti differenziati, convincendo l’Amministrazione ad estendere ulteriormente la sperimentazione con l’obiettivo di coprire successivamente tutta l’area urbana. “La dimensione del Comune non c’entra – ha concluso il portavoce dei cittadini – perchè città come San Franscisco, Siattle o New York utilizzano il metodo della raccolta domiciliare. In America è dal 1995 che non si fanno più inceneritori”.
Per l’assessore all’Ambiente del Comune di Modena, Giovanni Franco Orlando, a sua volta supportato da un parere tecnico, il dibattito aperto dalla proposta è importante: “E’ utile guardare con grande attenzione le proposte e da parte dell’Amministrazione non c’è una sottovalutazione degli argomenti. La situazione nel Comune è migliorabile, ma positiva, abbiamo ottenuto risultati significativi passando da un 29,7% a un 36% a fine 2007, e segnando un trend nel 2008 di circa il 40%”. Nella sua risposta l’assessore ha assicurato che “non c’è nessun veto ideologico sullo strumento porta a porta, ma non è l’unico metodo per raggiungere risultati positivi. Da tempo stiamo sperimentando l’attività porta a porta, in un contesto di iniziative che stanno dando risultati positivi. Non ci stiamo sedendo”.
Uno dei temi che ha portato a non dare pareri positivi, ha spiegato l’assessore “è il dato finanziario ed economico: la proposta chiede di trasferire il modello porta a porta in tutta la città non tenendo conto dei dati economici, su cui non possiamo soprassedere. Solo ad Albareto l’esperimento è costato 200 mila euro. Un milione e mezzo in più per la raccolta porta a porta non è poco, pensate le ripercussioni sulle tariffe dei cittadini”. Per l’assessore, infatti, è vero che si può riuscire ad aumentare la quota di rifiuto che va al riciclo e che consente di avere delle entrate, “ma è soggetta alle leggi del mercato: non si ammortizzano le spese nemmeno arrivando all’80% di riciclaggio. Il no della giunta è motivato da come è stata presentata la delibera”.
Alla risposta dell’assessore all’Ambiente è seguito un lungo e sentito dibattito. Per Adolfo Morandi di Fi – Pdl “bisogna cambiare sistema produttivo. Il criterio chi più inquina più paga rappresenta uno stimolo, ovunque si presenta questa metodologia si ottengono grandi risultati. Il porta a porta avrebbe costi nettamente inferiori al raddoppio dell’inceneritore. Vendete la salute dei cittadini perchè ci sono studi che rilevano che avere il termovalorizzatore vicino porta problemi di salute”.
Il consigliere dell’Udc Davide Torrini ha invitato la maggioranza ad “avere il coraggio di dire che la soluzione porta a porta non la volete fare, cosa tra l’altro legittima. Nemmeno io sono convinto che risolva a pieno i problemi presentati”. Per Torrini “si privilegiano gli interessi di Hera e di una maggioranza che, dopo la batosta delle elezioni, deve cercare di salvare capre e cavoli rinsaldando le fila dell’elettorato”.
Per il consigliere indipendente Achille Caropreso “a parte il caso di Novara i comuni che hanno ottenuto risultati sono quelli con 20 mila abitanti, come Suzzara. E’ il caso di iniziare un’iniziativa che sembra dare risultati in situazioni molto particolari? Alla meta rifiuti zero non ci credo – ha affermato – quindi, pur lodando l’atteggiamento impegnato e appassionato dei cittadini qui presenti, il mio scetticismo permane”.
Secondo Michele Barcaiuolo di An – Pdl, su questi servizi, “sui quali non si deve speculare” c’è “un monopolio di società per azioni”. Per lui l’odg della maggioranza “è uno specchietto per le allodole. E’ vero che impegna la giunta, ma grazie a frasi come ‘a partire dalle zone ritenute più idonee’ e ‘tendenzialmente favorevole’ avrà la possibilità di schiacciare sull’acceleratore o sul freno dove e come vorrà”.
Sergio Celloni dei Popolari Liberali ritiene che “i costi dell’inquinamento, 28 miliardi di euro a livello europeo, vanno conteggiati tra quelli dello smaltimento”. La “tariffa puntuale” di cui si parla nella proposta di delibera “va bene anche nel calcolo dei costi: se consumi spendi, se non consumi non spendi”. Mentre con le tariffe attuali, e i rispettivi aumenti, “si spendono molti più soldi del necessario”.
Il consigliere del Pd Michele Andreana ricorda che “se venisse applicata la delibera popolare si avrebbe un aumento tariffario di una certa portata”. Per l’ex Ds il modello attuale si può migliorare ma bisogna fare attenzione: “Non abbiamo preclusioni sul porta a porta con tariffa puntuale, ma vogliamo capire gli effetti di questa operazione. Se comporta una trasmigrazione di rifiuti da un quartiere all’altro non funziona”.
Nel suo intervento Baldo Flori di Modena a Colori ha annunciato il voto contrario all’odg della maggioranza “perchè è aria fritta: serve alla giunta per prendere tempo, per mettere un cerotto sulle sue divisioni interne. Nell’attuale situazione di rapporti con Hera occorre individuare iniziative dal basso. Hera e il Comune non hanno nessun interesse a veder ridotti i propri utili, cosa che accadrebbe con il porta a porta”.
Isabella Massamba di Sinistra Demcratica ha sottolineato come a Modena da anni si facciano sperimentazioni, “ma mai di tariffa puntuale. Questo non va bene: l’unica ricetta per rendere i cittadini ecologisti è l’ecologia forzata. E come i cittadini non sono controllati nel far raccolta differenziata, non c’è un gran controllo su Hera da parte dell’amministrazione. Manca un sistema di incentivi/sanzioni”.
La delibera di iniziativa popolare per Alberto Caldana del Pd “ha un pregio e un limite. Il primo è quello di porci di fronte al problema della raccolta differenziata, il secondo è quello di assumere un modello come un valore. Alla fine il metro di giudizio non diventa l’obiettivo, ma il mezzo”. Per il consigliere, comunque, il porta a porta va realizzato “in area vasta, altrimenti si paga uno scotto in trasmigrazione dei rifiuti incontrollabile”.
Per Rosa Maria Fino di Società Civile per il Ps c’è differenza tra realizzare la raccolta porta a porta in realtà dimensionalmente diverse: “Un conto è 19 mila cittadini, un altro è una città come Modena. Vorrei che venisse portata ad esempio di realtà in cui il porta a porta ha avuto successo una situazione come quella modenese. Sono d’accordo sul fatto che ci si dovrebbe impegnare a un minor consumo”.
Per Alvaro Colombo di Rifondazione Comunista “il porta a porta è uno strumento utile all’interno di un sistema più complesso. Ma la delibera di iniziativa popolare ha anche delle debolezze, per questo abbiamo sviluppato un odg. E’ necessario uno studio di fattibilità che individui un rapporto tra politica tariffaria, investimenti necessari ed altro, sulla base del quale dare una risposta più attenta”.
La proposta di delibera, per Sergio Rusticali di Ps, rappresenta un contributo, “anche se non condivido gli strumenti essenziali. A Modena è stato scelto un modello nel quale il porta a porta non è escluso, ma previsto come sperimentazione. Il sistema in sè, come scelta esclusiva, pone limiti e problemi”. Sul 40% di differenziata raggiunto, Rusticali, poi commenta: “A pari dimensioni, risultati del genere li avrà Modena e pochi altri”.
I Verdi “non potranno mai non apprezzare qualsiasi tentativo di incremento di raccolta differenziata – spiega il consigliere Mauro Tesauro – l’importante è arrivare al risultato. Entrambe le proposte meritano attenzione: dobbiamo puntare sulla tariffa puntuale, ma attraverso un percorso conoscitivo. Riteniamo che l’impianto e l’orizzonte culturale della delibera, più che quello politico, anche con una dose di utopia, è necessario”.
Per Mauro Manfredini della Lega Nord, “se l’inceneritore funziona garantisce profitti ad Hera, che punta a diventare la più grande azienda. La multiutility sta realizzando con altri comuni accordi per lo smaltimento nell’inceneritore”. Secondo l’esponente del Carroccio quello di Hera è un “sistema vecchio, la delibera va oltre, ne condividiamo la proposta che è la stessa portata avanti in altre realtà”.
Per Ivo Esposito di Fi – Pdl la proposta di delibera popolare dimostra che “la cittadinanza vuole esprimere la propria voce e volontà di cambiare anche la politica. E’ una scelta di vita e di impegno che travalica tutte le frontiere. Riteniamo la produzione di energia con i rifiuti come una fonte alternativa. Noi possiamo scegliere e fare in modo che il futuro dei nostri figli sia migliore, ogni tanto si può andare oltre i limiti politici”.
Secondo Dante Mazzi di Fi – Pdl “a decidere è il gestore secondo il parametro della convenienza economica. Non è accettabile che si prendano i dati del gestore monopolista in maniera supina: la giunta è suddita del gestore”. L’azzurro ritiene che “i risultati raggiunti sono miseri, avremmo dovuto raggiungerli nel 2005. Arrivare all’obiettivo nel 2008-2009 significa decretare il fallimento di queste politiche”.
Nel suo intervento il sindaco di Modena Giorgio Pighi ha definito “inaccettabili le offese del centrodestra” e ha sottolineato come a livello nazionale esponenti di Fi – Pdl abbiano definito “il termovalorizzatore come uno strumento utile e Brescia come un esempio”. Il primo cittadino ha poi espresso favore per la decisione dei cittadini di presentare una delibera di iniziativa popolare, ma “un territorio come il nostro ha comunque bisogno del termovalorizzatore. E’ necessario fare scelte conformi alle esigenze del nostro territorio e modulate dal punto di vista dei costi iniziali da sostenere”. Per Pighi “il limite della proposta popolare non è negli obiettivi, pienamente condivisibili, ma nell’andare a sintesi con le politiche complessive dell’amministrazione”.
Vittorio Ballestrazzi, nella sua replica, ha sottolineato che “la proposta di delibera è stata presentata in agosto e discussa in maggio dello scorso anno, oltre i 60 giorni in cui al massimo dovrebbe essere dibattuta”. E ancora, “questa delibera è stata fatta per contrastare l’inceneritore, perché permetterebbe di evitarne il raddoppio. La raccolta porta a porta è un metodo chiuso, non si prendono rifiuti di altre zone. Con l’inceneritore già ora arrivano i rifiuti speciali di altre città, che rappresentano il businnes”. Il portavoce della delibera popolare ha poi spiegato che “ci siamo fermati a 467 firme raccolte in una settimana. Non è escluso, visto che Carpi ce l’ha fatta, che ricorreremo anche noi al referendum. Sulla spesa del servizio, poi, “so per certo che c’è un’azienda che può fare, traendone profitto, il porta a porta a Modena alla stessa tariffa che pesa adesso sui cittadini”.
Gli inceneritori “non sono un ‘ecomostro’, ma uno strumento per evitare certe situazioni” ha affermato Orlando. “Quando si parla di studio di fattibilità non si esclude il porta a porta, ma si lega a una valutazione precisa dei dati economici e sociali. Alla fine bisogna porsi nel modo migliore per ottenere l’obiettivo migliore. Condivido il dato utopistico di stimolo che ci consente di andare sempre oltre, ma da amministrazione pongo il tema, per serietà, della compatibilità”.
Sono intervenuti per le dichiarazioni di voto il consigliere di Sinistra Democratica Giorgio Prampolini e il consigliere di Fi – Pdl Adolfo Morandi. “Credo si siano sbagliati a definire finte queste forme di partecipazione – ha affermato Prampolini – questa sera la partecipazione cittadina è stata importante e ha permesso una profonda discussione, per questa ragione va continuata. Non sono, però, d’accordo con questa proposta di delibera che pone out out inaccettabili”.
In chiusura, il consigliere Adolfo Morandi ha risposto alle dichiarazioni del sindaco Pighi, affermando che “le posizioni espresse sono convinte, non è per cavalcare un certo atteggiamento locale. Non c’è nessuna contraddizione nemmeno nei confronti della politica nazionale: il fatto che in certe città ci siano determinate situazioni non significa che non si possano trovare soluzioni diverse in territori diversi”.
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