Dai rifiuti al Piano regolatore, dallo smog alle alluvioni, le principali trasformazioni urbane e ambientali che hanno interessato Modena nel Novecento
Dal completamento dell’acquedotto, avvenuto nel 1936, ai viaggi in Svizzera del sindaco Triva, nel dopoguerra, per scoprire i segreti dell’incenerimento dei rifiuti. Dal Piano regolatore approvato nel 1965 all’applicazione della legge antismog dell’anno successivo fino alla realizzazione, negli anni Settanta, delle opere di contenimento delle piene dei fiumi Secchia e Panaro. Sono solo alcune delle tappe che hanno segnato, nel corso del Novecento, le principali trasformazioni urbane e ambientali di Modena, al centro del convegno “La città e l’ambiente”, in programma giovedì 15 maggio dalle 9.30 alle 18 all’Auditorium Marco Biagi. L’iniziativa è dell’Ufficio ricerche e documentazione sulla Storia urbana del Comune e della Fondazione Cassa di Risparmio di Modena in collaborazione con gli assessorati comunale e provinciale all’Ambiente e il contributo del gruppo Hera.
Ecco, in sintesi, le principali tappe della “sensibilità ambientale” che hanno segnato il Novecento in città.
Acqua. Fino alla metà degli anni Trenta, gran parte dei modenesi si serviva ancora di acqua potabile prelevata dai pozzi e dalle fontane pubbliche. Il crescente inquinamento delle falde rendeva tuttavia precarie le condizioni igieniche e per decenni di susseguirono i progetti di un nuovo acquedotto. Uno di questi prevedeva la realizzazione di una lunga condotta che da Rosola portasse in città l’acqua pura dell’Appennino. Il progetto resterà incompiuto e si preferirà scavare a Cognento nuovi pozzi e completare nel 1936 l’acquedotto.
Rifiuti. Nel 1949 una delegazione di amministratori della città, guidata dal sindaco Rubes Triva visita le città svizzere di Zurigo e Lucerna per trarre utili idee da adattare alla fase di ricostruzione di Modena, dopo i disastri della guerra. Tra le cose che più sorprendono, l’impianto di incenerimento dei rifiuti di Zurigo che con cinque forni consente di produrre energia elettrica e soprattutto acqua calda per il riscaldamento della città.
Piano regolatore. Dopo una prima proposta di nuovo piano regolatore nel 1958, che prevedeva l’espansione della città per oltre 500 mila abitanti, viene realizzato un nuovo piano, approvato nel 1965 che, primo in Italia, introduce meccanismi di regolazione a fini pubblici della rendita fondiaria e adotta il verde attrezzato come elemento di qualità ambientale e sociale della città.
Ambiente. Nel 1987 viene avviata l’elaborazione della variante generale del Piano regolatore generale. Per la prima volta in Italia viene contestualmente elaborato un “Progetto ambiente”, che contiene l’insieme dei temi ambientali, che possono essere integrati e affrontati anche attraverso la pianificazione urbanistica. Altro importante elemento è l’inserimento nel Piano della “Carta archeologica comunale”, elaborata dal Museo Archeologico ed etnologico di Modena.
Smog. La “legge antismog” del 1966 è una delle prime destinate a limitare l’inquinamento prodotto dallo sviluppo industriale ed economico del Paese. E’ il segno dell’affacciarsi della “questione ambientale”. Modena intensifica la realizzazione delle reti di gas metano e il Comune affida all’Amiu, costituita nel 1961, il controllo sui gas di scarico dei veicoli previsti dalla legge.
Alluvioni. Per secoli Modena ha dovuto difendersi dalle alluvioni e, nello stesso tempo, ha sfruttato l’acqua come risorsa primaria per i trasporti, la produzione di energia e per usi personali. Negli anni ’70 il ripetersi di gravi inondazioni, che colpivano la città, paesi e campagne, rende più urgente la realizzazione delle opere di contenimento delle piene di Secchia e Panaro. Dopo molte battaglie, progetti e proposte vengono realizzate le opere necessarie.
Ecco, in sintesi, le principali tappe della “sensibilità ambientale” che hanno segnato il Novecento in città.
Acqua. Fino alla metà degli anni Trenta, gran parte dei modenesi si serviva ancora di acqua potabile prelevata dai pozzi e dalle fontane pubbliche. Il crescente inquinamento delle falde rendeva tuttavia precarie le condizioni igieniche e per decenni di susseguirono i progetti di un nuovo acquedotto. Uno di questi prevedeva la realizzazione di una lunga condotta che da Rosola portasse in città l’acqua pura dell’Appennino. Il progetto resterà incompiuto e si preferirà scavare a Cognento nuovi pozzi e completare nel 1936 l’acquedotto.
Rifiuti. Nel 1949 una delegazione di amministratori della città, guidata dal sindaco Rubes Triva visita le città svizzere di Zurigo e Lucerna per trarre utili idee da adattare alla fase di ricostruzione di Modena, dopo i disastri della guerra. Tra le cose che più sorprendono, l’impianto di incenerimento dei rifiuti di Zurigo che con cinque forni consente di produrre energia elettrica e soprattutto acqua calda per il riscaldamento della città.
Piano regolatore. Dopo una prima proposta di nuovo piano regolatore nel 1958, che prevedeva l’espansione della città per oltre 500 mila abitanti, viene realizzato un nuovo piano, approvato nel 1965 che, primo in Italia, introduce meccanismi di regolazione a fini pubblici della rendita fondiaria e adotta il verde attrezzato come elemento di qualità ambientale e sociale della città.
Ambiente. Nel 1987 viene avviata l’elaborazione della variante generale del Piano regolatore generale. Per la prima volta in Italia viene contestualmente elaborato un “Progetto ambiente”, che contiene l’insieme dei temi ambientali, che possono essere integrati e affrontati anche attraverso la pianificazione urbanistica. Altro importante elemento è l’inserimento nel Piano della “Carta archeologica comunale”, elaborata dal Museo Archeologico ed etnologico di Modena.
Smog. La “legge antismog” del 1966 è una delle prime destinate a limitare l’inquinamento prodotto dallo sviluppo industriale ed economico del Paese. E’ il segno dell’affacciarsi della “questione ambientale”. Modena intensifica la realizzazione delle reti di gas metano e il Comune affida all’Amiu, costituita nel 1961, il controllo sui gas di scarico dei veicoli previsti dalla legge.
Alluvioni. Per secoli Modena ha dovuto difendersi dalle alluvioni e, nello stesso tempo, ha sfruttato l’acqua come risorsa primaria per i trasporti, la produzione di energia e per usi personali. Negli anni ’70 il ripetersi di gravi inondazioni, che colpivano la città, paesi e campagne, rende più urgente la realizzazione delle opere di contenimento delle piene di Secchia e Panaro. Dopo molte battaglie, progetti e proposte vengono realizzate le opere necessarie.
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