Trasmettiamo una nota di Daniele Sitta, assessore all'Urbanistica, sulle reazioni alla pubblicazione su Internet delle dichiarazioni dei redditi del 2005
Ha fatto molto scalpore, e suscitato reazioni pesantissime, la decisione del vice ministro Visco di far pubblicare su Internet le dichiarazioni dei redditi del 2005, pubblicazione poi bloccata dal Garante per la privacy.
Quello che mi ha negativamente stupito nel dibattito che si è avviato sul gesto “intollerabile” è che tutti i commenti si sono scagliati contro il metodo, certamente discutibile, ma nessuno è intervenuto sul merito.
E quando parlo di merito non mi riferisco ai guadagni stratosferici di alcuni personaggi, anche se fa un certo effetto riscontrare che un demagogo populista come Grillo guadagna più di 4 milioni di euro all’anno.
Mi riferisco invece alla sostanza di quello che emerge dalle dichiarazioni e che il Sole 24 ore ha riepilogato con chiarezza nel numero uscito il primo maggio, festa del lavoro.
Emerge un quadro avvilente di una Italia dei furbi, nella quale il proprio dovere fiscale lo fanno solo i lavoratori dipendenti, i pensionati, le aziende del comparto industriale e pochi altri virtuosi di altre categorie.
Un’Italia dove ogni anno si vendono 70 mila auto di lusso e qualche migliaio di yacht e solo 300 mila persone (lo 0,8 % dei contribuenti) dichiarano più di 100 mila euro all’anno.
Un’Italia dove al sud, a fronte del 24 per cento del PIL prodotto, si versa meno dell’8 per cento di IRES, certificando così un sommerso di dimensioni colossali nel quale la fanno da padrone malaffare e poteri criminali.
Un’Italia dove sempre al sud si applicano addizionali regionali più basse che al nord, perché i trasferimenti dello stato arrivano copiosamente e si può avere la sfacciataggine, come ad esempio in Sicilia, di pagare i consiglieri regionali più dei parlamentari, di avere un numero di dirigenti dieci volte più alto rispetto all’Emilia Romagna e di mantenere da decenni 30 mila forestali, mentre la nostra regione con il doppio di superficie boschiva ne ha 200, del cui lavoro non si ha notizia. Come non hanno mai lavorato un giorno 4.500 operatori ecologici assunti da 4 anni a Napoli per fare la raccolta differenziata.
Chiunque governi, se non avrà il coraggio di intervenire radicalmente su questi che sono i primi grandi mali del paese, l’evasione fiscale e l’assistenzialismo clientelare del sud, finirà per illudersi ed illudere che è possibile curare le metastasi con delle semplici aspirine.
Si può inveire contro il vice ministro Visco, che certamente non ha dimostrato di essere particolarmente avveduto nel gestire politicamente le pur necessarie operazioni di risanamento dei conti di questa Italia, ma continuare a lisciare il pelo agli evasori, all’assistenzialismo clientelare e ad evidenti collusioni con il malaffare non ci porterà da nessuna parte.
Quello che mi ha negativamente stupito nel dibattito che si è avviato sul gesto “intollerabile” è che tutti i commenti si sono scagliati contro il metodo, certamente discutibile, ma nessuno è intervenuto sul merito.
E quando parlo di merito non mi riferisco ai guadagni stratosferici di alcuni personaggi, anche se fa un certo effetto riscontrare che un demagogo populista come Grillo guadagna più di 4 milioni di euro all’anno.
Mi riferisco invece alla sostanza di quello che emerge dalle dichiarazioni e che il Sole 24 ore ha riepilogato con chiarezza nel numero uscito il primo maggio, festa del lavoro.
Emerge un quadro avvilente di una Italia dei furbi, nella quale il proprio dovere fiscale lo fanno solo i lavoratori dipendenti, i pensionati, le aziende del comparto industriale e pochi altri virtuosi di altre categorie.
Un’Italia dove ogni anno si vendono 70 mila auto di lusso e qualche migliaio di yacht e solo 300 mila persone (lo 0,8 % dei contribuenti) dichiarano più di 100 mila euro all’anno.
Un’Italia dove al sud, a fronte del 24 per cento del PIL prodotto, si versa meno dell’8 per cento di IRES, certificando così un sommerso di dimensioni colossali nel quale la fanno da padrone malaffare e poteri criminali.
Un’Italia dove sempre al sud si applicano addizionali regionali più basse che al nord, perché i trasferimenti dello stato arrivano copiosamente e si può avere la sfacciataggine, come ad esempio in Sicilia, di pagare i consiglieri regionali più dei parlamentari, di avere un numero di dirigenti dieci volte più alto rispetto all’Emilia Romagna e di mantenere da decenni 30 mila forestali, mentre la nostra regione con il doppio di superficie boschiva ne ha 200, del cui lavoro non si ha notizia. Come non hanno mai lavorato un giorno 4.500 operatori ecologici assunti da 4 anni a Napoli per fare la raccolta differenziata.
Chiunque governi, se non avrà il coraggio di intervenire radicalmente su questi che sono i primi grandi mali del paese, l’evasione fiscale e l’assistenzialismo clientelare del sud, finirà per illudersi ed illudere che è possibile curare le metastasi con delle semplici aspirine.
Si può inveire contro il vice ministro Visco, che certamente non ha dimostrato di essere particolarmente avveduto nel gestire politicamente le pur necessarie operazioni di risanamento dei conti di questa Italia, ma continuare a lisciare il pelo agli evasori, all’assistenzialismo clientelare e ad evidenti collusioni con il malaffare non ci porterà da nessuna parte.
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