Un monumento di valore che racconta una storia poco nota ed in parte ancora misteriosa del Risorgimento modenese
Quale trama oscura portò alla condanna a morte ed alla esecuzione di Giuseppe Ricci, patriota modenese dei primi dell’ottocento? La successiva riabilitazione non chiarì molto e quella parte della nostra storia è stata pian piano dimenticata.
Riemerge ora, grazie all’intervento di recupero della chiesetta Ricci di Via Finzi, già Strada Soratore, dedicata a Santa Cecilia. La chiesetta settecentesca, oggi in condizioni di preoccupante degrado, appartenne infatti alla nobile famiglia Ricci che fu protagonista della storia modenese tra sette e ottocento. A lungo utilizzata come tomba di famiglia, all’interno sono ancora presenti le lapidi che testimoniano le vicende dei Ricci.
Un personaggio notevole del casato fu Lodovico Ricci (1742-1799) al quale è per altro dedicata una importante strada cittadina. Illustre economista, ebbe vari incarichi pubblici sotto Ercole III e nel periodo napoleonico, tra i quali la Riforma dell’Estimo e la Corografia degli Stati Estensi.
Altra figura di spicco, pure ricordata nelle lapidi all’interno della chiesetta, è il nipote di Lodovico, Giuseppe Ricci (1796-1832): patriota, venne condannato dal tribunale ducale alla pena capitale eseguita il 19 luglio 1832. Condanna risultata da subito frutto di una trama (in gran parte rimasta misteriosa) ordita dall’allora ministro ducale Girolamo Riccini. Diverse testimonianze ed una sentenza di revisione successiva, confermarono che il Ricci venne condannato ingiustamente: pagò il clima persecutorio ancora vivo dopo i moti del 1831.
Nei giorni scorsi, in un incontro presso la prefettura, presenti gli enti interessati, è stato deciso di procedere ad una prima azione urgente di tutela, vista l’importanza architettonica e storica del bene che risulta di proprietà statale per effetto di un’intricata vicenda ereditaria,.
L’accordo prevede che l’intervento venga curato dal Comune di Modena (era stato sollecitato dal Sindaco) che predisporrà un progetto da sottoporre alla Soprintendenza competente ed al Demanio. Il tutto da finanziare anche con contributi di enti privati.
Si recupera, così, un’importante pagina di storia del Risorgimento modenese che probabilmente sarebbe andata dimenticata con il degrado definitivo della chiesetta. Inoltre, il Sindaco ha proposto che per le celebrazioni del 150° del plebiscito del 1859 venga organizzato un convegno per approfondire definitivamente il fatto storico legato alla condanna ed all’uccisione di Giuseppe Ricci.
Riemerge ora, grazie all’intervento di recupero della chiesetta Ricci di Via Finzi, già Strada Soratore, dedicata a Santa Cecilia. La chiesetta settecentesca, oggi in condizioni di preoccupante degrado, appartenne infatti alla nobile famiglia Ricci che fu protagonista della storia modenese tra sette e ottocento. A lungo utilizzata come tomba di famiglia, all’interno sono ancora presenti le lapidi che testimoniano le vicende dei Ricci.
Un personaggio notevole del casato fu Lodovico Ricci (1742-1799) al quale è per altro dedicata una importante strada cittadina. Illustre economista, ebbe vari incarichi pubblici sotto Ercole III e nel periodo napoleonico, tra i quali la Riforma dell’Estimo e la Corografia degli Stati Estensi.
Altra figura di spicco, pure ricordata nelle lapidi all’interno della chiesetta, è il nipote di Lodovico, Giuseppe Ricci (1796-1832): patriota, venne condannato dal tribunale ducale alla pena capitale eseguita il 19 luglio 1832. Condanna risultata da subito frutto di una trama (in gran parte rimasta misteriosa) ordita dall’allora ministro ducale Girolamo Riccini. Diverse testimonianze ed una sentenza di revisione successiva, confermarono che il Ricci venne condannato ingiustamente: pagò il clima persecutorio ancora vivo dopo i moti del 1831.
Nei giorni scorsi, in un incontro presso la prefettura, presenti gli enti interessati, è stato deciso di procedere ad una prima azione urgente di tutela, vista l’importanza architettonica e storica del bene che risulta di proprietà statale per effetto di un’intricata vicenda ereditaria,.
L’accordo prevede che l’intervento venga curato dal Comune di Modena (era stato sollecitato dal Sindaco) che predisporrà un progetto da sottoporre alla Soprintendenza competente ed al Demanio. Il tutto da finanziare anche con contributi di enti privati.
Si recupera, così, un’importante pagina di storia del Risorgimento modenese che probabilmente sarebbe andata dimenticata con il degrado definitivo della chiesetta. Inoltre, il Sindaco ha proposto che per le celebrazioni del 150° del plebiscito del 1859 venga organizzato un convegno per approfondire definitivamente il fatto storico legato alla condanna ed all’uccisione di Giuseppe Ricci.
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