04/12/2008

PROGETTO DELLE TRE PIAZZE, IL DIBATTITO IN CONSIGLIO

Gli interventi dei consiglieri dopo la presentazione dell'architetto Mario Botta

 

Il Consiglio comunale ha discusso nella seduta di giovedì 4 dicembre la proposta di riprogettazione di tre piazze del Centro storico, piazza Matteotti, piazza Mazzini e piazza Roma, presentata in aula dall’architetto Mario Botta.
Il sindaco Giorgio Pighi ha introdotto l’argomento affermando: “si sono create con il nuovo piano della sosta, le condizioni per affrontare il miglioramento di tre piazze nel centro storico: un’opportunità irripetibile per un disegno più generale di valorizzazione degli spazi pubblici della città. Oggi ci confrontiamo sul progetto di riqualificazione di tre di queste piazze, onorandoci della presenza di un architetto di fama mondiale, Mario Botta. Piazza Roma è certamente dopo piazza Grande la più importante del centro. Piazza Mazzini è caratterizzata da due lati di immobili liberty di pregio, ma può diventare il salotto della città, commerciale e di incontro. Piazza Matteotti è la piazza più recente, frutto di un risanamento abitativo del 1914, dettato da ragioni igienico-sanitarie. Negli anni Trenta furono eliminati fabbricati fatiscenti, ma anche un pregevole palazzo sulla via Emilia”.
Mario Botta ha esordito nella propria presentazione precisando che “si tratta di una progettazione di massima che poi dovrà misurarsi con la realtà e le esigenze rilevate sul territorio in termini di materiali e possibilità concrete di realizzazione. Il senso di identità passa attraverso il riconoscimento di un territorio e del paesaggio. Le nostre città non sono importanti solo per le risposte funzionali alla nostre esigenze pratiche, ma anche per la memoria, la storia e la cultura. Quindi ho affrontato questo lavoro con umiltà. Nelle piazze ci sono spazi residui, che nel passato avevano una loro logica: pensiamo all’asfalto che copre l’albergo diurno di piazza Mazzini. Se ci sono trasformazioni che non ci soddisfano, è comunque meglio fare un passo indietro e lasciare che a decidere siano le future generazioni”. Dopo la presentazione dettagliata del progetto, che ha come fili conduttori la pietra, l’acqua e il verde, con fontane, tappeti erbosi e materiali tradizionali del territorio come la pietra di Verona, si è aperto il dibattito.
Olga Vecchi di Forza Italia ha affermato che “la pensilina prevista in piazza Matteotti ricorda una stazione delle autocorriere e non dà nemmeno lontanamente l’idea di una piazza fruibile per i bambini. In piazza Mazzini, poi, la fontana che chiude la piazza sembra un nuovo ghetto che coprirà la Sinagoga”.
Sergio Celloni dei Popolari liberali ha osservato: “sono un semplice geometra, ma da 27 anni conosco le piazze di Modena e mi pare che non si riesca ad affrontare l’integrazione delle piazze con il vivere della città. Penso che degli spazi liberi di aggregazione siano vitali per una città che è sempre più condensata di abitazioni. In piazza Mazzini si vuole mettere la fontana tanto per metterci qualcosa. Era più importante fare prima i parcheggi e poi il restyling”.
Enrico Artioli (Pd) ha ricordato, citando la presentazione dell’architetto Botta, la fondamentale funzione delle piazze “per definire l’identità della città”. Secondo Artioli, il ruolo della piazza è legato soprattutto “all’incontro e alle relazioni interpersonali”. Ha inoltre proposto l’idea di “Modena città delle fontane. In questo senso – ha continuato – il tema del verde dà anche una risposta alla qualità della vita in centro storico. La reazione di oggi è a caldo e dovrà sedimentare”.
Eugenia Rossi (Pd) ha sottolineato che “l’incarico diretto ad architetti di fama elimina di per sé la possibilità di accesso delle nuove idee di giovani talenti. Il concorso di progettazione dovrebbe costituire la norma e non l’eccezione. Su questo progetto si dovrebbe confrontare tutta la città. A caldo posso sottolineare alcune problematicità: si lavora sul pieno anziché sul vuoto, un’idea che stride con il concetto stesso di piazza. C’è una reiterata abitudine a togliere il verde e qualche dejavu nella cupola di vetro di piazza Roma. Ci saranno poi problemi pratici non secondari, cioè la possibilità reale di costruire parcheggi”.
Andrea Galli di An ha dichiarato: “questo intervento salta un passaggio, che è quello del concorso di idee. La chiamata diretta espone il progettista a delle critiche dirette, e la città a delle scelte già fatte dal gusto del committente. Resta poco spazio di trattativa. E credo che questi progetti senza senso non vedranno la luce. Questo galoppatoio di piazza Roma ci fa capire che Botta non è mai andato a cavallo. La sola consolazione è che comunque questi progetti non saranno messi in atto”.
L’assessore al Centro storico Roberto Guerzoni ha ricordato che “lo strumento del concorso di idee viene utilizzato, ad esempio per piazza XX settembre”. Ha poi aggiunto che “gli elementi delle pietre che richiamano la nostra storia, dell’acqua e del verde, sono fattori unificanti di questo progetto. Accanto a queste idee, c’è anche un tentativo di risposta a problemi di funzionalità. Per piazza Mazzini, l’albergo Diurno sotterraneo diventerà un luogo di prima accoglienza per turisti e visitatori. Per piazza Matteotti, si propone di spezzare in due quella che ora è una ‘non piazza’. Dal punto di vista della funzionalità, vogliamo garantire un parcheggio ai residenti. Infine, liberare piazza Roma dalle auto è una scelta strategica che rimette al centro dello spazio pietre, acqua e verde”.
Achille Caropreso (Pd) ha ricordato che “su 60 milioni di italiani ci sono 60 milioni di commissari tecnici della nazionale di calcio”, sottolineando come sia inopportuno “che ognuno dica quali scelte avrebbe fatto in uno o nell’altro caso”. Ha inoltre puntualizzato che “mentre piazza Roma ha una storia, le altre due piazze sono nate come forzature e interruzioni nel tessuto storico della città. Da qui la necessità di riempirle, senza ingolfarle, con nuovi elementi naturali”.
Sergio Rusticali (Ps) ha definito i progetti “determinanti per come il nostro centro storico si riqualificherà, per come la nostra società saprà rispondere ai cittadini modenesi. Abbiamo approvato le linee di indirizzo sull’avvio della riqualificazione delle piazze – ha detto - e in questo senso sono convinto che ogni professionista di fronte a interventi così significativi abbia bisogno di acquisire dei contributi dalla città per completare la propria opera. Non mi addentro nelle parti tecniche, perché non mi sono confrontato su questi temi con i cittadini, ma credo che servano strumenti di partecipazione”.
Baldo Flori di Modena a colori ha sostenuto: “il nostro compito è capire se le proposte dell’architetto Botta, avallate dalla Giunta e presentate oggi, rispondono alle linee di indirizzo che in questa sede abbiamo espresso. Ci sono dei lati positivi in questo progetto, ma la difficoltà sta nel fatto che non abbiamo semplicemente liberato le piazze dalle auto. Le piazze poi vanno fatte vivere perché non rimangano delle orbite vuote. Restano degli interrogativi sulla tettoia di piazza Matteotti, che pare, ad oggi, molto forte. Dobbiamo stare attenti a non cadere nel provincialismo e nella nostalgia, ma nemmeno dare spazio a soluzioni difficilmente compatibili con la nostra città”.
William Garagnani (Pd) ha ricordato che il percorso “inizia dalle idee, prevede un progetto preliminare, e poi le opportune verifiche. Noi siamo in questa seconda fase, che è ben diversa dalla fase definitiva e attuativa. Il progetto è stato fatto nel massimo rispetto della struttura esistente. È importante, poi, avere l’idea che deve essere l’uomo al centro della piazza”. Si è poi soffermato su alcuni dettagli del progetto, ricordando la Pilotta di Parma e il Battistero di Pisa come luoghi urbani in cui il tessuto erboso rende lo spazio più bello e vivibile.
Giuseppe Campana (Pd) ha stigmatizzato il fatto che “le energie giovanili spesso non sono abbastanza valorizzate e ascoltate nel modello di società in cui viviamo. La piazza – ha detto Campana – ha un significato simbolico di agorà, dove è particolarmente importante dare spazio a queste voci e a quelle dei cittadini, senza timore che allargare il dibattito crei confusione, anzi pensando alla sintesi e alle contaminazioni che possono arricchire i progetti”. Anche Campana ha fatto alcuni accenni ai dettagli dei progetti, affermando di ritenere problematiche “la pensilina di piazza Matteotti e l’idea di nascondere la Sinagoga di piazza Mazzini, sulla quale mi sto chiedendo se riproponga una chiusura desueta come quella del ghetto o voglia invece fare riferimento alla storia della nostra città”.
Mauro Tesauro (Verdi), ha osservato: “abbiamo cercato di ragionare sulle piazze per tematizzarle, senza l’angoscia del vuoto fisico ma proprio con l’idea della funzione: i bambini, la cultura, il salotto, eccetera. Non mi permetto di entrare nel merito tecnico. Oggi abbiamo le piazze, ma manca il popolo che un tempo le frequentava. O magari non sono sempre frequentate come vorremmo. Spiace naturalmente che parte del verde in piazza Mazzini venga eliminato. Io cerco di rispettare le pre-esistenze qualunque esse siano”.
Antonio Maienza (Popolari per il centrosinistra) ha richiamato l’importanza “di vedere i margini di miglioramento di questi progetti rispetto alla vocazione delle piazze. Mi voglio congratulare con l’architetto per i segni distintivi del progetto: la pietra, l’acqua, il verde, che propongono un felice connubio tra antico e moderno, sulla scia di città come Praga o Bruxelles. Ogni volta che un progetto ridisegna una parte importante della città non bisogna solo irrigidirsi, ma guardare avanti”.
Andrea Leoni (Forza Italia) ha affermato: “sul dibattito ci sono state aspettative forti, e l’idea è anche che una riprogettazione come questa possa contribuire a risolvere la crisi del centro storico. La verità però è che è necessario che questi progetti vengano discussi con i cittadini anziché essere loro imposti. Non significa volere una città ingessata. Comunque, siamo tranquilli perché questo è l’ennesimo progetto che non verrà mai realizzato, come è già capitato alle proposte di altri illustri architetti”.
Mario Lugli, assessore alla Cultura, ha definito i progetti “capaci di incontrare quelle che sono le nostre idee per il futuro della città. Abbiamo bisogno – ha detto Lugli – di trasformare le piazze in vere piazze: ora alcune di esse sono solo depositi di automobili. Dal punto di vista estetico, non mi asterrò dai giudizi: il progetto di piazza Roma mi piace molto, ha ariosità, geometria e solennità asburgica”.
Ubaldo Fraulini (Pd) ha definito “suggestive, ma molto forti e per alcuni versi impattanti” le proposte di Mario Botta. “Questo è un primo confronto, le sensazioni sono immediate. Per piazza Matteotti l’idea è convincente, proprio per la storia particolare della piazza, anche se la tettoia piace poco. La divisione di una piazza invece mi pare qualcosa che ha poco senso. Non credo che nessuno dividerebbe mai in tre la piazza Martiri di Carpi. Credo che una piazza di grandi dimensioni come piazza Roma serva alla città senza divisioni. L’invito è di tenere nella debita considerazione questa operazione che è storica, non si fa ogni 5 anni, serve un grande percorso partecipato”.
L’assessore all’Urbanistica Daniele Sitta ha rimarcato l’importanza di un approccio “che vada oltre le divisioni strumentali tra maggioranza e opposizione. Alle piazze – ha detto – chiediamo di svolgere un ruolo nuovo, di continuare a contribuire alla socialità delle nostre comunità. Il problema non è di quando si organizzano eventi, ma di quando la piazza vive di vita propria, nei giorni normali dell’anno. La base del lavoro di Botta è stata definita da un dibattito di indirizzo di alto livello che si è tenuta in questo consiglio. È chiaro che gli elementi di novità vanno inseriti con attenzione, ma non si può tenere la città ferma al passato quando siamo alle soglie del terzo millennio. Inoltre, il confronto con la città è molto più semplice con l’incarico diretto che con il concorso di idee”.
Adolfo Morandi di Forza Italia ha detto: “l’approccio culturale e architettonico di un professionista va rispettato, ma non vuole dire che si tratti della situazione ottimale per la sensibilità di una città. L’architetto Botta ha una sua soluzione, altri architetti potrebbero averne altre. È importante pensare a modalità che lascino aperto il dibattito tra i cittadini e i professionisti. Non dobbiamo dimenticare, ad esempio, che per le strade della nostra città ci sono bambini e contornare una fontana può essere una precauzione importante”.
Alberto Caldana (Pd) ha stigmatizzato “le trasmissioni calcistiche del lunedì” come esempio di dibattito non utile per la città. “Non dobbiamo rifiutare di assumere la fatica del cambiamento – ha detto – anzi credo che dobbiamo prendere in considerazione i contributi ricevuti, evitare le discussioni da bar sport e aprire una discussione critica e vivace su questa proposta, confrontandoci con i cittadini ma poi prendendo la responsabilità di decidere”.
Il presidente del consiglio comunale Ennio Cottafavi (Pd) ha espresso soddisfazione per il dibattito e definito i progetti “pregevoli ed eleganti”, perché “recuperano spazi per troppo tempo inutilizzati ed emarginati”, evidenziando che “eventi come il Mak Pi Cento e altri acquisiranno una cornice ancora più gradevole che in passato”. Ha infine auspicato “che i progetti possano vedere la luce, anche abbastanza rapidamente, perché non basta continuare a discutere, bisogna lasciare un segno, più nitido e qualificato possibile”.
L’architetto Botta ha ripreso la parola dopo avere ascoltato gli interventi dei consiglieri: “mi pare giusto operare qualche osservazione – ha detto – anche se mi spiace che una parte dei più accaniti oppositori del progetto non siano più presenti. Venendo da fuori, non so chi sia l’opposizione né la maggioranza, anzi ho l’impressione che per me ci sia solo opposizione. Per quanto riguarda il progetto preliminare, il dibattito ha dimostrato che le proposte sono tutt’altro che banali, vista almeno la veemenza delle osservazioni. Io presto un’opera, ma le idee della vita sono più forti di quelle degli architetti, perciò se non vi è consenso attorno al progetto mi tirerò indietro in punta di piedi. Ho dato un contributo, altri miei colleghi lo hanno dato in precedenza. Se i tempi non sono maturi per capire i cambiamenti, non ritengo sia una colpa mia o dell’Amministrazione. La città ha vissuto per anni con queste piazze, certamente possono durare ancora. Io credo che il disegno delle piazze sia un piccolo tassello che può portare, se giocato bene, a un grande sviluppo. Pensiamo che lo spazio possa essere migliorato e corretto, è quello che cerchiamo di fare, ma con una grande relatività, come detto in precedenza. I limiti dei concorsi sono che si tratta di procedure chiuse, che vanno bene per mandati definiti al centimetro. Se serve un contraddittorio è la soluzione peggiore. Forse un errore strategico anche mio è stato illuderci di agire contemporaneamente su tre diverse scacchiere molto diverse tra di loro. Ho ascoltato il dibattito come ascolto il cliente, i cui desideri non sono mai chiari. Il progetto è uno strumento di conoscenza e intuizione. La pensilina che copre la piazza si può anche non fare, forse in una cultura modenese c’è l’abitudine al portico. Ma si tratta di una interlocuzione con la committenza. Non deve essere una cosa specifica a fare cadere un’intera progettazione. L’idea di piazza Mazzini è dare una memoria della chiusura che c’era, del ghetto, una ferita forte che c’è stata. Insomma, facciamo in modo di non ridurre la correzione di una stratificazione storica a un arredo urbano. Non vedo opposizioni strutturali al progetto, anche se per piazza Roma la cosa è più complessa. L’idea di recupero del concetto del cavallo in città è un’idea seducente, che quasi tutte le città non possono permettersi. Invece a Modena ci sono le stalle a poche decine di metri di distanze. Se non sarà possibile realizzare il galoppatoio, possiamo creare un roseto. Naturalmente, se non ci fosse il parcheggio, il progetto di piazza Roma diventa più difficile. Ma bisogna ricordare che l’architettura è l’arte del possibile, quello che non è possibile non si fa. Mi è parso che ci sia da qualche parte un pregiudizio che ha poco a che vedere con i progetti”.
Il sindaco ha concluso il dibattito ringraziando “in modo non formale l’architetto Botta. Gli uomini di cultura – ha detto il sindaco – danno un contributo che comunque lascia un segno, che va visto con rispetto e apertura. C’è chi ha l’abitudine a rispettare la cultura, altre osservazioni invece non fanno che rimarcare la pochezza di chi le proferisce. Le proposte hanno la capacità di superare alcuni fatti negativi delle nostre piazze, derivate dai fattori più diversi. Chi ha detto che questo è l’inizio di un percorso ha rimarcato un dato oggettivo, l’apertura dell’Amministrazione a un dibattito, con un punto di partenza sulla cui qualità non ci sono discussioni. Arriveremo a risolvere i problemi delle piazze e il progetto evolverà in base agli spunti del civico consesso e dei cittadini. Non servono gli aspetti di gretta e rigida contrapposizione, ma voglia di discutere e confrontarsi. Non serve umiliare, offendere, mortificare nessuno. È un modo di fare politica che va superato. Chi ha voglia di discutere deve andare avanti”.
 

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