13/11/2008

"QUOZIENTE FAMILIARE", ORDINE DEL GIORNO IN CONSIGLIO

Respinta dal Consiglio la mozione presentata dal consigliere di An Barcaiuolo

 

Il Consiglio comunale di Modena ha respinto l’ordine del giorno presentato dal consigliere di An-Pdl Michele Barcaiuolo sul tema “fiscalità per la famiglia”, con il voto contrario della maggioranza (ad eccezione di Maienza, Popolari per il centrosinistra, astenuto, e di Artioli, Pd, non partecipante al voto). Hanno votato a favore Alleanza Nazionale, Forza Italia e Lega Nord. La mozione respinta chiedeva alla Giunta di “farsi promotrice presso la regione Emilia-Romagna ed il Governo Nazionale affinché le richieste del forum delle associazioni familiari vengano prese in considerazione o che in alternativa sia presa in considerazione il sistema del “quoziente familiare” come altra modalità per ristabilire giustizia sociale nelle politiche fiscali”.
“Un sistema fiscale giusto deve tendere ad una reale equità e basarsi sulla capacità contributiva effettiva, che varia in base al numero di figli a carico – ha detto Michele Barcaiuolo nel presentare la mozione, ricordando alcuni provvedimenti votati dalla Camera dei Deputati per dare attuazione al principio di “equità fiscale orizzontale”, cioè la facoltà di dedurre dall’imponibile tutti costi necessari alla crescita dei figli. Barcaiuolo ha puntualizzato che “l’investimento di una famiglia, per il solo mantenimento di un figlio che resta mediamente a carico circa venticinque anni ammonta a poco meno di 200 mila euro” e che “a causa degli effetti distorsivi del nostro sistema fiscale, i contribuenti con carichi familiari al di sopra di un certo reddito oltre a perdere ogni riconoscimento dei costi sostenuti per i familiari a carico sono penalizzati anche a livello di fiscalità locale”. Barcaiuolo ha suggerito di aderire alla proposta del Forum delle Associazioni Familiari per chiedere un sistema di deduzioni dal reddito pari al reale costo di mantenimento di ogni soggetto a carico, sulla base di scale di equivalenza prestabilite e indipendenti dal reddito”.
Andrea Galli (An) ha detto: “spesso la maggioranza si diverte a votare senza motivazioni i nostri provvedimenti, anche quando sono condivisibili. La nostra mozione cerca di porre rimedio al cosiddetto fiscal drag. I figli e le famiglie sono il futuro di ogni nazione, senza bisogno di ricorrere a immissioni forzose dall’estero. Chiediamo che si usi il criterio del basic incombe familiare, cioè la costruzione di un quoziente in modo tale da calcolare entrate e uscite sulla base del nucleo familiare e non dei singoli percettori di reddito”.
Enrico Artioli (Pd) ha affermato: “il tema posto è serio. Vorrei fare un emendamento per stanziare i fondi a sostegno delle famiglie che non arrivano alla quarta settimana. In Italia il sistema fiscale si è sempre basato sugli individui e non sulla famiglia. Fu proprio Gorrieri a proporre il meccanismo che attualmente è alla base dell’Isee come strumento di calcolo del reddito familiare. È un modo per riconoscere alla famiglia il ruolo che svolge. Però il basic income e il quoziente familiare sono due cose ben diverse: il quoziente familiare penalizza le famiglie con meno risorse e riduce la progressività delle imposte, favorendo le famiglie più abbienti. Sul basic income mi troverei più d’accordo”.
Antonio Maienza (Popolari per il centrosinistra) ha detto: “si potrebbe fare qualcosa di più per le famiglie. Credo che quelle numerose vadano sostenute. Alcune distorsioni di egualitarismo vanno riviste, e ricordo un saggio molto bello di Ermanno Gorrieri sulle “Parti uguali tra diseguali”. Le aliquote non distribuite in modo uguale, dal 18 al 41% andrebbero riviste, e anche questo fattore innovativo del quoziente familiare andrebbe rimodulate su nuove basi per agganciarlo al numero dei figli e ai redditi”.
Rosa Maria Fino (Società civile) ha posto l’accento sul concetto di famiglia: “si parla della famiglia tradizionale – ha chiesto la consigliera – o si tiene conto delle famiglie allargate, delle nuove famiglie, di chi si occupa degli anziani? Noi siamo a favore delle famiglie, dell’istruzione dei figli, della meritocrazia. Ma non credo si debba parlare di bonus bebè per tutti inclusi i figli di Totti e i nipotini di Berlusconi”.
Michele Andreana (Pd) ha osservato: “l’iniziativa ha un carattere politico. Tutto il dispositivo introduce il criterio dell’orizzontalità, ma non tiene conto dell’esigenza di salvaguardare i redditi bassi. Questo è un manifesto ideologico che va bene per voi, ora siete anche al Governo, anche se non mi pare abbiate stanziato molto per le famiglie, né numerose né bisognose. Condivido l’esigenza di un ripensamento delle politiche fiscali per le famiglie, ma non possiamo votare questo documento. La proposta politica non ci convince”.
Ivo Esposito (Fi-Pdl) ha ricordato il basso tasso di natalità dell’Italia, affermando che “il problema dei figli non riguarda solo i poveri, ma tutti. Vorremmo invitare i cittadini a fare figli, non aspettare che gli unici bambini nati siano figli di chi arriva in Italia. I figli sono una ricchezza indipendentemente dal fatto di nascere in una famiglia ricca o povera”.
Isabella Massamba (indipendente di sinistra) ha lamentato l’assenza dal dibattito della parola donna: “le politiche – ha detto – dovrebbero invogliare le giovani donne prive di mezzi e lavoro fisso a fare figli. Chi non ha un lavoro fisso fa sempre più fatica. In una famiglia servono due stipendi, non esistono più le donne che stanno a casa. Se si vuole aiutare la famiglia bisogna tutelare le donne, fare in modo che non perdano il lavoro quando diventano madri. Una donna che diventa madre deve rinunciare alla carriera, l’uomo non ha questi problemi. La maternità va riconosciuta come un lavoro utile allo Stato”.
Adolfo Morandi (Fi-Pdl) ha ricordato che “in Italia c’è un sistema di protezione sociale che consente alle donne di essere madri, accudire i figli e tornare al lavoro. Il sottoscritto ha cinque figli e mia moglie è lavoratrice dipendente a tempo indeterminato. Credo che in Italia le tutele ci siano, per le donne lavoratrici. Uno degli obiettivi dell’attuale Governo è dare alle famiglie più incentivi arrivando anche al quoziente familiare. Il voto contrario della maggioranza è ideologico”.
William Garagnani (Pd) ha osservato: “il problema andrebbe diviso in due parti: il sostegno demografico e il sostegno alle famiglie, che sono due cose molto distinte. L’Italia è uno degli ultimi paesi per natalità ma uno dei primi al mondo per linee telefoniche mobili. Siamo un paese anziano. Le famiglie del ceto medio hanno pochi figli, perché avvertono di più l’insicurezza e il salto all’indietro. Credo che l’insicurezza tra i giovani sia un fattore frenante dei matrimoni e del farsi una famiglia con figli”.
Andrea Leoni (Fi-Pdl) ha ricordato che la mozione “chiede di prendere in considerazione le proposte formulate dal Forum delle famiglie, che non è un’associazione di terroristi, ma un’associazione di chiara ispirazione cattolica, dove sono anche presenti numerosi laici, e numerosi esponenti del Pd. Credevamo che questo potesse essere il punto di partenza per una discussione franca e serena”.
Barcaiuolo ha replicato: “capisco che ci sia chi non condivide questa proposta, a seconda degli approcci culturali. Il problema però nasce da chi ha sensibilità affini a queste proposte, ma non sa come districarsi. Il sistema fiscale ideale di Andreana è diverso dal mio, evidentemente”.
 

Azioni sul documento