10/11/2008

IL CONSIGLIO APPROVA LA DELIBERA SUL RILANCIO ATCM

Voto favorevole della maggioranza e del Gruppo indipendente per il centrosinistra, contrario di minoranza e non partecipazione al voto di Rifondazione e Verdi

Il dibattito che in Consiglio comunale a Modena ha preceduto l’approvazione della delibera per la procedura di selezione del partner industriale di minoranza di Atcm è stato nutrito. Il dispositivo è passato con il voto favorevole della maggioranza e del Gruppo indipendente per il centrosinistra, contrario della minoranza e con la non partecipazione al voto di Rifondazione comunista e Verdi.
Primo intervento è stato quello di Dante Mazzi di Fi-Pdl, che ha sottolineato come “oggi si fa un ulteriore passo di un percorso già iniziato. Lo scorso 19 maggio abbiamo già espresso il nostro parere. Se altri Comuni, anche di centrodestra, stanno percorrendo la stessa strada dell’Amministrazione comunale modenese, non significa che si tratti della strada giusta. Si doveva optare per una vera privatizzazione, si doveva avere il coraggio di andare fino in fondo per evitare sovrapposizioni di ruolo. Il fine pubblico viene già perseguito tramite gli indirizzi fissati dall’Amo”.
Per Adolfo Morandi di Fi-Pdl “dopo anni di management incompetente si è deciso di allontanare l’ultimo politico e porre rimedi. L’assessore ha detto che 6 milioni e mezzo sono superiori rispetto al capitale netto della società. Ma il patrimonio netto della società, oggi come oggi, è di 11 milioni di euro, quindi faccio fatica a capire perché si valuta maggiore il prezzo base di gara, a meno che non si sia dato per perso il valore netto dell’azienda. Perché dobbiamo andare a svendere il 49% della società?”
Secondo Ubaldo Fraulini del Pd “un’azienda di trasporti si giudica positivamente quando i ricavi superano il 30% delle uscite. Il fatto che ci siano 5 partner interessati alla partnership è un dato positivo. E’ importantissimo andare a intervenire sulla gestione, dobbiamo far ricrescere la domanda. E questa operazione si fa prevalentemente sugli incentivi, solo dopo sui divieti. Quindi abbonamenti scontati, che permettono l’uso di più mezzi, parcheggi scambiatori, così da spingere all’utilizzo per convenienza e facilitazione”.
Eugenia Rossi dell’Idv ha sottolineato che “siamo arrivati all’ultima votazione dopo un percorso condiviso, ora si affronta la parte giuridica, quindi nulla da dire. Solo alcune considerazioni: dobbiamo uscire dall’idea privato buono e pubblico cattivo o viceversa, il problema è quello di trovare la soluzione migliore. Dobbiamo dare il migliore servizio nella migliore gestione delle risorse. Oggi per meno di un km di distanza si prende la macchina, con 1 unico trasportato: bisogna fare un’operazione di cambiamento culturale, ma non possono mancare alternative valide”.
Per Ercole Toni del Pd “alcune delle aziende concorrenti sono assimilabili alla nostra, altre hanno ossature un po’ più robuste o sono cordate. La speranza è che chi andrà ad aggiudicarsi il ruolo di partner socio sia il più vicino possibile alle strategie di servizio e di territorio della nostra azienda, fermo restando il rispetto della selezione. Il 51% rimarrà comunque alla società di trasporto pubblico locale e ci sono una serie di clausole a garanzia del controllo dell’azienda”.
Sergio Rusticali ha affermato che “la nostra realtà comunale non poteva reggere una situazione del genere, che oggi ci permette di avere sul tavolo l’interesse all’acquisto di aziende. Credo che bisogna tenere in stretto raccordo l’equilibrio costi-ricavi e non c’è niente di meglio del privato per apportare un cambiamento nel modello organizzativo dell’azienda”.
L’assessore alla Mobilità Daniele Sitta ha replicato ai diversi interventi sottolineando “la netta separazione tra il ruolo dell’ente pubblico e quello dell’Agenzia della mobilità. L’azienda partner avrà un ruolo prettamente gestionale che gli viene affidato tramite gara. Stiamo agendo in termini pionieristici in questo percorso rispetto alle oltre 200 aziende in Italia di trasporto pubblico. I criteri e i punteggi saranno definiti, non sarà possibile nessuna soggettività nella scelta del partner”. Ha inoltre ribadito che “oggi il patrimonio netto dell’azienda è di 4 milioni 600 mila euro, quindi il prezzo a base di gara di 6 milioni 500 mila euro è superiore. Poi noi speriamo in qualcosa di più rispetto a questa quota. Una volta entrato, il partner dividerà profitti ma anche perdite con gli enti pubblici, per il 49%”. Le modifiche apportate questo ultimo anno e mezzo hanno introdotto miglioramenti e un maggior utilizzo da parte degli utenti, ma dobbiamo fare anche un attestato di modestia, accettando collaborazioni da aziende che possono avere più esperienza”.
Per le dichiarazioni di voto è intervenuto Sergio Celloni che ha chiesto “perché questi manager non ci sono stati prima? Bisogna fare un’analisi della realtà di Modena in termini di viabilità, poi si può intervenire, e qui non si è voluta dare l’attenzione dovuta al piano della mobilità, si è invece portata avanti una serie di trasferimenti in sede fissa. Penso che questa crisi sia voluta, per arrivare ad aprire a partner privati e a cedere l’ente. Non sono d’accordo, perché l’ente è pagato dai cittadini”.
Per Andrea Galli di An-Pdl, invece, “questa crisi non è affatto finta. Molte persone sono state messe in posizioni dirigenziali in Atcm a scapito di questa povera azienda. Le varie Amministrazioni che si sono susseguite hanno dimostrato l’assoluta incapacità di trovare un filo comune per dare una mission all’azienda. In questi ultimi anni le giunte modenesi hanno dilapidato le capacità di Atcm costruite con molta fatica”.
Angela Bellei di Rifondazione comunista, parlando anche a nome dei Verdi ha dichiarato: “Ribadiamo la nostra contrarietà alla privatizzazione. Crediamo che questa scelta non sia l’unica per affrontare e superare le difficoltà del trasporto pubblico: pubbliche devono rimanere la proprietà e la gestione. Le difficoltà di Atcm hanno origine in una poco lungimirante gestione e un piano della sosta che dava troppa priorità al trasporto privato. Chiamare i privati a gestire l’azienda non è una particolarità di Modena, ma è una scelta politica che non condividiamo anche ad altri livelli. Niente di più vecchio di un percorso di privatizzazione”.
Mauro Manfredini ha affermato: “Non sono riuscito a comprendere proprio tutto e ad approfondire l’argomento, né a chiedere aiuto a qualche collega della Lega Nord, ragion per cui non approfondisco, ma la tengo molto corta perché ho le idee chiare, voteremo contro”.
Isabella Massamba del gruppo indipendente per la Società civile ha annunciato il proprio voto a favore, sottolineando “la necessità di un controllo costante del pubblico sul partner privato. Chiedo controllo che non c’è stato nemmeno quando la gestione era pubblica. Dobbiamo ricordare che si parla di un patrimonio della cittadinanza modenese su cui si deve monitorare sempre”.
Per Antonio Maienza dei Popolari per il centrosinistra “questa delibera va verso l’innovazione. Modena si candida a gareggiare su gare nazionali ed internazionali, e stavolta ospita a sua volta una gare di questi livelli, si vede che è appetibile. Siamo qui a segnalare una inversione di tendenza, ben vengano i francesi che possono portare quell’efficienza che hanno là. Mi auguro che il 49% vada a incidere nella redazione di un nuovo piano di trasporto pubblico. Credo che il nostro trasporto pubblico tornerà ad essere efficiente”.
Dante Mazzi di Fi-Pdl ha ribadito che “c’è una contrapposizione di ruoli che andrebbe evitata. Ci sono degli strumenti, visto che siamo un Comune moderno: scegliamo la strada per cercare soluzioni innovative, queste sono mezze scelte quando si potrebbe andare ben oltre. Bisogna liberare risorse per altri scopi”.
A chiudere il dibattito il consigliere del Pd Enrico Artioli che ha sottolineato come “l’Atcm veniva da una fase di difficoltà, l’Amministrazione ha messo in campo un ventaglio di interventi, tra cui una serie di incentivi, le corsie preferenziali e, ad ultimo, la ricerca di un partner privato: mettere completamente l’azienda a mercato adesso avrebbe significato distruggere il patrimonio che avevamo fino ad ora. L’aspetto tecnico del nuovo piano industriale diventa decisivo, oltre che quello economico”.
 

Azioni sul documento