“Le previsioni estrattive nella zona di San Cesario non comportano, in base ai dati in nostro possesso, rischi per il nostro acquedotto”. Lo ha detto in consiglio comunale l’assessore all’Ambiente Giovanni Franco Orlando rispondendo a un’interpellanza di Dante Mazzi (Fi-Pdl). Mazzi ha chiesto se “nell’ambito di un’azione preventiva di tutela e salvaguardia dell’acqua di Modena, l’Amministrazione abbia presentato alla Provincia osservazioni alla variante generale al Piano delle attività estrattive. La prevista pianificazione nel territorio di San Cesario comporterebbe sovrapposizione in zone di rispetto dell’acquedotto, con conseguenze negative per l’acqua destinata al consumo dei cittadini modenesi”. Mazzi ha chiesto all’assessore di fornire “garanzie che le future escavazioni non pregiudicheranno il fabbisogno e la qualità dell’acqua ad uso dei cittadini e che eventuali conseguenze negative non comportino aumenti tariffari per la copertura di maggiori costi di approvvigionamento”.
L’assessore ha precisato che “le estrazioni previste dal nuovo piano nel polo San Cesario sono in massima parte completamenti, con relativo ripristino ambientale, di aree già interessate da attività estrattiva. Questo non contrasta con i vincoli di rispetto dei pozzi. Una delle due aree in cui sono previste nuove attività di estrazione è invece soggetta a specifici vincoli previsti dalla legge regionale”.
Nel corso del dibattito, Isabella Massamba (Indipendente di sinistra) ha portato in aula alcuni dati sul Comune di San Cesario, la cui superficie di scavo “è del 13% del territorio. Alcune zone di estrazione sono di particolare interesse ambientale e vulnerabilità degli acquiferi. In queste zone vincolate sarebbe meglio non scavare, ma l’autorizzazione è stata data in quanto in parte già compromesse. Gli scavi sono consentiti fino a una profondità di 10 metri, nonostante il parere negativo dell’Agenzia del territorio che vieta gli scavi dove c’è connessione con la falda. Per molte cave non sono ancora iniziati i lavori di recupero. Solo a San Cesario dovrebbero essere realizzati oltre 2 milioni di euro di opere compensative. Nella cava Saletta la profondità di scavo è giunta a 15 metri. Le opere di scavo dovrebbero essere ridotte e quelle di ripristino garantite nei tempi prefissati”.
Mauro Manfredini (Lega Nord) ha ricordato che “con il nuovo piano si danno 500 mila metri cubi di ghiaia a quegli stessi impianti che dovrebbero essere chiusi, e che nel precedente piano avevano diritto a 300 mila metri cubi. Le norme prevedono che chi non ha rispettato accordi precedenti non potrebbe avere nuove concessioni. 500 mila metri cubi di ghiaia valgono un milione di euro, è praticamente il nostro petrolio. E ora che si sta esaurendo continuiamo a devastare il nostro territorio. La cosa preoccupante poi è che queste falde forniscono acqua a tanti comuni”.
Mauro Tesauro (Verdi) ha espresso “preoccupazione per l’imponenza di queste escavazioni, con tutte le conseguenze sull’ambiente e sulle risorse idriche”. Tesauro ha ricordato che i Verdi e altre forze politiche hanno presentato numerose osservazioni al Piano delle attività estrattive in Provincia “per ridurre e rendere sostenibili le escavazioni”.
Sergio Celloni (Pl) ha citato un proprio ordine del giorno sul tema e ricordato che “il Piano delle attività estrattive non è rispondente alle esigenze edilizie e infrastrutturali del territorio. È nato un Comitato, che porta avanti istanze fondamentali, per ovvie ragioni, sul discorso delle falde acquifere e dello sfregio al territorio. Piumazzo, San Cesario, La California, hanno voragini più grandi degli interi paesi, proprio al confine con l’abitato. Le escavazioni hanno profondità molto discutibili, arrivano anche a 21 metri. A questi Comuni vengono date compensazioni, ma viene tolta la terra”.
Dante Mazzi ha replicato definendo “una non risposta” l’intervento dell’assessore: “contraddice quello che dicono gli esperti dell’Agenzia d’ambito. Ci sono contraddizioni tra questo piano e la tutela delle acque, e l’assessore ha fatto l’ennesima figuraccia, con questa risposta. Questa non è una risposta da assessore all’Ambiente. Del resto, anche nel caso della delibera sulla Tia ci fu un errore madornale che costrinse l’assessore a tornare a casa. Questo assessore è una sciagura per la città e non ha argomenti per replicare”.
L’assessore Orlando ha ripreso osservando: “non scenderò nella polemica, i miei modi sono altri. Il Comune di Modena non ha presentato osservazioni sulle attività estrattive nel Comune di San Cesario, e ho spiegato perché. Ci saranno altri organi che hanno ritenuto opportuno farlo, e la Provincia vedrà in che modo tenerne conto”.
Il Consiglio è stato temporaneamente sospeso, poi l’assessore ha proseguito nella risposta, concludendo “il fine propagandistico di questa interrogazione è evidente. In ogni caso, rispondendo anche agli altri consiglieri, torneremo presto, in quest’aula, sul tema delle attività estrattive nel Comune di Modena. Abbiamo superato alcuni poli estrattivi e realizzato alcuni interventi migliorativi dal punto di vista ambientale. Secondo i dati in nostro possesso, rispetto al polo San Cesario non ci sono rischi per il nostro acquedotto”.
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