Approvato un ordine del giorno presentato in occasione del Consiglio sull'economia
“Garantire il coordinamento tra gli attori locali dello sviluppo e promuovere un percorso di concertazione per definire un Patto Economico e Sociale per lo Sviluppo”, che contenga gli assi strategici di sviluppo futuro della nostra città”. È quello che il Consiglio comunale chiede alla Giunta in occasione del Consiglio comunale tematico sull'economia, con l’ordine del giorno presentato in aula da Michele Andreana (Pd) e approvato con il voto favorevole della maggioranza e il voto contrario di Forza Italia, Modena a colori e Popolari liberali.
È stata invece respinta, con il voto favorevole di Forza Italia e Popolari liberali e il voto contrario di maggioranza e Modena a colori, la mozione presentata in aula da Sergio Celloni (Ppl) sul tema “la crisi economica del territorio modenese –emiliano non va ricercata nelle aziende e nella mancanza di loro competitività, ma nella politica territoriale che non vuole fare impresa e privilegia esclusivamente le cooperative”.
Le mozioni sono state presentate dopo gli interventi dell’assessore alle Politiche economiche Stefano Prampolini e degli esperti del Centro di analisi delle Politiche pubbliche dell’Università di Modena e Reggio Emilia Giuseppe Fiorani e Paolo Bosi.
Giuseppe Fiorani ha sintetizzato alcuni dei temi principali delineati nell’indagine “L’economia modenese e il suo distretto” realizzata mettendo a confronto i dati su economia, occupazione, mondo delle imprese nel decennio 1996-2006.
Paolo Bosi ha sottolineato nel suo intervento le nuove sfide poste all’economia modenese dalla congiuntura globale: “sembra evidente, dai dati che abbiamo messo insieme, che la peculiarità di Modena rischia di appannarsi e che c’è una tendenza all’omologazione tra il nostro territorio e altri. Ci saranno, in futuro, dei tassi di crescita non molto elevati, con ritorni non elevatissimi della crescita in termini di occupazione. La ristrutturazione è avvenuta in molti settori e continuerà. La globalizzazione, anche se non assume le forme estreme della delocalizzazione, cambia però radicalmente il rapporto tra economia e società”. Secondo Bosi, a Modena la disponibilità di capitale sociale elevato garantiva, in passato, che i profitti delle imprese si trasformassero in benessere locale. “Ora, questo non è più garantito. E allo stesso tempo, i meccanismi di sostegno delle reti familiari sono messi in discussione dai fenomeni migratori. Ci sono alcuni grandi nodi come l’immigrazione, la congestione urbana, l’invecchiamento della popolazione, l’aumento delle disuguaglianze e della povertà in alcuni strati deboli della popolazione”.
Nel presentare la propria mozione, Michele Andreana ha evidenziato come linee d’azione per il futuro “lo sviluppo dei servizi alle imprese, la tutela del lavoro, il governo dei fenomeni migratori tramite l’integrazione, l’investimento continuo nel capitale umano, la programmazione e la scelta del modello di welfare locale di medio/lungo periodo in relazione all’evoluzione della struttura demografica, il perseguimento di una programmazione territoriale e di mobilità delle merci e delle persone finalizzata all’ottenimento di economie urbane e rispetto del territorio”.
Sergio Celloni è poi intervenuto presentando il proprio ordine del giorno, ribadendo che “dalla produttività nasce il sociale. Ma io ho vissuto in questi anni, come imprenditore, una forte penalizzazione. Non soltanto a causa della globalizzazione e di tutti quei problemi che vive oggi la piccola media impresa. Eppure oggi ci sono tante aziende, come in Cina e in altri paesi dove non si bada al sociale e alla qualità del lavoro. La crescita deve essere libera e senza privilegi, senza distinzioni e disuguaglianze sul mondo del lavoro. Ci devono essere strumenti che stabiliscano quanto costa un prodotto a Modena, in Italia o all’estero. Ci deve essere una meritocrazia”.
Nel dibattito è intervenuto Davide Torrini (Udc) affermando: “è oramai consolidato a livello demografico il fattore sostitutivo degli immigrati rispetto alla bassa natalità degli italiani. Credo che questo possa aiutarci ad affrontare il tema dell’immigrazione senza ideologia. I lavoratori stranieri fanno i lavori che gli italiani non sono più disposti a fare, e spesso svolgono compiti importanti nelle nostre famiglie. Per noi, come Udc, è un elemento importante, un dato reale che riguarda le imprese e le famiglie. È sempre più evidente come si debba accogliere gli immigrati da una chiarezza di posizioni culturali. Solo così il tema non si trasforma in automatico nel tema della sicurezza. È necessario riaffermare le nostre radici, che sono anche cristiane. Non è vero che si debbano ridurre le nostre particolarità per accogliere chi è diverso. Credo che la nostra società debba essere anche multietnica e multiculturale, nel rispetto della diversità di tutti. L’altro elemento è che questo principio sostitutivo non deve andare all’infinito. Non è possibile che la nostra nazione vada avanti senza che noi riprendiamo a fare dei figli. Dobbiamo chiederci perché le donne e le coppie rinunciano a investire nei figli. Avviene perché non li vogliamo, per una libera scelta o perché in questo contesto significa fare troppi sacrifici ed essere poveri? Credo dunque che si debbano aiutare le famiglie, specie le più numerose. Quello dei nidi aziendali, fortunatamente, è un tema in cui l’ideologia ha lasciato il posto alla realtà”.
Mara Masini (Pd) ha posto l’accento sulla crisi della filiera del Parmigiano reggiano che investe numerose aziende del settore agroalimentare del territorio modenese, riportando però come un dato positivo la varietà della popolazione di imprese insediate a Modena: “la contemporanea presenza di imprese artigianali, individuali e società di capitali costituiscono, a mio parere, un patrimonio importante. I gruppi multinazionali che hanno investito a Modena hanno tenuto conto dell’elevata specializzazione della nostra manodopera. Il tessuto produttivo esprime inoltre una forte presenza di società cooperative, fortemente legate con il territorio, non per motivi ideologici ma per il modo in cui creano valore. È difficile che una cooperativa possa delocalizzare, perché ne verrebbero meno i presupposti stessi. Un modello di impresa che restituisce al territorio vantaggi diretti e indiretti. Quando si vende un prodotto tipico, si promuove anche il territorio. Occorre però investire sulla conoscenza, ponendosi come cerniera tra il mondo della ricerca e quello delle imprese, soprattutto piccole e medie, qualificando ulteriormente il sistema dell’innovazione e del trasferimento tecnologico”.
Mauro Manfredini (Lega Nord) ha affermato che il materiale presentato era più proprio di una lezione universitaria che di una sede politica, rilevando che “l’attuale equilibrio della rete è stato realizzato sul sangue delle piccole imprese, che hanno solo pagato, non hanno mai chiesto nulla e mai ricevuto aiuti né dallo Stato né dai Comuni. Da un’attenta analisi di questo rapporto risulta che ci sono vincitori e perdenti: si sostiene che abbiano vinto i consumatori, ma io non mi accontento di un ammasso di dati e chiedo all’assessore di indicare tempi certi per gli interventi che l’Amministrazione metterà in campo per le piccole imprese commerciali”. In particolare, Manfredini ha fatto riferimento al Mercato ortofrutticolo all’ingrosso, magari che abbia anche le caratteristiche di un grande Farmer market. Ha inoltre definito “scandalosa” l’esperienza di Modenamoremio, “che ora si trova a rappresentare circa un quarto dei commercianti del centro storico”. Ha infine ricordato che “è necessario ripristinare la rettitudine nella spesa pubblica e tagliare ciò che non ha altra finalità che il consenso”. Ha poi ricordato che la richiesta di un Consiglio comunale tematico veniva da una propria interrogazione presentata nel 2006.
Giorgio Prampolini (Sinistra democratica) ha espresso apprezzamento per l’indagine realizzata, osservando: “una riflessione seria va fatta proprio a partire da questo lavoro, di cui condivido il metodo. Una discussione in Consiglio comunale, poi in Camera di commercio, ma credo sarebbe utile discuterne anche con il terzo settore e con le banche. Credo che sarebbe anche utile confrontarsi con i sindaci dei paesi vicini, nonostante le difficoltà che spesso ci sono nei rapporti tra le istituzioni, superando le gelosie. La dimensione delle città europee è sui 300 mila abitanti e credo che dovremmo imparare a gestire questa dimensione, sia considerando Modena strettamente legata ai comuni confinanti, sia considerando quella che la Fondazione Del Monte ha chiamato “Città Emilia”. Qui da noi, l’occupazione ha già raggiunto i livelli di Lisbona, mentre invece non siamo così veloci in termini di ricerca e sviluppo e di capitale umano e siamo in sofferenza per l’ambiente”.
Achille Caropreso, Pd, ha espresso alcune considerazioni sul calo della natalità, chiedendosi “perché gli stranieri fanno figli e gli italiani no. Gli stranieri”, ha affermato, “fanno figli perché hanno uno stile di vita che prevede molte meno spese del nostro, non prevede vacanze al mare o settimane bianche, e può basarsi sui proventi di un semplice negozietto di alimentari. Questo è un aspetto etico e di radici su cui è opportuno riflettere. Nel campo dell’edilizia, gli accenti del centro e del sud Italia sono stati sostituiti dalle lingue del Maghreb. E questo ha conseguenze anche sul welfare. Le persone che vengono a lavorare e vivere nel nostro paese non vanno considerate soltanto in termini di forza lavoro, ma come nuovi cittadini che poi porteranno la nostra cultura, la conoscenza del nostro territorio, le nostre eccellenze, in tutto il mondo”.
Sergio Celloni (Ppl) è nuovamente intervenuto definendo il Consiglio comunale “non abbastanza attento al territorio” e sottolineando che “un sistema meritocratico è anche democratico, mentre l’appiattimento non porta a nulla”. Celloni ha inoltre portato l’esempio di giovani coppie con stipendi di 1100 euro al mese, osservando: “un bimbo nella scuola materna costa sui 400 euro al mese, cosa rimane alle famiglie dopo che hanno pagato l’affitto? In Francia ti danno 100 o 200 euro al mese per ogni figlio. Vorremmo che le istituzioni e le banche fossero realmente trasparenti, con un’economia reale e non virtuale. La piccola e media impresa è il tessuto portante di un’economia che tutto il mondo ci invidia. Ci sono un’orda di ragazze slave, lettoni, che stanno arrivando in Italia e rovinando il Nord Est, con una levata di scudi delle signore cui vengono rubati i mariti. Sull’integrazione si gioca il futuro e la vita di domani. Ci sono 50 mila immigrati regolari e altrettanti non regolari. Non si può dire che li prendiamo e basta: devono dormire, lavorare, mangiare, portare i loro bimbi a scuola senza che siano un deterrente per i nostri”.
Ercole Toni, Pd, ha esordito riportando l’inizio dell’ordine del giorno presentato dalla maggioranza: “lo sviluppo e la crescita economica di una comunità locale deve essere supportata da forme di relazione tra il mondo produttivo, le istituzioni locali, le associazioni e i sindacali in una logica di valorizzazione e messa a sistema degli interessi dei singoli soggetti, in una visione più complessiva che abbia come prioritario sempre l’interesse collettivo. In una società globale in cui le città diventano un motore della crescita e in cui l'economia è sempre di meno un'economia urbana, e sempre più un sistema territoriale in cui le interazioni tra imprese e comunità si influenzano reciprocamente, il Comune è chiamato a svolgere un ruolo di coordinamento e di promozione dello sviluppo economico locale”. Toni si è inoltre complimentato con gli esperti dell’Università per l’ampio e dettagliato lavoro svolto, e ha sottolineato l’importanza di investire “sulla creatività modenese, contro il precariato, sui giovani, sulla formazione di competenze anche nella manovalanza più umile, nell’interesse sia del lavoratore che dell’azienda”. Ha poi aggiunto: “ho trovato nel rapporto diversi termini inglesi come sprawl che sintetizzano bene le problematiche del nostro territorio, quella dispersione urbana dovuta agli insediamenti selvaggi che crea tanti problemi. Intervenire sulle criticità non è facile, ma credo nella solidarietà come alternativa al gioco del massacro”.
Alvaro Colombo, Prc, ha ringraziato l’assessorato e il Centro di analisi delle politiche pubbliche per il documento prodotto. Ha poi messo in evidenza l’importanza dell’equità sociale e di un intervento serio sul problema dei “cattivi lavori, che non portano stabilità, non danno salari giusti e relegano i lavoratori nella trappola della povertà. Questa precarizzazione”, ha osservato, “investe soprattutto i giovani, anche nel pubblico impiego”. Colombo ha poi posto l’accento sul tema del welfare, “che a Modena abbiamo costruito e stiamo costruendo come welfare mix per affrontare il tema ineludibile delle risorse. Non è però possibile giocare con il welfare e le risorse invocando sempre dall’altra parte il bisogno di un basso prelievo fiscale. Il prelievo fiscale deve essere equo ma adeguato a garantire un welfare universale. Il welfare non può essere marginale, se vogliamo che sia una politica di sviluppo per il nostro territorio”.
Anche Michele Andreana, Pd, ha esordito con un apprezzamento per l’impostazione del lavoro presentato: “trovo importante guardare all’economia tenendo conto delle imprese ma anche delle persone e del mercato del lavoro”. Ha inoltre evidenziato come anche gli altri soggetti economici e sociali del territorio siano chiamati al dibattito nell’incontro pubblico programmato per il 10 ottobre. “Il rapporto sottolinea la vocazione manifatturiera del territorio”, ha aggiunto Andreana, “smentendo in parte la propaganda in base alla quale non avremmo saputo gestire la globalizzazione. Restano dei problemi, ma abbiamo verificato che la struttura manifatturiera ha tenuto di fronte alla globalizzazione. Il nostro sistema produttivo è vitale. Le criticità ci sono, sono anche conseguenza del declino del nostro paese. Le imprese però hanno recuperato competitività anche attraverso il processo di terziarizzazione, sia attraverso l’economia della conoscenza sia per abbassare il costo del lavoro. L’efficienza dei sistemi di tutela nel terziario non è infatti così alta come nell’industria. Si altera così la distribuzione del reddito, con le caratteristiche presentate nel rapporto. Se non vogliamo assistere passivamente a una crescita di questa area di competizione, dobbiamo intervenire perché i servizi alla persona e alle imprese crescano in termini di qualità”.
Giuseppe Campana, Pd, ha affermato: “dobbiamo tenere presente che l’immigrazione, oltre ad essere una risorsa, crea anche delle problematiche. Non c’è sempre bisogno di fare punti al teatrino elettorale rivendicando le radici cristiane della società. Credo che i principi di laicità e pluralismo della nostra Costituzione tutelino tutti, senza bisogno di privilegi. Certo, se dilaga il disprezzo per la Costituzione allora ci sono dei rischi. Esprimo infine un alto consenso sulla necessità di sostituire il rituale riferimento alla crescita del pil come valore assoluto con il riferimento al livello di reddito percepito, se ho ben inteso le osservazioni di Bosi. Il livello di reddito pro capite è riferito anche al contesto in cui si colloca: servizi, ambiente urbano, tutela della persona. Le mie sottolineature personali vanno all’esigenza di lavorare a un nuovo patto sociale e a un progetto di città nuovo. Con tutto il rispetto a chi ha ben operato fino ad ora, dobbiamo essere consapevoli che si deve lavorare per i prossimi decenni, con grande impegno intellettuale di tutte le istanze cittadine e non solo degli addetti ai lavori: il settore pubblico, i privati, per essere all’altezza di questi grandi problemi che ci aspettano. La mia ultima sottolineatura è per la centralità della scuola italiana e modenese e del sistema formativo”.
Antonio Maienza (Popolari per il centrosinistra), ha osservato: “credo che, nonostante le diverse crisi che si sono succedute, il nostro sistema economico abbia tenuto grazie all’innovazione, alla capacità dei cittadini modenesi di concertazione, e alle oculate politiche del nostro Comune. Credo che si debba difendere il meglio della nostra tradizione, ma anche guardare in avanti e affrontare i nuovi problemi, avendo sempre a cuore la persona, il potenziamento dei servizi sociali, per la famiglia, per le persone anziane e sole. L’immigrazione a Modena ha portato significativi cambiamenti demografici. Ad oggi Modena supera i 180 mila abitanti e ci stiamo avviando, nel 2025, ad averne circa 220 mila. Tutto questo inciderà sul mercato del lavoro e sull’occupazione, dove potrebbe esserci qualche segno di crisi o flessione, nonostante rispetto ad altre regioni italiane ci si possa ancora ritenere fortunati. La disoccupazione in Italia in totale va sempre peggio nel secondo trimestre del 2008 e credo che le politiche del Governo siano fragili e inesistenti in questo ambito. Si sentono i segni della crisi, della stagnazione, della recessione, della caduta delle borse mondiali”.
Enrico Artioli, Pd, ha esordito sottolineando la centralità del tema della formazione. Ha espresso apprezzamento per la definizione di “impresa come prodotto sociale che si sviluppa all’interno della società. Il focus evidenzia che l’economia riguarda non la sola città ma un’area vasta che comprende anche i comuni confinanti. Anche l’aspetto della mobilità e altri fenomeni connessi non riguardano solo il Comune di Modena, quindi credo che sia necessario un forte raccordo tra le diverse istituzioni. Emerge una città ricca, con un forte benessere, una popolazione che invecchia, elementi forti di congestione. È in crescita la disuguaglianza e sarebbe importante individuare dei meccanismi di redistribuzione del reddito. Siamo in una situazione positiva frutto di miglioramenti e riorganizzazioni delle aziende, ma lo scenario che ci aspetta richiede delle scelte politiche. Ci sono comparti maturi e saturi come quello ceramico, si tratta di pensare a strategie che ci consentano di conservare il nostro benessere. L’economia della qualità richiede conoscenza. Il sistema formativo è articolato tra istruzione, formazione professionale e università e necessita di un forte raccordo con il sistema produttivo. Inoltre, deve essere meglio definita la formazione post diploma con i poli tecnologici di eccellenza”.
L’assessore all’Istruzione Adriana Querzè ha affermato: “veniamo criticati per avere cambiato bandiera, invece credo che siamo un’Amministrazione che riesce a rispondere ai bisogni della popolazione. Lo facciamo con un welfare sociale e non residuale. Lisbona ha fissato l’obiettivo di copertura del 33% di posti nido per il 2010 e noi siamo al 38%. Risultati cui siamo arrivati con le sole nostre forze. Ed è qui che sta il problema della sostenibilità del welfare. Il welfare avrà dei problemi in futuro se non decideremo che lo stato deve assumersi la garanzia dei livelli essenziali. Se non sarà così, sicuramente i comuni avranno dei problemi. Non dobbiamo concettualizzare questo problema come se fosse modenese. È un problema di sistema e a queste condizioni fatica a stare in piedi, ma dal punto di vista locale abbiamo cercato di dare risposte con il welfare mix. Credo che la responsabilità sociale delle imprese sia un valore da sollecitare. Non risolve i problemi del welfare, ma il primo indicatore di responsabilità sociale è dato dal fatto che le imprese applichino le leggi e gli accordi sindacali, evitando le forme nascoste, presenti anche sul nostro territorio, di licenziamento o mobbing di donne che stanno a casa in gravidanza o accudendo il proprio bambino. Il patto sociale sta in piedi se tutti rispettiamo le regole. Nel rapporto tra formazione e imprese credo sia importante, oggi, alzare lo sguardo. Da un po’ di tempo i tecnici e i professionali sono diventate le scuole di accoglienza delle situazioni di disagio, a causa dell’inerzia di tutti i governi di questo paese a intervenire sulle scuole superiori, mentre c’è una forte propensione a intervenire sulla scuola elementare. Manca nel nostro paese la cultura del lavoro. Si è fatta strada l’idea che per fare soldi servano manovre speculative o la partecipazione ai telequiz. È questo che dal punto di vista culturale ha messo in crisi gli istituti tecnici”.
Baldo Flori di Modena a colori ha definito “molto interessante” il dibattito e ricordato i tempi lunghi che hanno preceduto il consiglio comunale tematico. “Ci pare però”, ha detto Flori, “che le risposte ai problemi dei modenesi siano state molto timide. La nostra impressione è che non si vogliano scoprire le carte in attesa di un confronto elettorale e di eventuali nuove alleanze. Si dice che al territorio tocca l’operatività, ma crediamo che questa iniziativa di oggi in questo senso sia stata e rimanga un’occasione persa. A meno che il necessario lavoro dell’assessore sia stato sostituito dall’ordine del giorno di maggioranza che insiste sulla governance. O forse il documento vero è quello di Sitta sulla città futura, mai discusso da questo Consiglio comunale e oggi messo all’indice anche da alcuni potenziali alleati. Non si vogliono ripercorrere qui le vecchie strade dello sviluppo pianificato dall’alto, ma in ogni caso servono scelte e proposte. Abbiamo invece l’impressione di una difesa a oltranza dell’esistente. Servono scelte di cambiamento, come ha ricordato in modo brillante il professor Bosi, che ci è sembrato nel suo intervento ancora più netto che nel testo del documento, individuando punti problematici su cui lavorare. Cosa è che questa Giunta non sa o non vuole ancora fare? Porre attenzione al cambiamento e alle strade da percorrere per affrontarlo. A meno che non si voglia appaltare a qualche benemerita Fondazione il lavoro di riflessione sul futuro”.
Ivo Esposito di Forza Italia ha affermato: “credo si debba premiare la capacità individuale per valorizzare il protagonismo dei singoli. Abbiamo dimenticato in questo Consiglio tematico il fatto che Modena è oggetto di un attacco da parte della malavita, che inquina anche il mondo economico. Un tema sollevato dal procuratore capo e anche da tutte le forze politiche. Non possiamo fare finta di non sapere che a Modena ci sono i casalesi e che tante persone si sono trovate vittime di vessazioni di quell’orrenda organizzazione che è la camorra. La camorra non fa morti eccellenti, ma fatti, entra nell’edilizia, nella ristorazione. C’è bisogno di fare economia anche attraverso l’ordine pubblico. Dobbiamo avere il coraggio di dire che Modena non è più un’isola felice, ma è al centro degli interessi dei casalesi. La camorra è come la cenere, che quando non riesce ad accendere un fuoco da una parte si sfoga da un’altra parte. Cosa c’è di più facile che apparire in un’economia ancora pulita e sana? È un tema serio che ci deve vedere protagonisti in prima linea con il coraggio di osare. Trent’anni fa, Castelvolturno non era una terra di camorra ma di lavoro. Lo stato l’ha dimenticata rendendola un terreno fertile per queste organizzazioni. Purtroppo sta succedendo anche da noi e bisogna attivarsi fattivamente per difendere chi ha un’impresa, non solo i campani ma anche i modenesi figli e nipoti di modenesi. Ci vuole uno stato presente e degli enti locali forti”.
Adolfo Morandi di Forza Italia ha osservato: “credo che il mondo manifatturiero sia la parte prevalente della nostra economia, che fa da traino al commercio e ai servizi. Lo scenario che emerge dalla relazione, che ho letto solo frettolosamente, mostra un’economia modenese fortemente radicata e ben funzionante, un mondo delle imprese che in questi anni ha saputo trovare uno sbocco sui mercati attraverso la qualità e il miglioramento costante, una ricerca fatta all’interno delle imprese per cercare la qualità dei prodotti e i mercati, anche di nicchia, che possono dare i migliori risultati. Bisogna però ricordare che i nuovi competitor come Cina e India hanno già grandi capacità in ambito tecnologico, i cinesi hanno spedito una persona nello spazio. Per quanto riguarda la ricerca credo che servano investimenti ma anche, come ha affermato l’assessore Querzè, sugli istituti professionali per potenziare la cultura del lavoro. L’innovazione va sostenuta fornendo ciò che è necessario per l’ampliamento dei poli tecnologici e di ricerca. Per quanto riguarda l’immigrazione, il professor Bosi ha detto chiaramente che non necessariamente l’immigrazione porta vantaggi alla nostra economia. Esistono infatti paesi che riescono a produrre manufatti a prezzi enormemente più bassi dei nostri. Noi dobbiamo puntare sulla qualità e invece se puntiamo sull’immigrazione corriamo il rischio di trovarci con una popolazione che fa un lavoro povero e ha scarse competenze. La popolazione che deriva dall’immigrazione potrebbe andare a incrementare il numero dei poveri. L’immigrazione va governata ma non incentivata all’estremo: si parla del 20-25% ma mi pare eccessivo per le esigenze della nostra economia”.
Michele Andreana è intervenuto per replica rispondendo a Flori: “il nostro ordine del giorno è stato giudicato poco coraggioso, ma credo che il significato stia da un’altra parte. Non proponiamo soluzioni, ma segnaliamo dei nodi strategici sui quali lavorare insieme alle parti sociali. Avremmo accettato suggerimenti su quali temi inserire e considerare strategici, ma non una critica di questo tipo”.
Sergio Celloni ha invece replicato aggiungendo: “ritengo che una realtà importante come il mondo del lavoro e dell’impresa debba essere argomento di maggior trattazione di questo Consiglio. Parlare di impresa quando oramai la consigliatura si sta chiudendo, non so fino a che punto conti. Fare proposte su un tema così importante forse andava fatto in fase preliminare”.
L’assessore alle Politiche economiche Stefano Prampolini è intervenuto rispondendo su alcune questioni sollevate dal consigliere Manfredini: “il commercio a Modena conta circa 3.400 imprese. Distribuite in modo omogeneo sul territorio comunale, sono articolate in diverse forme: tre grandi ipermercati, una decina di centri di vicinato di quartiere, molti minimarket e oltre tremila piccoli punti vendita. Il turnover è elevato ma l’andamento è positivo. Confermo la nostra scelta di valorizzare il commercio di vicinato per la sua insostituibile funzione di presidio del territorio e servizio. Vogliamo continuare a privilegiare l’innovazione e il commercio insediato nei quartieri. Si è parlato del Mercato ortofrutticolo, abbiamo fatto una proposta che i grossisti hanno accolto con favore. Per la filiera corta, esiste un mercato dei produttori agricoli all’interno del mercato straordinario, una volta ogni tre settimane, e il mercato bisettimanale biologico Biopomposa. I rapporti con i consorzi ci sono e sono buoni. Su Modenamoremio sono state richiamate situazioni non vere. I soci sono cresciuti e ora sono oltre 200”.
Il sindaco Giorgio Pighi ha concluso il dibattito affermando: “penso che non ci sia modo migliore di quello di oggi per il Consiglio di sottolineare l’importanza della Facoltà di economia per la nostra città. Negli anni si è cementata una sinergia che si manifesta con momenti di collaborazione costante con l’Amministrazione comunale. In questo Consiglio tematico abbiamo potuto lavorare su un documento scientifico di grande ricchezza, che nell’ambito di questo mandato rappresenta uno dei più significativi approfondimenti. Ha coniugato la base scientifica con la riflessione politica aiutando una discussione di buon livello. Il nostro territorio si conferma tra i più equilibrati d’Europa, come coesione sociale e benessere dei cittadini. Nel tempo, le nuove sfide hanno reso necessario correggere le tendenze e le scelte. I nodi emergono oramai in tutta la loro forza, più chiaramente che alcuni anni fa. C’è stato un rafforzamento economico del capoluogo, grazie anche all’ottimo lavoro per la crescita e l’evoluzione tecnologica delle nostre imprese. Dal punto di vista dell’insediamento abitativo serve un riequilibrio: è inevitabile che il capoluogo attragga movimenti, ma si può fare molto sul trasporto pubblico e sulla viabilità. Per quanto riguarda il governo delle migrazioni, condivido le analisi del professor Bosi, soprattutto una considerazione che ho ripreso anche parlando di sicurezza urbana. Sul tema della migrazione abbiamo costruito un sistema di valori. I sistemi legali ed economici hanno delle compatibilità e delle contraddizioni rispetto alle quali bisogna essere lucidi nell’analisi. Il tema del lavoro che i modenesi e gli italiani non vogliono fare, il tema dei contributi e delle tasse che l’immigrazione porta all’erario, ma anche un certo riequilibrio dello sbilancio demografico. Oggi risolvono dei problemi, ma non sono fenomeni a costo zero. Servono soluzioni che non vadano solo nell’immediato, ma che guardano al futuro. Ci sono alcune risposte che hanno la testa girata indietro, ma i temi invece richiedono risposte nuove: la crisi del commercio, lo spaesamento dei piccoli centri. Mi pare che alcuni elementi degli interventi di Flori e Morandi vadano colti: bisogna che questo Consiglio accetti fino in fondo la sfida del dibattito alto, dei temi alti e della loro complessità. La semplificazione della contumelia politica oramai non interessa più a nessuno. Questo era il nostro scopo, che ritengo riuscito. Ringrazio i professori Bosi e Fiorani e il lavoro tenace dell’assessore Prampolini”.
È stata invece respinta, con il voto favorevole di Forza Italia e Popolari liberali e il voto contrario di maggioranza e Modena a colori, la mozione presentata in aula da Sergio Celloni (Ppl) sul tema “la crisi economica del territorio modenese –emiliano non va ricercata nelle aziende e nella mancanza di loro competitività, ma nella politica territoriale che non vuole fare impresa e privilegia esclusivamente le cooperative”.
Le mozioni sono state presentate dopo gli interventi dell’assessore alle Politiche economiche Stefano Prampolini e degli esperti del Centro di analisi delle Politiche pubbliche dell’Università di Modena e Reggio Emilia Giuseppe Fiorani e Paolo Bosi.
Giuseppe Fiorani ha sintetizzato alcuni dei temi principali delineati nell’indagine “L’economia modenese e il suo distretto” realizzata mettendo a confronto i dati su economia, occupazione, mondo delle imprese nel decennio 1996-2006.
Paolo Bosi ha sottolineato nel suo intervento le nuove sfide poste all’economia modenese dalla congiuntura globale: “sembra evidente, dai dati che abbiamo messo insieme, che la peculiarità di Modena rischia di appannarsi e che c’è una tendenza all’omologazione tra il nostro territorio e altri. Ci saranno, in futuro, dei tassi di crescita non molto elevati, con ritorni non elevatissimi della crescita in termini di occupazione. La ristrutturazione è avvenuta in molti settori e continuerà. La globalizzazione, anche se non assume le forme estreme della delocalizzazione, cambia però radicalmente il rapporto tra economia e società”. Secondo Bosi, a Modena la disponibilità di capitale sociale elevato garantiva, in passato, che i profitti delle imprese si trasformassero in benessere locale. “Ora, questo non è più garantito. E allo stesso tempo, i meccanismi di sostegno delle reti familiari sono messi in discussione dai fenomeni migratori. Ci sono alcuni grandi nodi come l’immigrazione, la congestione urbana, l’invecchiamento della popolazione, l’aumento delle disuguaglianze e della povertà in alcuni strati deboli della popolazione”.
Nel presentare la propria mozione, Michele Andreana ha evidenziato come linee d’azione per il futuro “lo sviluppo dei servizi alle imprese, la tutela del lavoro, il governo dei fenomeni migratori tramite l’integrazione, l’investimento continuo nel capitale umano, la programmazione e la scelta del modello di welfare locale di medio/lungo periodo in relazione all’evoluzione della struttura demografica, il perseguimento di una programmazione territoriale e di mobilità delle merci e delle persone finalizzata all’ottenimento di economie urbane e rispetto del territorio”.
Sergio Celloni è poi intervenuto presentando il proprio ordine del giorno, ribadendo che “dalla produttività nasce il sociale. Ma io ho vissuto in questi anni, come imprenditore, una forte penalizzazione. Non soltanto a causa della globalizzazione e di tutti quei problemi che vive oggi la piccola media impresa. Eppure oggi ci sono tante aziende, come in Cina e in altri paesi dove non si bada al sociale e alla qualità del lavoro. La crescita deve essere libera e senza privilegi, senza distinzioni e disuguaglianze sul mondo del lavoro. Ci devono essere strumenti che stabiliscano quanto costa un prodotto a Modena, in Italia o all’estero. Ci deve essere una meritocrazia”.
Nel dibattito è intervenuto Davide Torrini (Udc) affermando: “è oramai consolidato a livello demografico il fattore sostitutivo degli immigrati rispetto alla bassa natalità degli italiani. Credo che questo possa aiutarci ad affrontare il tema dell’immigrazione senza ideologia. I lavoratori stranieri fanno i lavori che gli italiani non sono più disposti a fare, e spesso svolgono compiti importanti nelle nostre famiglie. Per noi, come Udc, è un elemento importante, un dato reale che riguarda le imprese e le famiglie. È sempre più evidente come si debba accogliere gli immigrati da una chiarezza di posizioni culturali. Solo così il tema non si trasforma in automatico nel tema della sicurezza. È necessario riaffermare le nostre radici, che sono anche cristiane. Non è vero che si debbano ridurre le nostre particolarità per accogliere chi è diverso. Credo che la nostra società debba essere anche multietnica e multiculturale, nel rispetto della diversità di tutti. L’altro elemento è che questo principio sostitutivo non deve andare all’infinito. Non è possibile che la nostra nazione vada avanti senza che noi riprendiamo a fare dei figli. Dobbiamo chiederci perché le donne e le coppie rinunciano a investire nei figli. Avviene perché non li vogliamo, per una libera scelta o perché in questo contesto significa fare troppi sacrifici ed essere poveri? Credo dunque che si debbano aiutare le famiglie, specie le più numerose. Quello dei nidi aziendali, fortunatamente, è un tema in cui l’ideologia ha lasciato il posto alla realtà”.
Mara Masini (Pd) ha posto l’accento sulla crisi della filiera del Parmigiano reggiano che investe numerose aziende del settore agroalimentare del territorio modenese, riportando però come un dato positivo la varietà della popolazione di imprese insediate a Modena: “la contemporanea presenza di imprese artigianali, individuali e società di capitali costituiscono, a mio parere, un patrimonio importante. I gruppi multinazionali che hanno investito a Modena hanno tenuto conto dell’elevata specializzazione della nostra manodopera. Il tessuto produttivo esprime inoltre una forte presenza di società cooperative, fortemente legate con il territorio, non per motivi ideologici ma per il modo in cui creano valore. È difficile che una cooperativa possa delocalizzare, perché ne verrebbero meno i presupposti stessi. Un modello di impresa che restituisce al territorio vantaggi diretti e indiretti. Quando si vende un prodotto tipico, si promuove anche il territorio. Occorre però investire sulla conoscenza, ponendosi come cerniera tra il mondo della ricerca e quello delle imprese, soprattutto piccole e medie, qualificando ulteriormente il sistema dell’innovazione e del trasferimento tecnologico”.
Mauro Manfredini (Lega Nord) ha affermato che il materiale presentato era più proprio di una lezione universitaria che di una sede politica, rilevando che “l’attuale equilibrio della rete è stato realizzato sul sangue delle piccole imprese, che hanno solo pagato, non hanno mai chiesto nulla e mai ricevuto aiuti né dallo Stato né dai Comuni. Da un’attenta analisi di questo rapporto risulta che ci sono vincitori e perdenti: si sostiene che abbiano vinto i consumatori, ma io non mi accontento di un ammasso di dati e chiedo all’assessore di indicare tempi certi per gli interventi che l’Amministrazione metterà in campo per le piccole imprese commerciali”. In particolare, Manfredini ha fatto riferimento al Mercato ortofrutticolo all’ingrosso, magari che abbia anche le caratteristiche di un grande Farmer market. Ha inoltre definito “scandalosa” l’esperienza di Modenamoremio, “che ora si trova a rappresentare circa un quarto dei commercianti del centro storico”. Ha infine ricordato che “è necessario ripristinare la rettitudine nella spesa pubblica e tagliare ciò che non ha altra finalità che il consenso”. Ha poi ricordato che la richiesta di un Consiglio comunale tematico veniva da una propria interrogazione presentata nel 2006.
Giorgio Prampolini (Sinistra democratica) ha espresso apprezzamento per l’indagine realizzata, osservando: “una riflessione seria va fatta proprio a partire da questo lavoro, di cui condivido il metodo. Una discussione in Consiglio comunale, poi in Camera di commercio, ma credo sarebbe utile discuterne anche con il terzo settore e con le banche. Credo che sarebbe anche utile confrontarsi con i sindaci dei paesi vicini, nonostante le difficoltà che spesso ci sono nei rapporti tra le istituzioni, superando le gelosie. La dimensione delle città europee è sui 300 mila abitanti e credo che dovremmo imparare a gestire questa dimensione, sia considerando Modena strettamente legata ai comuni confinanti, sia considerando quella che la Fondazione Del Monte ha chiamato “Città Emilia”. Qui da noi, l’occupazione ha già raggiunto i livelli di Lisbona, mentre invece non siamo così veloci in termini di ricerca e sviluppo e di capitale umano e siamo in sofferenza per l’ambiente”.
Achille Caropreso, Pd, ha espresso alcune considerazioni sul calo della natalità, chiedendosi “perché gli stranieri fanno figli e gli italiani no. Gli stranieri”, ha affermato, “fanno figli perché hanno uno stile di vita che prevede molte meno spese del nostro, non prevede vacanze al mare o settimane bianche, e può basarsi sui proventi di un semplice negozietto di alimentari. Questo è un aspetto etico e di radici su cui è opportuno riflettere. Nel campo dell’edilizia, gli accenti del centro e del sud Italia sono stati sostituiti dalle lingue del Maghreb. E questo ha conseguenze anche sul welfare. Le persone che vengono a lavorare e vivere nel nostro paese non vanno considerate soltanto in termini di forza lavoro, ma come nuovi cittadini che poi porteranno la nostra cultura, la conoscenza del nostro territorio, le nostre eccellenze, in tutto il mondo”.
Sergio Celloni (Ppl) è nuovamente intervenuto definendo il Consiglio comunale “non abbastanza attento al territorio” e sottolineando che “un sistema meritocratico è anche democratico, mentre l’appiattimento non porta a nulla”. Celloni ha inoltre portato l’esempio di giovani coppie con stipendi di 1100 euro al mese, osservando: “un bimbo nella scuola materna costa sui 400 euro al mese, cosa rimane alle famiglie dopo che hanno pagato l’affitto? In Francia ti danno 100 o 200 euro al mese per ogni figlio. Vorremmo che le istituzioni e le banche fossero realmente trasparenti, con un’economia reale e non virtuale. La piccola e media impresa è il tessuto portante di un’economia che tutto il mondo ci invidia. Ci sono un’orda di ragazze slave, lettoni, che stanno arrivando in Italia e rovinando il Nord Est, con una levata di scudi delle signore cui vengono rubati i mariti. Sull’integrazione si gioca il futuro e la vita di domani. Ci sono 50 mila immigrati regolari e altrettanti non regolari. Non si può dire che li prendiamo e basta: devono dormire, lavorare, mangiare, portare i loro bimbi a scuola senza che siano un deterrente per i nostri”.
Ercole Toni, Pd, ha esordito riportando l’inizio dell’ordine del giorno presentato dalla maggioranza: “lo sviluppo e la crescita economica di una comunità locale deve essere supportata da forme di relazione tra il mondo produttivo, le istituzioni locali, le associazioni e i sindacali in una logica di valorizzazione e messa a sistema degli interessi dei singoli soggetti, in una visione più complessiva che abbia come prioritario sempre l’interesse collettivo. In una società globale in cui le città diventano un motore della crescita e in cui l'economia è sempre di meno un'economia urbana, e sempre più un sistema territoriale in cui le interazioni tra imprese e comunità si influenzano reciprocamente, il Comune è chiamato a svolgere un ruolo di coordinamento e di promozione dello sviluppo economico locale”. Toni si è inoltre complimentato con gli esperti dell’Università per l’ampio e dettagliato lavoro svolto, e ha sottolineato l’importanza di investire “sulla creatività modenese, contro il precariato, sui giovani, sulla formazione di competenze anche nella manovalanza più umile, nell’interesse sia del lavoratore che dell’azienda”. Ha poi aggiunto: “ho trovato nel rapporto diversi termini inglesi come sprawl che sintetizzano bene le problematiche del nostro territorio, quella dispersione urbana dovuta agli insediamenti selvaggi che crea tanti problemi. Intervenire sulle criticità non è facile, ma credo nella solidarietà come alternativa al gioco del massacro”.
Alvaro Colombo, Prc, ha ringraziato l’assessorato e il Centro di analisi delle politiche pubbliche per il documento prodotto. Ha poi messo in evidenza l’importanza dell’equità sociale e di un intervento serio sul problema dei “cattivi lavori, che non portano stabilità, non danno salari giusti e relegano i lavoratori nella trappola della povertà. Questa precarizzazione”, ha osservato, “investe soprattutto i giovani, anche nel pubblico impiego”. Colombo ha poi posto l’accento sul tema del welfare, “che a Modena abbiamo costruito e stiamo costruendo come welfare mix per affrontare il tema ineludibile delle risorse. Non è però possibile giocare con il welfare e le risorse invocando sempre dall’altra parte il bisogno di un basso prelievo fiscale. Il prelievo fiscale deve essere equo ma adeguato a garantire un welfare universale. Il welfare non può essere marginale, se vogliamo che sia una politica di sviluppo per il nostro territorio”.
Anche Michele Andreana, Pd, ha esordito con un apprezzamento per l’impostazione del lavoro presentato: “trovo importante guardare all’economia tenendo conto delle imprese ma anche delle persone e del mercato del lavoro”. Ha inoltre evidenziato come anche gli altri soggetti economici e sociali del territorio siano chiamati al dibattito nell’incontro pubblico programmato per il 10 ottobre. “Il rapporto sottolinea la vocazione manifatturiera del territorio”, ha aggiunto Andreana, “smentendo in parte la propaganda in base alla quale non avremmo saputo gestire la globalizzazione. Restano dei problemi, ma abbiamo verificato che la struttura manifatturiera ha tenuto di fronte alla globalizzazione. Il nostro sistema produttivo è vitale. Le criticità ci sono, sono anche conseguenza del declino del nostro paese. Le imprese però hanno recuperato competitività anche attraverso il processo di terziarizzazione, sia attraverso l’economia della conoscenza sia per abbassare il costo del lavoro. L’efficienza dei sistemi di tutela nel terziario non è infatti così alta come nell’industria. Si altera così la distribuzione del reddito, con le caratteristiche presentate nel rapporto. Se non vogliamo assistere passivamente a una crescita di questa area di competizione, dobbiamo intervenire perché i servizi alla persona e alle imprese crescano in termini di qualità”.
Giuseppe Campana, Pd, ha affermato: “dobbiamo tenere presente che l’immigrazione, oltre ad essere una risorsa, crea anche delle problematiche. Non c’è sempre bisogno di fare punti al teatrino elettorale rivendicando le radici cristiane della società. Credo che i principi di laicità e pluralismo della nostra Costituzione tutelino tutti, senza bisogno di privilegi. Certo, se dilaga il disprezzo per la Costituzione allora ci sono dei rischi. Esprimo infine un alto consenso sulla necessità di sostituire il rituale riferimento alla crescita del pil come valore assoluto con il riferimento al livello di reddito percepito, se ho ben inteso le osservazioni di Bosi. Il livello di reddito pro capite è riferito anche al contesto in cui si colloca: servizi, ambiente urbano, tutela della persona. Le mie sottolineature personali vanno all’esigenza di lavorare a un nuovo patto sociale e a un progetto di città nuovo. Con tutto il rispetto a chi ha ben operato fino ad ora, dobbiamo essere consapevoli che si deve lavorare per i prossimi decenni, con grande impegno intellettuale di tutte le istanze cittadine e non solo degli addetti ai lavori: il settore pubblico, i privati, per essere all’altezza di questi grandi problemi che ci aspettano. La mia ultima sottolineatura è per la centralità della scuola italiana e modenese e del sistema formativo”.
Antonio Maienza (Popolari per il centrosinistra), ha osservato: “credo che, nonostante le diverse crisi che si sono succedute, il nostro sistema economico abbia tenuto grazie all’innovazione, alla capacità dei cittadini modenesi di concertazione, e alle oculate politiche del nostro Comune. Credo che si debba difendere il meglio della nostra tradizione, ma anche guardare in avanti e affrontare i nuovi problemi, avendo sempre a cuore la persona, il potenziamento dei servizi sociali, per la famiglia, per le persone anziane e sole. L’immigrazione a Modena ha portato significativi cambiamenti demografici. Ad oggi Modena supera i 180 mila abitanti e ci stiamo avviando, nel 2025, ad averne circa 220 mila. Tutto questo inciderà sul mercato del lavoro e sull’occupazione, dove potrebbe esserci qualche segno di crisi o flessione, nonostante rispetto ad altre regioni italiane ci si possa ancora ritenere fortunati. La disoccupazione in Italia in totale va sempre peggio nel secondo trimestre del 2008 e credo che le politiche del Governo siano fragili e inesistenti in questo ambito. Si sentono i segni della crisi, della stagnazione, della recessione, della caduta delle borse mondiali”.
Enrico Artioli, Pd, ha esordito sottolineando la centralità del tema della formazione. Ha espresso apprezzamento per la definizione di “impresa come prodotto sociale che si sviluppa all’interno della società. Il focus evidenzia che l’economia riguarda non la sola città ma un’area vasta che comprende anche i comuni confinanti. Anche l’aspetto della mobilità e altri fenomeni connessi non riguardano solo il Comune di Modena, quindi credo che sia necessario un forte raccordo tra le diverse istituzioni. Emerge una città ricca, con un forte benessere, una popolazione che invecchia, elementi forti di congestione. È in crescita la disuguaglianza e sarebbe importante individuare dei meccanismi di redistribuzione del reddito. Siamo in una situazione positiva frutto di miglioramenti e riorganizzazioni delle aziende, ma lo scenario che ci aspetta richiede delle scelte politiche. Ci sono comparti maturi e saturi come quello ceramico, si tratta di pensare a strategie che ci consentano di conservare il nostro benessere. L’economia della qualità richiede conoscenza. Il sistema formativo è articolato tra istruzione, formazione professionale e università e necessita di un forte raccordo con il sistema produttivo. Inoltre, deve essere meglio definita la formazione post diploma con i poli tecnologici di eccellenza”.
L’assessore all’Istruzione Adriana Querzè ha affermato: “veniamo criticati per avere cambiato bandiera, invece credo che siamo un’Amministrazione che riesce a rispondere ai bisogni della popolazione. Lo facciamo con un welfare sociale e non residuale. Lisbona ha fissato l’obiettivo di copertura del 33% di posti nido per il 2010 e noi siamo al 38%. Risultati cui siamo arrivati con le sole nostre forze. Ed è qui che sta il problema della sostenibilità del welfare. Il welfare avrà dei problemi in futuro se non decideremo che lo stato deve assumersi la garanzia dei livelli essenziali. Se non sarà così, sicuramente i comuni avranno dei problemi. Non dobbiamo concettualizzare questo problema come se fosse modenese. È un problema di sistema e a queste condizioni fatica a stare in piedi, ma dal punto di vista locale abbiamo cercato di dare risposte con il welfare mix. Credo che la responsabilità sociale delle imprese sia un valore da sollecitare. Non risolve i problemi del welfare, ma il primo indicatore di responsabilità sociale è dato dal fatto che le imprese applichino le leggi e gli accordi sindacali, evitando le forme nascoste, presenti anche sul nostro territorio, di licenziamento o mobbing di donne che stanno a casa in gravidanza o accudendo il proprio bambino. Il patto sociale sta in piedi se tutti rispettiamo le regole. Nel rapporto tra formazione e imprese credo sia importante, oggi, alzare lo sguardo. Da un po’ di tempo i tecnici e i professionali sono diventate le scuole di accoglienza delle situazioni di disagio, a causa dell’inerzia di tutti i governi di questo paese a intervenire sulle scuole superiori, mentre c’è una forte propensione a intervenire sulla scuola elementare. Manca nel nostro paese la cultura del lavoro. Si è fatta strada l’idea che per fare soldi servano manovre speculative o la partecipazione ai telequiz. È questo che dal punto di vista culturale ha messo in crisi gli istituti tecnici”.
Baldo Flori di Modena a colori ha definito “molto interessante” il dibattito e ricordato i tempi lunghi che hanno preceduto il consiglio comunale tematico. “Ci pare però”, ha detto Flori, “che le risposte ai problemi dei modenesi siano state molto timide. La nostra impressione è che non si vogliano scoprire le carte in attesa di un confronto elettorale e di eventuali nuove alleanze. Si dice che al territorio tocca l’operatività, ma crediamo che questa iniziativa di oggi in questo senso sia stata e rimanga un’occasione persa. A meno che il necessario lavoro dell’assessore sia stato sostituito dall’ordine del giorno di maggioranza che insiste sulla governance. O forse il documento vero è quello di Sitta sulla città futura, mai discusso da questo Consiglio comunale e oggi messo all’indice anche da alcuni potenziali alleati. Non si vogliono ripercorrere qui le vecchie strade dello sviluppo pianificato dall’alto, ma in ogni caso servono scelte e proposte. Abbiamo invece l’impressione di una difesa a oltranza dell’esistente. Servono scelte di cambiamento, come ha ricordato in modo brillante il professor Bosi, che ci è sembrato nel suo intervento ancora più netto che nel testo del documento, individuando punti problematici su cui lavorare. Cosa è che questa Giunta non sa o non vuole ancora fare? Porre attenzione al cambiamento e alle strade da percorrere per affrontarlo. A meno che non si voglia appaltare a qualche benemerita Fondazione il lavoro di riflessione sul futuro”.
Ivo Esposito di Forza Italia ha affermato: “credo si debba premiare la capacità individuale per valorizzare il protagonismo dei singoli. Abbiamo dimenticato in questo Consiglio tematico il fatto che Modena è oggetto di un attacco da parte della malavita, che inquina anche il mondo economico. Un tema sollevato dal procuratore capo e anche da tutte le forze politiche. Non possiamo fare finta di non sapere che a Modena ci sono i casalesi e che tante persone si sono trovate vittime di vessazioni di quell’orrenda organizzazione che è la camorra. La camorra non fa morti eccellenti, ma fatti, entra nell’edilizia, nella ristorazione. C’è bisogno di fare economia anche attraverso l’ordine pubblico. Dobbiamo avere il coraggio di dire che Modena non è più un’isola felice, ma è al centro degli interessi dei casalesi. La camorra è come la cenere, che quando non riesce ad accendere un fuoco da una parte si sfoga da un’altra parte. Cosa c’è di più facile che apparire in un’economia ancora pulita e sana? È un tema serio che ci deve vedere protagonisti in prima linea con il coraggio di osare. Trent’anni fa, Castelvolturno non era una terra di camorra ma di lavoro. Lo stato l’ha dimenticata rendendola un terreno fertile per queste organizzazioni. Purtroppo sta succedendo anche da noi e bisogna attivarsi fattivamente per difendere chi ha un’impresa, non solo i campani ma anche i modenesi figli e nipoti di modenesi. Ci vuole uno stato presente e degli enti locali forti”.
Adolfo Morandi di Forza Italia ha osservato: “credo che il mondo manifatturiero sia la parte prevalente della nostra economia, che fa da traino al commercio e ai servizi. Lo scenario che emerge dalla relazione, che ho letto solo frettolosamente, mostra un’economia modenese fortemente radicata e ben funzionante, un mondo delle imprese che in questi anni ha saputo trovare uno sbocco sui mercati attraverso la qualità e il miglioramento costante, una ricerca fatta all’interno delle imprese per cercare la qualità dei prodotti e i mercati, anche di nicchia, che possono dare i migliori risultati. Bisogna però ricordare che i nuovi competitor come Cina e India hanno già grandi capacità in ambito tecnologico, i cinesi hanno spedito una persona nello spazio. Per quanto riguarda la ricerca credo che servano investimenti ma anche, come ha affermato l’assessore Querzè, sugli istituti professionali per potenziare la cultura del lavoro. L’innovazione va sostenuta fornendo ciò che è necessario per l’ampliamento dei poli tecnologici e di ricerca. Per quanto riguarda l’immigrazione, il professor Bosi ha detto chiaramente che non necessariamente l’immigrazione porta vantaggi alla nostra economia. Esistono infatti paesi che riescono a produrre manufatti a prezzi enormemente più bassi dei nostri. Noi dobbiamo puntare sulla qualità e invece se puntiamo sull’immigrazione corriamo il rischio di trovarci con una popolazione che fa un lavoro povero e ha scarse competenze. La popolazione che deriva dall’immigrazione potrebbe andare a incrementare il numero dei poveri. L’immigrazione va governata ma non incentivata all’estremo: si parla del 20-25% ma mi pare eccessivo per le esigenze della nostra economia”.
Michele Andreana è intervenuto per replica rispondendo a Flori: “il nostro ordine del giorno è stato giudicato poco coraggioso, ma credo che il significato stia da un’altra parte. Non proponiamo soluzioni, ma segnaliamo dei nodi strategici sui quali lavorare insieme alle parti sociali. Avremmo accettato suggerimenti su quali temi inserire e considerare strategici, ma non una critica di questo tipo”.
Sergio Celloni ha invece replicato aggiungendo: “ritengo che una realtà importante come il mondo del lavoro e dell’impresa debba essere argomento di maggior trattazione di questo Consiglio. Parlare di impresa quando oramai la consigliatura si sta chiudendo, non so fino a che punto conti. Fare proposte su un tema così importante forse andava fatto in fase preliminare”.
L’assessore alle Politiche economiche Stefano Prampolini è intervenuto rispondendo su alcune questioni sollevate dal consigliere Manfredini: “il commercio a Modena conta circa 3.400 imprese. Distribuite in modo omogeneo sul territorio comunale, sono articolate in diverse forme: tre grandi ipermercati, una decina di centri di vicinato di quartiere, molti minimarket e oltre tremila piccoli punti vendita. Il turnover è elevato ma l’andamento è positivo. Confermo la nostra scelta di valorizzare il commercio di vicinato per la sua insostituibile funzione di presidio del territorio e servizio. Vogliamo continuare a privilegiare l’innovazione e il commercio insediato nei quartieri. Si è parlato del Mercato ortofrutticolo, abbiamo fatto una proposta che i grossisti hanno accolto con favore. Per la filiera corta, esiste un mercato dei produttori agricoli all’interno del mercato straordinario, una volta ogni tre settimane, e il mercato bisettimanale biologico Biopomposa. I rapporti con i consorzi ci sono e sono buoni. Su Modenamoremio sono state richiamate situazioni non vere. I soci sono cresciuti e ora sono oltre 200”.
Il sindaco Giorgio Pighi ha concluso il dibattito affermando: “penso che non ci sia modo migliore di quello di oggi per il Consiglio di sottolineare l’importanza della Facoltà di economia per la nostra città. Negli anni si è cementata una sinergia che si manifesta con momenti di collaborazione costante con l’Amministrazione comunale. In questo Consiglio tematico abbiamo potuto lavorare su un documento scientifico di grande ricchezza, che nell’ambito di questo mandato rappresenta uno dei più significativi approfondimenti. Ha coniugato la base scientifica con la riflessione politica aiutando una discussione di buon livello. Il nostro territorio si conferma tra i più equilibrati d’Europa, come coesione sociale e benessere dei cittadini. Nel tempo, le nuove sfide hanno reso necessario correggere le tendenze e le scelte. I nodi emergono oramai in tutta la loro forza, più chiaramente che alcuni anni fa. C’è stato un rafforzamento economico del capoluogo, grazie anche all’ottimo lavoro per la crescita e l’evoluzione tecnologica delle nostre imprese. Dal punto di vista dell’insediamento abitativo serve un riequilibrio: è inevitabile che il capoluogo attragga movimenti, ma si può fare molto sul trasporto pubblico e sulla viabilità. Per quanto riguarda il governo delle migrazioni, condivido le analisi del professor Bosi, soprattutto una considerazione che ho ripreso anche parlando di sicurezza urbana. Sul tema della migrazione abbiamo costruito un sistema di valori. I sistemi legali ed economici hanno delle compatibilità e delle contraddizioni rispetto alle quali bisogna essere lucidi nell’analisi. Il tema del lavoro che i modenesi e gli italiani non vogliono fare, il tema dei contributi e delle tasse che l’immigrazione porta all’erario, ma anche un certo riequilibrio dello sbilancio demografico. Oggi risolvono dei problemi, ma non sono fenomeni a costo zero. Servono soluzioni che non vadano solo nell’immediato, ma che guardano al futuro. Ci sono alcune risposte che hanno la testa girata indietro, ma i temi invece richiedono risposte nuove: la crisi del commercio, lo spaesamento dei piccoli centri. Mi pare che alcuni elementi degli interventi di Flori e Morandi vadano colti: bisogna che questo Consiglio accetti fino in fondo la sfida del dibattito alto, dei temi alti e della loro complessità. La semplificazione della contumelia politica oramai non interessa più a nessuno. Questo era il nostro scopo, che ritengo riuscito. Ringrazio i professori Bosi e Fiorani e il lavoro tenace dell’assessore Prampolini”.
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