Un’industria manifatturiera solida, un ruolo trainante dei servizi sull’economia della città, l’importanza della cooperazione tra imprese e istituzioni per non perdere le sfide della globalizzazione. Sono alcuni elementi che emergono dall’indagine “L'economia del distretto modenese. Cambiamenti e prospettive del sistema locale del lavoro di Modena”, promossa dal Comune e realizzata dal Centro di analisi delle politiche pubbliche dell’Università, in collaborazione con Camera di commercio, Democenter, ProMo e Modena Formazione. A Modena il tasso di occupazione è del 68,8% e la disoccupazione del 3,2%, circa metà della media nazionale. Il reddito pro capite è di oltre 27 mila euro, contro i 18 mila del resto d’Italia. La distribuzione dei redditi è tra le più eque del paese, ma tra il 2002 e il 2006 è aumentato in Provincia il numero di coloro che vivono con meno di 9 mila euro l’anno. I dati, riferiti al decennio 1996-2006, sono stati raccolti incrociando diverse fonti provinciali e comunali. I ricercatori hanno inoltre intervistato 23 imprenditori del territorio.<br />“La ricerca ci può aiutare ad aumentare la consapevolezza dei fenomeni e pianificare gli obiettivi per il futuro della nostra città”, commenta l’assessore alle Politiche economiche Stefano Prampolini: “lo sviluppo economico è un interesse comune di pubblico e privati. È necessario che l'ente pubblico orienti i suoi interventi anche oltre la sua stretta pertinenza, e che il mondo privato e associativo compartecipi alle grandi scelte della comunità in cui opera”. Tra le particolarità dell’economia urbana c’è l’importanza del settore dei servizi, terziario e commercio, che conta per il 72% del valore aggiunto. L’industria però rimane forte, con oltre 7000 imprese manifatturiere in città, e un fatturato di 30 miliardi di euro nel 2007 realizzato per quasi il 40% con l’esportazione. <br />Il coordinatore della ricerca Giuseppe Fiorani, del Centro di analisi delle politiche pubbliche dell’Università di Modena e Reggio Emilia, riassume così le prospettive per il futuro, come emerse dalla ricerca: “a Modena, le imprese di maggior successo si sono adattate alla globalizzazione, puntando sulle fasce alte dei mercati. Eppure esiste ancora il rischio di inseguire una competitività dovuta ai bassi salari e alle molte ore di lavoro”, prosegue Fiorani. “Per favorire uno sviluppo di qualità occorre garantire alle aziende una forza lavoro qualificata e cominciare a tenere conto delle caratteristiche della popolazione modenese del futuro, più anziana e più multietnica”. <br />Il commercio conta tre ipermercati, una decina di centri di vicinato, minimarket e oltre tremila piccoli punti vendita. Il centro storico, con una superficie pari all’1% della città, ospita oltre un quarto dei negozi. Delle 95 mila persone che lavorano a Modena, quasi tre quarti risiedono in città. I tempi di spostamento casa-lavoro sono bassi, perché molti usano l’automobile anche su distanze brevi. Oltre metà dei diplomati prosegue gli studi, soprattutto le ragazze, e di questi quasi il 60% lo fa nel nostro Ateneo. Molte imprese lamentano però la mancanza di tecnici qualificati dovuta al calo di iscrizioni alle scuole superiori tecniche.
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