Un minuto di silenzio per il tenore scomparso lo scorso 6 settembre
Con un minuto di silenzio il Consiglio comunale di Modena ha reso oggi omaggio a Luciano Pavarotti, scomparso giovedì scorso all’età di 71 anni. Ennio Cottafavi, presidente del Consiglio comunale, ha ricordato brevemente la figura del tenore e ha ringraziato pubblicamente tutti i cittadini, i volontari della Protezione Civile, delle associazioni di Pubblica Assistenza coordinate dal 118, la Prefettura, le Forze dell’Ordine, la chiesa di Modena, in particolare “il vescovo Monsignor Benito Cocchi che ha voluto aderire alla richiesta di concedere il Duomo non solo come luogo di celebrazione delle esequie”. Cottafavi ha voluto ringraziare gli assessori che si sono messi a disposizione , oltre che l”efficiente e straordinaria macchina comunale che con grande spirito di sacrificio si è attivata e organizzata per consentire lo svolgimento delle esequie”.
E’ stata quindi la volta del sindaco di Modena, Giorgio Pighi, che ha commemorato il grande tenore ricordando i fatti che si sono susseguiti negli ultimi mesi: “Sin dalla fine di luglio, quando si è intuito che le condizioni di Pavarotti erano serie – ha spiegato Pighi nell’aula consiliare - ho ritenuto opportuno essere informato costantemente a nome dell’intera amministrazione sull’evoluzione clinica e sullo stato di salute del nostro caro Luciano. Appena Pavarotti ha chiesto e ottenuto di poter tornare nella propria abitazione, per quella che appariva per un verso una convalescenza, ma anche certo una situazione da vigilare con un presidio sanitario rigoroso, ho chiesto di fargli visita e gli ho portato un omaggio di rappresentanza, sottolineandogli come fosse da considerare positivo il fatto che potesse essere nella sua casa a trascorre la convalescenza. Mi ha risposto in dialetto – ha aggiunto il sindaco – il che faceva pensare che quello era davvero il Luciano ben conosciuto in diverse occasioni qui in Comune e in teatro, anche se si vedeva che le condizioni erano serie e preoccupanti. Poi gli eventi sono precipitati”.
Pighi si è quindi soffermato a ricordare le modalità con cui si è dato il via all’organizzazione delle esequie: “Ho ritenuto che l’amministrazione dovesse essere l’attore principale di questo saluto ad un personaggio di spessore mondiale, esequie che non hanno paragone con altre svolte nel nostro paese, nel senso che non si trattava né di uomo di stato, né di vittima di fatti terroristici o di fatti criminosi, ma di un personaggio legato alla nostra città che avrebbe portato una folla molto grande a rendergli omaggio”.
Il sindaco di Modena è quindi entrato nel merito del saluti che i cittadini hanno tributato a Pavarotti: “Oggi ci si interroga sulle ragioni che hanno portato a questa partecipazione. Indubbiamente c’era un legame profondo con la città e c’è stata la capacità dei modenesi di seguire la sua vicenda umana e artistica, intrecciandosi con un altro elemento che è quello dei valori universali che l’arte e la musica sono in grado trasmettere e che accomunano anche punti di vista e opzioni politiche, ideali e religiose anche diverse. Davanti a valori universali – ha proseguito Pighi - io ho fatto presente che a mio avviso la richiesta dei familiari di tenere nella Cattedrale la camera ardente era opportuno che fosse assecondata, proprio perchè di fonte ai valori universali tutte le porte si devono spalancare”.
“Vorrei che questa vicenda assumesse il significato che ha, cioè di una fotografia della nostra città, dei suoi valori, di sapersi aprire ad aspetti positivi e unificanti e anche di cogliere il senso profondo di appartenenza che ci deriva dalla testimonianza di vita di Luciano Pavarotti, del suo legame con la città, con il considerarsi uno di noi che si è manifestato interamente in tutta la sua vicenda. Non svelo un mistero – ha poi aggiunto Pighi - se già qualche tempo addietro qualcuno aveva prospettato esequie che si svolgessero qui solo a conclusione, ma c’è stata un’indicazione precisa: si devono tenere a Modena, solo a Modena. Ci siamo anche assunti un rischio, quello di fare il corteo funebre lungo Canalchiaro fino a porta San Francesco senza transenne. I modenesi sono maturi e tutto è andato benissimo, ci sono stati applausi e c’è stato soprattutto il senso di un’appartenenza della città alla storia e alle vicende di Pavarotti, che è il ricordo più bello che porto con me”. La commemorazione si è chiusa con un minuto d silenzio a cui è seguito un applauso.
E’ stata quindi la volta del sindaco di Modena, Giorgio Pighi, che ha commemorato il grande tenore ricordando i fatti che si sono susseguiti negli ultimi mesi: “Sin dalla fine di luglio, quando si è intuito che le condizioni di Pavarotti erano serie – ha spiegato Pighi nell’aula consiliare - ho ritenuto opportuno essere informato costantemente a nome dell’intera amministrazione sull’evoluzione clinica e sullo stato di salute del nostro caro Luciano. Appena Pavarotti ha chiesto e ottenuto di poter tornare nella propria abitazione, per quella che appariva per un verso una convalescenza, ma anche certo una situazione da vigilare con un presidio sanitario rigoroso, ho chiesto di fargli visita e gli ho portato un omaggio di rappresentanza, sottolineandogli come fosse da considerare positivo il fatto che potesse essere nella sua casa a trascorre la convalescenza. Mi ha risposto in dialetto – ha aggiunto il sindaco – il che faceva pensare che quello era davvero il Luciano ben conosciuto in diverse occasioni qui in Comune e in teatro, anche se si vedeva che le condizioni erano serie e preoccupanti. Poi gli eventi sono precipitati”.
Pighi si è quindi soffermato a ricordare le modalità con cui si è dato il via all’organizzazione delle esequie: “Ho ritenuto che l’amministrazione dovesse essere l’attore principale di questo saluto ad un personaggio di spessore mondiale, esequie che non hanno paragone con altre svolte nel nostro paese, nel senso che non si trattava né di uomo di stato, né di vittima di fatti terroristici o di fatti criminosi, ma di un personaggio legato alla nostra città che avrebbe portato una folla molto grande a rendergli omaggio”.
Il sindaco di Modena è quindi entrato nel merito del saluti che i cittadini hanno tributato a Pavarotti: “Oggi ci si interroga sulle ragioni che hanno portato a questa partecipazione. Indubbiamente c’era un legame profondo con la città e c’è stata la capacità dei modenesi di seguire la sua vicenda umana e artistica, intrecciandosi con un altro elemento che è quello dei valori universali che l’arte e la musica sono in grado trasmettere e che accomunano anche punti di vista e opzioni politiche, ideali e religiose anche diverse. Davanti a valori universali – ha proseguito Pighi - io ho fatto presente che a mio avviso la richiesta dei familiari di tenere nella Cattedrale la camera ardente era opportuno che fosse assecondata, proprio perchè di fonte ai valori universali tutte le porte si devono spalancare”.
“Vorrei che questa vicenda assumesse il significato che ha, cioè di una fotografia della nostra città, dei suoi valori, di sapersi aprire ad aspetti positivi e unificanti e anche di cogliere il senso profondo di appartenenza che ci deriva dalla testimonianza di vita di Luciano Pavarotti, del suo legame con la città, con il considerarsi uno di noi che si è manifestato interamente in tutta la sua vicenda. Non svelo un mistero – ha poi aggiunto Pighi - se già qualche tempo addietro qualcuno aveva prospettato esequie che si svolgessero qui solo a conclusione, ma c’è stata un’indicazione precisa: si devono tenere a Modena, solo a Modena. Ci siamo anche assunti un rischio, quello di fare il corteo funebre lungo Canalchiaro fino a porta San Francesco senza transenne. I modenesi sono maturi e tutto è andato benissimo, ci sono stati applausi e c’è stato soprattutto il senso di un’appartenenza della città alla storia e alle vicende di Pavarotti, che è il ricordo più bello che porto con me”. La commemorazione si è chiusa con un minuto d silenzio a cui è seguito un applauso.
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