30/08/2007

UN PLASTICO RICOSTRUISCE LA STORIA DEL GHETTO

A Modena venne istituito nel 1638 e abbattuto definitivamente nel 1859
Un plastico appositamente costruito per l’ottava Giornata europea della cultura ebraica (sarà, infatti, esposto nella sinagoga di piazza Mazzini domenica 2 settembre) illustra le lunghe e complesse vicende urbanistiche che hanno interessato l’area del ghetto di Modena.
Nel 1638, infatti, il duca Francesco I vi rinchiuse i 750 ebrei che dimoravano in città e quello spazio si aprì definitivamente solo nel 1859, fatta eccezione per la parentesi napoleonica (1796-1814).
Il ghetto comprendeva due isolati tra le contrade Blasia e Coltellini, ai cui estremi erano posti quattro portoni, che venivano aperti all’alba e chiusi al tramonto. Al centro vi era una piazzetta su cui si affacciavano alcune botteghe, il forno delle azzime, la beccheria, l’osteria e la sinagoga tedesca. Un primo allargamento dell’area fu autorizzato nel 1702, mentre quello successivo del 1783 incorporò nel recinto le case di vicolo Squallore e via Torre (dette del “mezzo ghetto”). Molti edifici erano a più piani e spesso venivano modificati con altane e stanze ricavate da cortili per sfruttare al massimo lo spazio edificabile. Infatti a Modena, come negli altri ghetti italiani, furono soprattutto l’alta densità della popolazione e la contrazione degli spazi a rendere la vita degli ebrei sempre più oppressiva e soffocante. Gli israeliti inoltre dovevano confrontarsi quotidianamente non solo con la reclusione imposta, ma anche con la pressione fiscale ducale, i soprusi dell’Inquisizione e l’azione intrusiva e violenta dell’Opera Pia dei Catecumeni.
Ciò non impedì agli ebrei modenesi di mantenere viva la loro cultura nel corso dei secoli e di vantare sempre un centro intellettuale di grande rilievo grazie all’accademia rabbinica, scuole, nove sinagoghe per il culto secondo diversi riti e diciotto confraternite, dedite ad attività assistenziali, di istruzione e di preghiera. Inoltre la partecipazione degli ebrei alla cultura, all’artigianato e all’economia dell’intero Ducato attraverso un’ampia gestione di manifatture, appalti e commercio al dettaglio, favorita da leggi degli Estensi – potevano per esempio iscriversi alle corporazioni e tenere botteghe e bancarelle nelle piazze della città - costituì un tratto assai insolito nell’Europa cristiana di antico regime.
Dopo la temporanea libertà goduta negli anni della dominazione napoleonica, le condizioni degli ebrei nel ghetto deteriorarono così gravemente da rendere indispensabili nel 1818 le prime migliorie igienico-sanitarie. Negli anni seguenti l’annessione di Modena a casa Savoia (1859) seguì un programma complessivo di risanamento, la costruzione del nuovo Tempio israelitico nel 1873, l’abbattimento (non indolore per la popolazione ebraica) dell’isolato che si affacciava su via Emilia negli anni 1904-1905 e la realizzazione definitiva dell’attuale piazza Mazzini.

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