Istituzioni, imprese e sindacati insieme per contrastare l'illegalità e per contribuire a rendere più sicuri i luoghi di lavoro
Un accordo largo, una condivisione che incoraggia nella battaglia quotidiana per rendere più sicuro il lavoro, soprattutto in edilizia. Il protocollo che si firma oggi non cade dal nulla, è anzi il frutto del buon lavoro svolto negli anni scorsi, buono ma ancora insufficiente di fronte ai numeri che ci consegnano una situazione che rimane grave.
Nel 1999, infatti, venne firmato a Modena uno dei primi protocolli fra enti pubblici, imprese e sindacati rivolto a regolare lo svolgimento degli appalti pubblici. L’obiettivo era quello di contrastare fenomeni di irregolarità e concorrenza sleale che potessero mettere in discussione la sicurezza sui luoghi di lavoro. Quel protocollo ha sicuramente avuto un effetto positivo, costituendo una barriera a forme degenerative presenti in altre realtà del paese.
Nei mesi scorsi, anche in considerazione dei mutamenti intervenuti nella legislazione nazionale e confermando comunque la necessità dello strumento, i soggetti sottoscrittori hanno avviato un lavoro di aggiornamento e di riscrittura del protocollo che si conclude con la firma di oggi.
Si tratta di un percorso di grande valore istituzionale, economico e sociale. In primo luogo per il metodo seguito, che vede una concertazione e un’intesa tra tutti i soggetti interessati: gli Enti Pubblici Comune di Modena, Amministrazione Provinciale e Prefettura che svolgono funzioni di stazioni appaltanti, gli Enti preposti ai controlli (USL, INPS, INAIL, Direzione Provinciale del lavoro), le Associazioni delle imprese Confindustria, Ance, Lega Coop, Confcooperative, Api, Fam, Cna, Lapam, A.G.C.I. e le organizzazioni sindacali CGIL, CISL e UIL confermando una convergenza di tutta la società modenese nel perseguire obiettivi di qualità e di legalità, in un settore cosi rilevante come quello delle opere pubbliche.
In secondo luogo per i contenuti del Protocollo che diventano vincolanti per tutti i sottoscrittori (gli Enti pubblici dovranno recepirlo in un atto deliberativo) e che sono:
- forme di appalto che non seguano semplicemente la logica del massimo ribasso, ma valutino l’opera come economicamente più vantaggiosa anche sulla base degli elementi qualitativi, in particolare quelli di natura sociale e ambientale.
- la non ammissione di imprese che non applichino i contratti collettivi nazionali di lavoro o risultino inadempienti in materia contributiva, previdenziale, assicurativa e di sicurezza.
- l’inserimento, nei capitolati, di clausole coerenti con i principi del Protocollo e perciò riguardanti la comunicazione dei dati informativi indispensabili, i sopralluoghi preliminari, le misure necessarie per la sicurezza dei lavoratori compresa la fase di esecuzione, le iscrizioni alle casse edili, l’applicazione dei contratti di lavoro, la documentazione e il controllo nei cantieri, il subappalto, le sospensioni e le penali.
Si è convenuto, inoltre, che i costi per la sicurezza non possono comunque essere soggetti a ribasso d’asta. Questo Protocollo, perciò, contribuisce al duplice obiettivo di tutelare i diritti dei lavoratori contro forme di attività irregolare e di qualificare il sistema delle imprese contrastando forme di concorrenza sleale: un punto di riferimento per gli altri Enti pubblici operanti sul territorio, ma indirettamente anche per il mercato privato, che pur non essendo oggetto del protocollo non potrà comunque non tenerne conto.
Nel 1999, infatti, venne firmato a Modena uno dei primi protocolli fra enti pubblici, imprese e sindacati rivolto a regolare lo svolgimento degli appalti pubblici. L’obiettivo era quello di contrastare fenomeni di irregolarità e concorrenza sleale che potessero mettere in discussione la sicurezza sui luoghi di lavoro. Quel protocollo ha sicuramente avuto un effetto positivo, costituendo una barriera a forme degenerative presenti in altre realtà del paese.
Nei mesi scorsi, anche in considerazione dei mutamenti intervenuti nella legislazione nazionale e confermando comunque la necessità dello strumento, i soggetti sottoscrittori hanno avviato un lavoro di aggiornamento e di riscrittura del protocollo che si conclude con la firma di oggi.
Si tratta di un percorso di grande valore istituzionale, economico e sociale. In primo luogo per il metodo seguito, che vede una concertazione e un’intesa tra tutti i soggetti interessati: gli Enti Pubblici Comune di Modena, Amministrazione Provinciale e Prefettura che svolgono funzioni di stazioni appaltanti, gli Enti preposti ai controlli (USL, INPS, INAIL, Direzione Provinciale del lavoro), le Associazioni delle imprese Confindustria, Ance, Lega Coop, Confcooperative, Api, Fam, Cna, Lapam, A.G.C.I. e le organizzazioni sindacali CGIL, CISL e UIL confermando una convergenza di tutta la società modenese nel perseguire obiettivi di qualità e di legalità, in un settore cosi rilevante come quello delle opere pubbliche.
In secondo luogo per i contenuti del Protocollo che diventano vincolanti per tutti i sottoscrittori (gli Enti pubblici dovranno recepirlo in un atto deliberativo) e che sono:
- forme di appalto che non seguano semplicemente la logica del massimo ribasso, ma valutino l’opera come economicamente più vantaggiosa anche sulla base degli elementi qualitativi, in particolare quelli di natura sociale e ambientale.
- la non ammissione di imprese che non applichino i contratti collettivi nazionali di lavoro o risultino inadempienti in materia contributiva, previdenziale, assicurativa e di sicurezza.
- l’inserimento, nei capitolati, di clausole coerenti con i principi del Protocollo e perciò riguardanti la comunicazione dei dati informativi indispensabili, i sopralluoghi preliminari, le misure necessarie per la sicurezza dei lavoratori compresa la fase di esecuzione, le iscrizioni alle casse edili, l’applicazione dei contratti di lavoro, la documentazione e il controllo nei cantieri, il subappalto, le sospensioni e le penali.
Si è convenuto, inoltre, che i costi per la sicurezza non possono comunque essere soggetti a ribasso d’asta. Questo Protocollo, perciò, contribuisce al duplice obiettivo di tutelare i diritti dei lavoratori contro forme di attività irregolare e di qualificare il sistema delle imprese contrastando forme di concorrenza sleale: un punto di riferimento per gli altri Enti pubblici operanti sul territorio, ma indirettamente anche per il mercato privato, che pur non essendo oggetto del protocollo non potrà comunque non tenerne conto.
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