05/07/2007

"A MODENA SERVE UN POLO DI STUDI UMANISTICI"

A otto anni dalla nascita della Facoltà di lettere, enti e istituzioni culturali scartano l'idea di uno sdoppiamento e propongono di privilegiare la filosofia sulle lingue
Rafforzare il rapporto tra Università e città, rilanciare l’idea di un polo di studi umanistici a Modena, scartare l’ipotesi di uno sdoppiamento della Facoltà di lettere, ridimensionare gli insegnamenti di lingue straniere e privilegiare discipline come la filosofia, divenuta “elemento centrale dell’identità culturale della città”.
A otto anni dalla nascita della Facoltà umanistica, avvenuta nel 1999 su impulso degli enti locali e di 14 istituzioni culturali modenesi (oggi diventate 20) e sulla base di un’intesa con l’Università di Modena e Reggio Emilia, enti e istituzioni avviano una riflessione sugli obiettivi raggiunti e sulle possibilità di sviluppo.
L’occasione è stata offerta da una serie di incontri avvenuti tra il sindaco di Modena Giorgio Pighi, il vice sindaco Mario Lugli, l’assessore all’Istruzione e ai rapporti con l’Università Adriana Querzè, il rettore dell’Ateneo modenese Gian Carlo Pellacani, la preside della Facoltà di lettere e filosofia Marina Bondi e i rappresentanti delle 20 istituzioni culturali. Il risultato è un documento di due pagine che sintetizza analisi e prospettive.
Il testo evidenzia l’esigenza di “ricostruire una visione strategica che rilanci l’idea di un polo di studi umanistici a Modena, come sistema che faccia capo a centri universitari (e non) ad alta qualificazione e comprenda il livello di base, le lauree specialistiche o magistrali, le scuole di dottorato, i centri di ricerca e di studi avanzati, riconoscibile nell’ambito nazionale e che possa funzionare come punto di riferimento per i rapporti internazionali in campi di studio e ricerca affini”. Per ottenere questo risultato è necessario, secondo il documento, rifunzionalizzare l’esistente e costruire nuovi segmenti rilanciando un’attività progettuale a medio e lungo termine che possa “giustificare un impegno finanziario e di più ampio intervento della città.”
Ma il documento interviene anche nel merito degli attuali progetti di sviluppo e sull’esigenza di orientare in modo nuovo l’offerta formativa della Facoltà umanistica. In primo luogo, è necessario “concentrare le risorse e selezionare le priorità”, respingendo in questa fase l’ipotesi di uno sdoppiamento della Facoltà. Vanno qualificati, invece, comparti di ricerca e insegnamenti originali e competitivi che ridimensionino le lingue straniere e diano impulso a indirizzi disciplinari finora sacrificati “come la filosofia, divenuta nel frattempo elemento centrale dell’identità culturale della città”. Sempre secondo il documento, va rafforzato il carattere di base della formazione nelle lauree triennali, vanno individuate nicchie di specializzazione a elevata qualità formativa e di ricerca nei livelli superiori e vanno costruiti “percorsi che facciano rete con le scelte e le risorse presenti nel territorio. Infine, secondo il testo, è necessario uscire “dalla mera esercitazione di capacità progettuale rendendo esplicite le effettive priorità per i corsi di laurea, da scegliere in base ai criteri indicati in precedenza”.
Enti e istituzioni ritengono infine che “un robusto legame tra Facoltà e territorio, inteso come capacità di far rete con le risorse culturali in esso presenti, non rappresenti una provincializzazione della Facoltà, ma un impulso alla città e un modo per valorizzare investimenti, risorse, potenziale comunque presente”.

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