Sabato scorso Modena è stata teatro di un partecipato dibattito per quanto riguarda l’educazione dei bambini da 2 a 3 anni. Tema centrale del convegno “Le sfide di Primavera” sono state le cosiddette sezioni primavera previste dalla Finanziaria, sezioni, cioè, per bambini da 24 a 36 mesi finanziate e promosse direttamente dallo Stato. Sul tema interviene, con l’intento di contribuire a fare chiarezza, l’assessore all’Istruzione del Comune di Modena, Adriana Querzè.
“Perché le sezioni primavera fanno tanto discutere? Innanzi tutto, in positivo, perché si tratta di una risposta diversa al cosiddetto anticipo previsto dalla legge Moratti, che consentiva di iscrivere bambini in età da nido - due anni e mezzo - alle scuole dell’infanzia, senza alcuna modifica strutturale o del numero degli educatori. Le sezioni primavera sono, al contrario, una risposta che tiene conto della necessità di adeguare strutture e numero di educatori alle specifiche esigenze di bambini così piccoli.
Altro motivo di discussione è che la competenza legislativa sui nidi è delle Regioni e in queste settimane si sta cercando di siglare un accordo tra tutti i soggetti coinvolti –ministeri dell’istruzione, della famiglia, delle politiche sociali, regioni, enti locali - ciascuno dei quali rivendica il proprio legittimo ruolo.
Ogni soggetto individua criticità specifiche: le Regioni rivendicano l’esercizio della potestà legislativa concorrente sullo 0/3, di cui sono titolari; i Comuni chiedono di essere coinvolti nella programmazione di un servizio che finanziano in maniera quasi esclusiva; le Province paventano difficoltà nella programmazione dei servizi; i sindacati fanno rilievi rispetto alla specificità dei nidi e alla differente professionalità dei docenti delle scuole dell’infanzia che dovrebbero operarvi. Molti educatori e pedagogisti si chiedono cosa resterà del sistema-nidi decurtato dell’ultimo anno e quindi fortemente depotenziato sul piano educativo e progettuale.
Credo che queste criticità, di natura pedagogica, professionale, gestionale, giuridica, politica, siano riconducibili a due questioni: l’idea di governo del sistema da 0 a 6 anni in Italia e la sua sostenibilità.
La questione del governo è articolata e delicatissima, legata com’è al nuovo disegno del Titolo V della Costituzione, ed occorrerà risolverla con la politica: completamento della legislazione, accordi, intese.
La questione della sostenibilità è ugualmente complessa. L’Italia non raggiungerà l’obiettivo europeo del 33% dei nati inseriti nei nidi d’infanzia entro il 2010, essendo i livelli del nostro Paese ancora oggi inferiori al 10%. E’ noto infatti che la distribuzione dei servizi per la prima infanzia è complessivamente scarsa e distribuita in modo disomogeneo: a fronte di città, come Modena, che hanno già raggiunto l’obiettivo europeo, altre località non hanno assolutamente alcuna offerta di nidi. I Comuni, anche in considerazione delle difficoltà in cui versa la finanza locale, sono oggi in estrema difficoltà a mantenere i servizi attivati e, ancora di più, ad avviare l’offerta laddove manca del tutto.
In questo quadro se lo Stato non interverrà in maniera forte, sarà molto difficile sia incrementare i nidi, al fine di avvicinarci agli obiettivi di Lisbona in tempi ragionevoli, che sostenere l’esistente: l’offerta delle sezioni primavera può essere una strada importante da perseguire. I soggetti interessati che potranno avviare la sperimentazione sono diversi - Comuni, privati e scuole d’infanzia statali – ma ancora si attendono dal Ministero indicazioni precise.
Occorre che quest’offerta sia governata e sappia trarre frutto dalle migliori esperienze presenti a livello nazionale nel panorama dei nidi d’infanzia ed occorre che quest’offerta apra (riapra) il dibattito nazionale sull’impegno dello Stato a sostenere economicamente anche la fascia 0/3, come già accade per quella 3/6. Se il diritto all’istruzione dalla nascita, è un diritto di tutti e se i nidi non sono mera assistenza ma educazione, occorre che lo Stato intervenga, come avviene per altri segmenti dell’istruzione, per ampliare il sistema dei nidi che attualmente grava quasi esclusivamente sui Comuni, integrandolo laddove è inadeguato o del tutto assente. Solo in questo modo l’Italia potrà espandere un servizio sentito ormai come indispensabile per le famiglie.
Questa scelta, unita all’altra, fondamentale ed irrinunciabile, della generalizzazione della scuola dell’infanzia e dell’azzeramento delle liste d’attesa dei bambini di tre, quattro e cinque anni, potrebbe costituire una buona premessa per una legge 0/6 che finalmente inserisca a pieno titolo i nidi nel sistema nazionale dell’istruzione. Le 1000 sezioni primavera potranno costituire le prove tecniche per un impegno in questa direzione".
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