11/04/2007

UN FONDO DI SCULTURE, DIPINTI, DISEGNI E FOTOGRAFIE

Il catalogo del Museo civico d'arte ricostruisce la produzione di Graziosi e svela per la prima volta anche l'interesse per l'illustrazione di libri e per la ceramica
Scultore, pittore e incisore, Giuseppe Graziosi insegnò per molti anni all’Accademia di Firenze, dove completò la sua formazione, iniziata al Regio Istituto di Belle Arti di Modena. Il nuovo catalogo del Museo civico d’arte, a cura di Maria Canova e Francesca Piccinini (368 pagine, 300 illustrazioni in bianco e nero e 80 a colori, 50 euro), fa il punto sulla sua produzione e su un fondo di opere che negli ultimi anni si è notevolmente arricchito.
Costituitosi per tappe grazie alla sensibilità degli eredi e alla collaborazione tra la famiglia di Graziosi e il Museo civico d’arte, il fondo comprende una raccolta grafica, composta oggi da oltre 250 fogli tra disegni e stampe, e una donazione che comprende dipinti, opere grafiche, ma soprattutto una sessantina di sculture, in gran parte gessi provenienti dal Castello di Maranello, acquistato nel 1936 dall’artista come residenza estiva.
Gli eredi hanno infine donato nel 1999 anche l’intero archivio fotografico dell’artista, composto da oltre 2 mila lastre. Una convenzione tra Museo e Fotomuseo Panini ha consentito il restauro e la schedatura in formato elettronico di tutto il materiale. Nel frattempo anche la raccolta grafica è stata schedata e ha permesso di evidenziare i rapporti con le immagini fotografiche, utilizzate sistematicamente dall’artista anche a distanza di anni come repertorio di modelli. La fisionomia del fondo è poi completata da alcune donazioni di opere dell’artista da parte di cittadini modenesi e da numerose acquisizioni.
A fianco delle opere e delle immagini fotografiche si colloca infine un importante nucleo di materiali documentari relativo al periodo di formazione di Graziosi, avvenuta nei primi anni del secolo XX tra Firenze, Roma e Parigi e oggetto di un’indagine sistematica, estesa agli archivi degli istituti frequentati dall’artista, nel Regesto curato da Cristina Stefani. All’indagine documentaria, corredata da un ricco apparato di note e costellata di notizie inedite, come l’impegno nel campo dell’illustrazione libraria, rimanda in diversi punti il saggio di Francesca Petrucci. Il suo “Profilo di Giuseppe Graziosi” delinea la carriera dell’artista, sottolineandone gli rapporti con l’ambiente artistico fiorentino e, in particolare, con Ardengo Soffici e Ugo Ojetti. Emerge anche un dato nuovo, relativo alle esperienze in campo ceramico condotte nella manifattura fondata dall’amico Galileo Chini.
Indaga invece gli anni del Ventennio e le commissioni pubbliche che Graziosi ebbe a Modena in quel periodo il saggio di Luciano Rivi, che analizza la vicenda della “Fontana dei due fiumi” sullo sfondo del contesto culturale cittadino e degli interventi di riqualificazione urbanistica che interessarono la città negli anni tra le due guerre. Le schede, redatte da Francesca Morandi (sculture e dipinti) e Cristina Stefani (disegni e stampe), sono ordinate per generi e precedute da un’introduzione che raduna le osservazioni di carattere più generale.

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