Comune di Modena e Provincia impegnati a ricercare una soluzione alle difficoltà di Atcm in funzione di un rilancio del trasporto pubblico locale
“L’obiettivo delle istituzioni modenesi, Comune e Provincia di Modena, è quello di riqualificare e rilanciare il trasporto pubblico locale, quale elemento di valore strategico assoluto nelle politiche della mobilità, della sostenibilità ambientale e dello sviluppo della realtà modenese.
Sul trasporto pubblico, che noi consideriamo patrimonio fondamentale della collettività modenese, è quindi necessario investire, innovare, modernizzare e per farlo a livello adeguato sono necessarie risorse, economiche e tecniche, che oggi da soli non abbiamo o che potremmo avere solo a costo di pesanti sacrifici imposti a tutti i cittadini.
Le finalità della nostra azione, infatti, non possono prescindere dalla situazione attuale della rete di trasporto pubblico modenese e di Atcm, l’azienda pubblica che ha gestito il servizio fino ad oggi. Una condizione non dissimile rispetto ad altre aziende del settore, ma non per questo meno preoccupante, sia dal punto di vista finanziario che da quello dell’efficienza e dell’efficacia della risposta operativa alle esigenze dell’utenza.
A questa situazione si è arrivati nel tempo e per una serie di concause: il mancato adeguamento, a partire dal 2001, dei trasferimenti nazionali e regionali; l’incremento dei costi, fortissimo e per certi versi non prevedibile, per effetto degli aumenti dei carburanti; in parte anche una insufficiente capacità dell’azienda nel gestire alcuni passaggi importanti nei processi di trasformazione attuati negli anni scorsi, nonostante l’impegno profuso dall’attuale Consiglio di Amministrazione.
E’ bene ricordare, infatti, che proprio in accordo col Consiglio di Atcm, le istituzioni modenesi non da oggi hanno la questione Atcm al centro della propria agenda di lavoro: Comune e Provincia, subito dopo l’insediamento delle nuove amministrazioni, hanno chiesto all’azienda di predisporre un piano industriale, quindi si è provveduto al cambio del direttore generale e più di recente alla formazione del gruppo tecnico che ha redatto il documento volto proprio a riqualificare e rilanciare l’azienda.
Noi oggi abbiamo di fronte tre possibilità:
- la prima è quella di immettere in azienda risorse economiche molto importanti, risorse che nei nostri bilanci non ci sono e che quindi dovremmo produrre a scapito di altri nostri interventi. Uno sforzo straordinario che però, nella situazione attuale, potrebbe anche non bastare, se oltre alla gestione ordinaria si vuole, come detto, riqualificare e rilanciare.
- La seconda ipotesi è quella che prevede di mettere all’asta servizio e capitale, una soluzione che potrà anche non piacere, ma che diventa concreta in assenza di altre possibilità.
- La terza via è quella di mantenere il patrimonio totalmente in mano pubblica attraverso l’Agenzia per la mobilità e di andare a selezionare un partner industriale che in Atcm aiuti negli investimenti e si assuma l’onere della gestione portando know how e competenze specifiche. Un socio di minoranza, è bene sottolinearlo, in quanto anche la gestione dell’azienda rimarrebbe saldamente pubblica con almeno il 51% del pacchetto azionario.
Possiamo scegliere strade diverse, ma non possiamo non decidere, perché in questo caso si farebbe strada la quarta ipotesi, quella di un’azienda condannata a perdere e quindi a consegnarsi inesorabilmente ad un destino di declino. Ancora oggi, invece, la situazione di Atcm non è quella di un’azienda senza futuro: emergono problemi, ma proprio perché al suo interno sono presenti positività importanti (da mantenere e valorizzare) anche le criticità sono ancora recuperabili, a patto che si intervenga per tempo e con decisione.
E giusto continuare a pretendere da Governo e Regione maggiori risorse e soprattutto che il trasporto pubblico torni ad essere elemento centrale nelle politiche nazionali. E’ giusto anche che gli enti proprietari, in primo luogo Provincia e Comuni, incrementino il livello del proprio contributo, sia in termini strettamente finanziari che in funzione di scelte che portino ad agevolare lo sviluppo del trasporto pubblico. In questo senso Comune di Modena e Amministrazione provinciale sono quindi impegnati a porre la questione al centro delle prossime scelte di bilancio e di investimento.
Tutto questo deve essere fatto, ma non basterebbe per sostenere gli investimenti e per avviare una nuova stagione del trasporto pubblico locale, nel segno di una maggiore efficienza aziendale e di una accresciuta efficacia del servizio.
Comune e Provincia di Modena pertanto ritengono si debba esplorare anche la possibilità di aprire al capitale privato, un privato chiamato a fornire un sostegno concreto alle politiche di sviluppo che la realtà modenese richiede.
Su questi temi si apre ora una fase di confronto politico importante: non si faranno certo mancare le occasioni e le sedi di discussione con la consapevolezza, però, che i tempi della politica non potranno andare oltre quelli vitali dell’azienda e che presto saremo comunque chiamati a decidere.
Sul trasporto pubblico, che noi consideriamo patrimonio fondamentale della collettività modenese, è quindi necessario investire, innovare, modernizzare e per farlo a livello adeguato sono necessarie risorse, economiche e tecniche, che oggi da soli non abbiamo o che potremmo avere solo a costo di pesanti sacrifici imposti a tutti i cittadini.
Le finalità della nostra azione, infatti, non possono prescindere dalla situazione attuale della rete di trasporto pubblico modenese e di Atcm, l’azienda pubblica che ha gestito il servizio fino ad oggi. Una condizione non dissimile rispetto ad altre aziende del settore, ma non per questo meno preoccupante, sia dal punto di vista finanziario che da quello dell’efficienza e dell’efficacia della risposta operativa alle esigenze dell’utenza.
A questa situazione si è arrivati nel tempo e per una serie di concause: il mancato adeguamento, a partire dal 2001, dei trasferimenti nazionali e regionali; l’incremento dei costi, fortissimo e per certi versi non prevedibile, per effetto degli aumenti dei carburanti; in parte anche una insufficiente capacità dell’azienda nel gestire alcuni passaggi importanti nei processi di trasformazione attuati negli anni scorsi, nonostante l’impegno profuso dall’attuale Consiglio di Amministrazione.
E’ bene ricordare, infatti, che proprio in accordo col Consiglio di Atcm, le istituzioni modenesi non da oggi hanno la questione Atcm al centro della propria agenda di lavoro: Comune e Provincia, subito dopo l’insediamento delle nuove amministrazioni, hanno chiesto all’azienda di predisporre un piano industriale, quindi si è provveduto al cambio del direttore generale e più di recente alla formazione del gruppo tecnico che ha redatto il documento volto proprio a riqualificare e rilanciare l’azienda.
Noi oggi abbiamo di fronte tre possibilità:
- la prima è quella di immettere in azienda risorse economiche molto importanti, risorse che nei nostri bilanci non ci sono e che quindi dovremmo produrre a scapito di altri nostri interventi. Uno sforzo straordinario che però, nella situazione attuale, potrebbe anche non bastare, se oltre alla gestione ordinaria si vuole, come detto, riqualificare e rilanciare.
- La seconda ipotesi è quella che prevede di mettere all’asta servizio e capitale, una soluzione che potrà anche non piacere, ma che diventa concreta in assenza di altre possibilità.
- La terza via è quella di mantenere il patrimonio totalmente in mano pubblica attraverso l’Agenzia per la mobilità e di andare a selezionare un partner industriale che in Atcm aiuti negli investimenti e si assuma l’onere della gestione portando know how e competenze specifiche. Un socio di minoranza, è bene sottolinearlo, in quanto anche la gestione dell’azienda rimarrebbe saldamente pubblica con almeno il 51% del pacchetto azionario.
Possiamo scegliere strade diverse, ma non possiamo non decidere, perché in questo caso si farebbe strada la quarta ipotesi, quella di un’azienda condannata a perdere e quindi a consegnarsi inesorabilmente ad un destino di declino. Ancora oggi, invece, la situazione di Atcm non è quella di un’azienda senza futuro: emergono problemi, ma proprio perché al suo interno sono presenti positività importanti (da mantenere e valorizzare) anche le criticità sono ancora recuperabili, a patto che si intervenga per tempo e con decisione.
E giusto continuare a pretendere da Governo e Regione maggiori risorse e soprattutto che il trasporto pubblico torni ad essere elemento centrale nelle politiche nazionali. E’ giusto anche che gli enti proprietari, in primo luogo Provincia e Comuni, incrementino il livello del proprio contributo, sia in termini strettamente finanziari che in funzione di scelte che portino ad agevolare lo sviluppo del trasporto pubblico. In questo senso Comune di Modena e Amministrazione provinciale sono quindi impegnati a porre la questione al centro delle prossime scelte di bilancio e di investimento.
Tutto questo deve essere fatto, ma non basterebbe per sostenere gli investimenti e per avviare una nuova stagione del trasporto pubblico locale, nel segno di una maggiore efficienza aziendale e di una accresciuta efficacia del servizio.
Comune e Provincia di Modena pertanto ritengono si debba esplorare anche la possibilità di aprire al capitale privato, un privato chiamato a fornire un sostegno concreto alle politiche di sviluppo che la realtà modenese richiede.
Su questi temi si apre ora una fase di confronto politico importante: non si faranno certo mancare le occasioni e le sedi di discussione con la consapevolezza, però, che i tempi della politica non potranno andare oltre quelli vitali dell’azienda e che presto saremo comunque chiamati a decidere.
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