“Le società incaricate della revisione contabile dei bilanci di Meta c’erano e sono tra le società meglio considerate nel settore. Non è stato quindi un problema di mancati controlli; trattandosi di prelievi legati a fiscalità occasionali, tasse di registro o conseguenti ad alienazioni e ad altri eventi, voci di spesa soggette a variazioni considerevoli di anno in anno, non è infatti facile che possano essere rilevanti per le società di revisione. Come spesso avviene in questi casi, il dipendente infedele aveva messo in atto accorgimenti e un meccanismo più complesso di quanto non possa sembrare, ma la truffa ha poi finito con l’essere comunque scoperta; la società ha subito preso provvedimenti legali nei confronti del dipendente e l’autorità giudiziaria è stata immediatamente attivata”. E’ quanto ha risposto il Sindaco Giorgio Pighi all’interrogazione presentata da Andrea Galli (An) sulla truffa perpetrata per diversi anni ai danni di Meta, con cui un dipendente è riuscito a prelevare da un conto contabile una somma che la società dice al di sopra degli 850 mila euro e lui ammette ammontare a circa la metà. “Meta – ha affermato Galli - si è accorta in modo casuale dell’inganno perpetrato con un sistema che rasenta il ridicolo” e ha chiesto: “Ma è possibile che a fronte di un aumento sulla stessa voce di contabilità del 27.800 % in sei anni, facendola lievitare da 3mila a 244mila euro all’anno, nessuno si sia insospettito e sia andato a controllare quanto accadeva? Dove erano le società di revisione? Quali provvedimenti intende intraprendere l’amministrazione nei confronti di chi non si è accorto di nulla?”
L’interrogazione è stata quindi trasformata in interpellanza. “Si tratta di una somma significativa, di un fatto grave che dovrà avere risvolti. Al di là dei meccanismi di risarcimento, dovrebbero essere presi provvedimenti anche nei confronti delle società di revisione dei conti, perché queste cose non devono accadere più” ha affermato Adolfo Morandi (FI). E’ d’accordo il collega Dante Mazzi che ha ribadito: “Sono mancati i necessari controlli da parte di chi era preposto a farli. I fatti si riferiscono ad anni in cui eravamo soci di maggioranza di Meta che ancora non era quotata in borsa, quindi ci sarebbero gli estremi per un’azione di risarcimento da parte del Comune nei confronti di chi ha stornato i fondi”.
Andrea Galli si dice del tutto insoddisfatto della risposta e anzi afferma “di non aver ottenuto risposta, perché a noi interessava capire come mai in sei anni nessuno si è accorto di quanto accadeva: cosa è inconcepibile e gravissima”.
Il Sindaco ha quindi osservato che “i fatti sono stati tempestivamente accertati dall’autorità giudiziaria che con i tempi della giustizia farà luce sulla vicenda” e ha precisato: “In questo caso il titolare passivo del danno è esclusivamente la società, quindi non c’è la possibilità per il Comune di rivalersi del danno. E’ certo che un atto di disonestà del genere è particolarmente lesivo dei rapporti di credibilità tra i dipendenti, il sottrarre risorse alla propria azienda è un fatto particolarmente grave, ma davanti all’assenza di elementi che provino l’esistenza di altre complicità, l’atteggiamento da tenere è cacciare questa persona”.
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