L'assessore Maletti ha presentato il bilancio di due anni e il nuovo protocollo d'intesa
Nessun voto contrario in Consiglio comunale per le modifiche al protocollo d’intesa sull’Agenzia casa del Comune di Modena. A favore della delibera, presentata dall’assessore alle Politiche sociali, per la casa e per l’integrazione Francesca Maletti, hanno votato i gruppi di maggioranza, il gruppo indipendente, Modena a colori e Udc. Astenuti An e Forza Italia, assente la Lega nord.
“L’Agenzia casa è nata nel settembre 2005 per favorire l'incontro tra domanda e offerta di alloggi in affitto e in due anni di attività ha dato un alloggio a 95 famiglie. Gli obiettivi sono rimettere sul mercato gli alloggi sfitti, affitandoli a canone concordato, dare alle famiglie la possibilità di un alloggio a un prezzo più contenuto rispetto ai canoni di mercato e offrire ai proprietari opportune garanzie. L’analisi dei primi due anni di attività ha messo in luce che la richiesta abitativa è ancora molto alta, e che anche famiglie con due redditi da lavoro faticano a pagare l’affitto ai prezzi di mercato”, ha esordito l’assessore Maletti nel presentare il documento.
“A differenza di altre Agenzie sul territorio”, ha proseguito l’assessore, “il Comune di Modena prende direttamente in affitto dai proprietari gli appartamenti, a canone concordato con una clausola di subaffitto, poi li dà in uso a famiglie di lavoratori o anziani mediante una concessione amministrativa. La partecipazione del Comune di Modena, con la gestione diretta e un fondo di garanzia di 50 mila euro, serve a fornire ai proprietari quelle garanzie che gli inquilini non sarebbero in grado di dare autonomamente. Nei primi due anni di vita dell’Agenzia, 251 proprietari hanno contattato il personale dell’Ufficio casa per affittare un alloggio tramite il Comune. Sono 95 gli alloggi assegnati fino ad ora e altri 17 saranno assegnati entro l’anno. Il divario tra gli appartamenti inizialmente messi a disposizione e quelli infine assegnati è dovuto principalmente a rinunce da parte di proprietari che avevano già avviato procedure di vendita e di affitto. Gli alloggi offerti sono soprattutto appartamenti di superficie media, con riscaldamento autonomo, spese condominiali contenute, alcuni totalmente o parzialmente arredati. Sul fronte della domanda, sono state 477 le domande presentate: per presentare richiesta occorre essere lavoratori dipendenti o assimilati oppure pensionati, per i quali il rapporto canone/reddito non sia superiore al 40%. Le domande ricevute sono per il 69,3% si famiglie straniere e per il 30,7% di famiglie italiane, e i 95 alloggi assegnati sono andati a 70 famiglie straniere e 25 famiglie italiane. La maggioranza dei richiedenti, il 64,1%. è costituita da nuclei familiari con figli minori che intendono migliorare la loro condizione abitativa; le altre priorità, ma in misura molto minore, riguardano anziani e famiglie con sfratto. La morosità nei pagamenti è stata pressoché pari a zero, e il fondo di garanzia stabilito, a parte il ripristino di pochi danni in alcuni appartamenti, non è sostanzialmente stato toccato. A presentare domanda non sono persone in condizioni di emergenza, che vengono, piuttosto, indirizzate all’edilizia residenziale pubblica. Il fatto che la categoria prevalente tra i richiedenti sia costituita da famiglie con uno o due redditi e almeno due figli, dimostra che il problema casa si sta aggravando per un fascia sempre più ampia di popolazione a causa dell’aumentato costo della vita e per gli alti prezzi del mercato cittadino. L’obiettivo è dunque dare un alloggio a canone concordato a famiglie che ne hanno bisogno e faticano a pagare un canone a prezzi di mercato, ma anche porsi come garante nei confronti dei proprietari degli alloggi, assicurando il pagamento puntuale del canone d’affitto e delle spese condominiali e il rilascio dell’appartamento in buone condizioni allo scadere del contratto. Il Comune inoltre offre al proprietario garanzie e agevolazioni fiscali. I proprietari che accettano hanno diritto all’azzeramento dell’Ici, alla riduzione del 30 per cento del reddito derivante dall’affitto, alla riduzione dell’imposta di registro calcolata sul 70 per cento del canone annuo. L’Ici per chi affitta all’Agenzia casa è fissata allo 0,5 per mille perché lo 0 per mille sarebbe illegittimo, ma viene poi rimborsata ed è quindi, di fatto, azzerata. A Modena, secondo i dati del 2005, ci sono circa 6.000 alloggi privi di utenze: se si esclude una metà di alloggi di nuova costruzione, gli altri si possono considerare alloggi sfitti”.
L’assessore Maletti ha poi spiegato le modifiche proposte nella delibera odierna: “basandoci su due anni di attività, insieme agli altri sottoscrittori del Protocollo d’intesa per la costituzione dell’Agenzia casa che sono le Associazioni della proprietà edilizia (Ape-Confedilizia, Asppi, Uppi) ed i sindacati confederali (Cgil, Cisl, Uil), degli anziani (Spi, Fnp, Uilp) e degli inquilini (Sunia, Sicet, Uniat) abbiamo cambiato alcune cose. Nei requisiti per accedere abbiamo inserito, oltre al reddito da lavoro dipendente, eterodiretto e da pensione, il lavoro ‘assimilato’: questo consente di includere tutti quei giovani lavoratori che sono titolari di partita Iva ma in realtà hanno un lavoro che si può appunto assimilare al lavoro dipendente. Abbiamo cambiato il rapporto canone /reddito: l’incidenza deve essere non superiore al 40% rispetto al canone medio di questi affitti. Il canone medio è di 462 euro, perciò possono presentare domanda i nuclei familiari con reddito di almeno 1050 euro. Un requisito che non si applica a chi ha più di 65 anni ma che consente di escludere dall’intervento coloro che invece devono rivolgersi all’edilizia popolare o ad altre forme di sostegno. È necessario avere residenza o attività lavorativa nel Comune di Modena e per gli stranieri avere un regolare permesso di soggiorno. Abbiamo poi modificato la clausola dei diritti di proprietà: è ammesso anche chi è titolare di diritti proprietà su abitazioni situate nel territorio del Comune di Modena o in comuni limitrofi, purché le quote, singolarmente prese, non siano superiori al 50%. Si è visto, infatti, che alcune persone hanno quote di appartamenti magari ricevuti in eredità ma non per questo possono utilizzarli per le proprie esigenze abitative”.
L’assessore ha infine spiegato i criteri prioritari di assegnazione: “un punto viene assegnato a chi ha uno sfratto esecutivo, ai nuclei familiari composti da soli anziani oltre il 65 anni, a quelli dove c’è un portatore di handicap o un invalido, ai nuclei di nuova formazione alle famiglie composte da una sola persona. Inoltre, mezzo punto percentuale viene attribuito alle famiglie con figli minori. Non abbiamo dato una priorità più alta perché le famiglie con figli sono comunque la maggioranza dei richiedenti e dei beneficiari. Tra le garanzie per i proprietari si è aggiunto il pagamento degli oneri accessori e la corretta riconduzione dell’immobile. Come struttura organizzativa, infine, l’Amministrazione si avvale dell’Ufficio casa e all’occorrenza del supporto delle organizzazioni che hanno sottoscritto il protocollo. In sostanza, con questa delibera si modifica il protocollo di intesa e si dà mandato alla giunta di modificare il protocollo operativo”. Alla presentazione dell’assessore ha fatto seguito un ricco dibattito consiliare che si è concluso con l’approvazione dell’atto, con 28 voti favorevoli, 3 astensioni e nessun voto contrario.
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