05/11/2007

UTENZE DEL CAMPO NOMADI, INTERROGAZIONE IN CONSIGLIO

La risposta dell'assessore alle Politiche sociali Maletti a Flori (Modena a colori)

“La Giunta ha rispettato il regolamento sulla determinazione delle tariffe per le utenze nel campo nomadi di via Baccelliera. Nel 1996 sono state definite le tariffe per lo stesso anno, fissando una quota di 2000 lire al giorno per ogni presa di corrente. Il regolamento stabiliva inoltre la possibilità di garantire eventuali esoneri in presenza di comprovate e gravi difficoltà economiche. L’esonero è stato concesso, in base agli stessi criteri stabiliti per tutti i benefici economici del Comune, con un’azione congiunta di Ufficio nomadi e Servizi sociali”. Così l’assessore alle Politiche sociali del Comune di Modena Francesca Maletti ha risposto in Consiglio all’interpellanza di Baldo Flori di Modena a colori, che aveva per oggetto: “Per quali ragioni la Giunta non rispetta il Regolamento comunale in vigore dal 1996 che prevede il pagamento delle bollette per le utenze da parte dei nomadi di via Baccelliera, e mette i relativi oneri a carico della collettività sostenendo che si tratta di interventi assistenziali?”.
Così Flori ha presentato l’istanza: “se si parla di doveri e diritti, di legalità e accoglienza, perché la Giunta colloca tutti gli oneri legati ai servizi da fornire nel campo a carico dell’intero bilancio comunale? Vorrei inoltre conoscere i criteri con i quali è stata stabilita la quota, quali sono i costi sostenuti e in base a quali considerazioni giuridiche l’onere è passato a carico del bilancio del Comune”.
L’assessore Maletti ha proseguito spiegando: “in via Baccelliera ci sono condizioni di indigenza e di bisogno. I servizi sociali, guardando le situazioni familiari, la presenza di molti minori e la ridotta capacità di produrre redditi da lavoro, hanno ritenuto di concedere l’esonero. I servizi lavorano anche con azioni attive di contrasto alla povertà: assistenza sanitaria, sostegno alla frequenza scolastica, inserimento lavorativo. Si è riconosciuto che vivere al campo era, ed è, uno stigma che rendeva difficile diventare autonomi, trovare un lavoro e liberarsi dall’esclusione sociale. Negli anni successivi al ‘96 non sono stati previsti nuovi livelli tariffari, si è invece lasciata in vigore la stessa tariffa con la possibilità di esonero. Contemporaneamente, sono stati studiati percorsi di uscita dal campo, in particolare le microaree, che consentono autonomia, inclusione sociale, partecipazione alla vita della città, come documentano le esperienze realizzate. Chi vive nelle microaree è riuscito a diventare autonomo, e paga le utenze da sé. Venendo alle spese, nel 2006 il Comune ha stanziato per le bollette del campo 277mila euro di contributo assistenziale. È una scelta che abbiamo fatto per prevenire i rischi di salute e incolumità dei minori, che sono oltre il 50% della popolazione del campo, in caso di interruzione dell’elettricità e dell’acqua potabile. Le microaree rispettano la cultura nomade ma chiedono responsabilità. La vera questione però rispetto alle non proposte dell’opposizione è politica”, ha concluso l’assessore: “noi lavoriamo per un’integrazione sociale che non escluda nessuno dai diritti di cittadinanza, portando singoli e famiglie verso un’autonomia anche economica. Ribadisco infine che la variazione di bilancio per sostenere le spese di quest’anno è puramente tecnica. Non sono minori interventi per anziani che finanziano i campi nomadi. Contrapporre i bisogni di persone fragili non serve a nessuno”.
Nel dibattito, Fausto Cigni del gruppo Ds- L’Ulivo ha affermato: “l’interrogazione viene a fagiolo rispetto alla situazione del paese. Per stare al merito, ritengo che la risposta dell’assessore, già ripetuta anche sulla stampa, sia puntuale: mette in fila tutti i paletti sulla base di una scelta dell’Amministrazione, fatta in questa e nella passata legislatura. La scelta è smantellare il campo e fare le microaree, con un regolamento basato sui diritti e sui doveri. Mi sembra lungimirante, anche se è stata criticata dall’opposizione. A Modena ci sono state manifestazioni, con la nutrita partecipazione di 30 o 40 persone. Ma credo che non si possa fare finta di niente rispetto a ciò che accade nel nostro paese: sono molto preoccupato per la convivenza civile. A proposito di quello che sta succedendo a proposito dei rumeni o dei rom, ritengo inaccettabile l’atteggiamento del presidente di An e di una parte del polo. Chi delinque va cacciato, e questo governo è l’unico ad avere fatto un decreto in merito, ma anche gli squadristi vanno messi in galera. È Berlusconi quello che ha tolto i visti alla Romania prima dell’ingresso nella Ue. Ma non è ora che su questi temi delicati si lavori insieme per dare una prospettiva al paese? La sicurezza non è né di destra né di sinistra”.
Baldo Flori ha replicato: “voglio prendere per buono l’ultimo passaggio dell’appassionato intervento di Cigni, che da molto tempo si occupa di queste problematiche. Ma vorrei chiarire alcune cose per sgombrare il campo da un presunto accanimento politico. Questo non è come l’accanimento terapeutico, è legittimo: su un tema si può tornare ogni volta che si vuole. La mia curiosità si deve al fatto che le risposte non sono convincenti. Ho lasciato fuori la polemica di questi giorni, anche perché i nostri nomadi non sono rom. Ho usato una terminologia molto controllata, e non ho ripreso la polemica sulle microaree. Noi di non essere d’accordo sulle microaree lo abbiamo detto un anno fa, eravamo per il mantenimento del campo. Comunque, il tema di oggi era il regolamento in vigore. Si dice che il nuovo regolamento miracolosamente risolverà ciò che in 10 anni non si è mai risolto. Il fatto che l’intera popolazione sia stata esonerata, fino ad oggi, non lo avevo mai sentito dire. Fino ad oggi si era detto che non era possibile tecnicamente misurare le utenze, perché c’erano molti spostamenti e molta mobilità. Oggi abbiamo sentito una nuova spiegazione, chiedevamo quale fosse il ragionamento giuridico e non quello sociale. Oggi ci è stato detto: li abbiamo esonerati perché tutti erano in condizioni di bisogno. Avremo modo di capirci ancora nelle prossime interrogazioni. Sui 300 milioni spostati dagli anziani e ai nomadi, continuo a ritenere di avere ragione, sarò di dura cervice ma i miei dubbi non sono venuti meno.
È infine intervenuta l’assessore Maletti: “ quello che si è detto, nel 1996, è stato di fissare una quota per ogni presa. Nel 1997 si è iniziato a ragionare nella direzione delle microaree. Invece di ripensare alla modulazione delle tariffe per gli anni successivi, le famiglie che potevano diventare autonome sono state man mano spostate nelle microaree, tra il ‘98 e il 2002. Oggi questo percorso si conclude. I nomadi non sono una popolazione franca, chi si riesce a spostare diventa autonomo e paga le bollette. Chi è rimasto al campo sono le famiglie più indigenti, ora che il campo chiuderà diventeranno autonome anche loro”.

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