Nessun voto contrario per il protocollo d'intesa sulla destinazione dell'ex ospedale.
Il settecentesco ex ospedale Sant’Agostino diventerà un luogo della cultura, come previsto nel protocollo d’intesa che il Consiglio comunale di Modena ha approvato oggi, con il voto favorevole dei gruppi di maggioranza e del gruppo indipendente e l’astensione delle opposizioni. L’edificio sarà restaurato e ospiterà le biblioteche Estense e Poletti, il Centro documentazione della Fondazione Cassa di Risparmio di Modena e un ampio spazio espositivo, mentre il Palazzo dei Musei potrà allargare gli spazi della Galleria Estense, gli uffici della Soprintendenza, i Musei civici, e l’Archivio storico comunale.
L’assessore al Patrimonio Antonino Marino ha così presentato la delibera: “si tratta di un’occasione storica per ripensare gli spazi museali e la piazza, per ripensare uno spazio pubblico nato al tempo dei Duchi come ospedale e passato al Comune con vincolo di svolgere attività sanitaria. Dal ‘96 l’edificio è proprietà dell’azienda sanitaria. Già dopo l’inaugurazione del nuovo ospedale, nel 2005, si votarono le linee guida per il recupero della parte monumentale del Sant’Agostino. Le biblioteche Estense e Poletti, oggi ospitate nel Palazzo dei musei, soffrono di una carenza di spazi che potranno invece raddoppiare. La delibera ha un contenuto patrimoniale e prevede di vendere alla Fondazione cassa di risparmio di Modena per 7 milioni di euro anche la restante parte del Sant’Agostino. Grazie a un protocollo sottoscritto da Comune, Fondazione, Ministero dei Beni culturali e Soprintendenza la compravendita può avvenire senza bisogno di gara pubblica, come previsto dalla legge. La Fondazione si fa carico della ristrutturazione, le altre istituzioni si assumono gli oneri del trasloco. Le sedi delle biblioteche saranno date in comodato gratuito, e dopo lo spostamento si ripenserà agli spazi del Palazzo dei musei. La delibera è importante, amplia e riorganizza gli spazi destinati agli istituti culturali. Ha un contenuto patrimoniale ma ci presenta un’occasione storica. È frutto di un lavoro interassessorile tra dirigenti e tecnici dei settori Patrimonio, Centro storico, Pianificazione territoriale, Cultura”.
Mauro Manfredini della Lega nord ha aperto il dibattito sulla delibera: “la presenza della Fondazione garantisce stabilità. Il Sant’Agostino è uno degli edifici storici più importanti della città. Offre grandi spazi, ma auspichiamo che prima di mettere mano alla trasformazione interna si cerchi di capire quali altre attività troveranno lì la propria sede. Crediamo che si debba pensare in grande. Nelle commissioni non è stato ancora detto come saranno distribuiti gli altri spazi, ma non vedrei male l’idea di ospitare associazioni culturali per averle tutte concentrate in un unico luogo. Il voto della Lega è di astensione”.
Secondo Eugenia Rossi, Ds – L’Ulivo, “non si può che essere favorevoli, ma bisogna distinguere gli aspetti progettuali da quelli politici, patrimoniali e organizzativi. È positivo che si rispetti la funzione pubblica per la quale l’edificio è nato, sia per la parte monumentale sia per quella retrostante, sottratta alla speculazione edilizia privata. Un vantaggio è il raddoppio degli spazi delle biblioteche e di conseguenza l’ampliamento dei musei. Certo, il trasferimento della Poletti e la nuova gestione avranno dei costi e per garantire la qualità si dovrebbe prendere esempio da biblioteche straniere. Quanto alla progettazione architettonica, vorrei proporre la buona politica dei concorsi. Ho capito che la Fondazione vorrà individuare direttamente un progettista di fama internazionale, ma non dimentichiamo che anche Leonardo e Michelangelo parteciparono a concorsi cittadini. In sintesi, è molto positivo il progetto per la creazione di un centro culturale, ma chiedo anche un forte controllo e un ruolo di regia per il Comune di Modena”.
Alvaro Colombo di Rifondazione comunista ha espresso “un giudizio estremamente positivo, perché qui si intrecciano aspetti urbanistici e culturali. L’acquisizione di un nuovo polo espositivo è molto importante. Il restauro andrà tenuto sotto il massimo controllo, ma è estremamente positivo che la Fondazione acquisisca tutto lo stabile, a tutela dello sviluppo del polo culturale. La cultura sta anche nella creazione di spazi e non solo di eventi: in questo modo si lascia un segno e si guarda al futuro, e la cultura diventa un investimento strutturale per la città”.
Ercole Toni dei Ds – L’Ulivo ha aggiunto: “al Sant’Agostino si creerebbe una vera cittadella della cultura. In Commissione si è proposto di inserire in questi spazi anche il museo storico della Resistenza, proposta che mi trova in pieno accordo per il lustro che avrebbe in questa sede. Una legittima preoccupazione riguarda però la destinazione dell’Estense, nel quale oggi si trovano il centro per le patologie diabetiche e altri servizi sanitari. Molti anziani con difficoltà di movimento avrebbero difficoltà a vedere trasferite le loro terapie in un’altra struttura”.
Sergio Celloni dell’Udc ha affermato: “senza togliere nulla a un progetto certamente valido, mi rivolgo alla Giunta in modo pragmatico. Molti progetti vengono presentati alla cittadinanza, ma si fatica a capirne anche i tempi di realizzazione. Sembra che su realtà anche importanti si stia navigando veramente a vista. Il nostro centro storico è oggi estremamente degradato, e piazza Sant’Agostino non è una piazza. Non vorrei essere pedante, ma tante attività del centro hanno dovuto chiudere. Mi asterrò perché votare contro sarebbe sciocco, ma non capisco le finalità di progetti dei quali non si vede all’atto pratico la realizzazione. Vorrei vedere anche un tentativo di risolvere problemi immediati, a più breve scadenza”.
Enrico Artioli della Margherita-L’Ulivo ha osservato: “a Modena ci sono collezioni di enorme pregio, tra le prime in Italia, elementi di cultura che ora si trovano a uno snodo. La delibera che andiamo a discutere consente di offrire nuovi spazi, ma non si può risolvere tutto con un semplice spostamento logistico. Credo sia oramai improrogabile un rilancio complessivo degli istituti culturali. Il patrimonio è di primo ordine ma la gestione spesso non è dello stesso livello. La logica, più che la conservazione, deve essere la valorizzazione e il coinvolgimento della città”.
Baldo Flori di Modena a colori ha definito la delibera “di grande respiro e interesse: il Palazzo dei Musei e il Sant’Agostino diventano un unico grande polo, e finalmente si fa un intervento culturale non effimero, il merito del quale crediamo vada all’assessore al Patrimonio e al suo staff. Ci piace inoltre l’idea di lavorare in modo non isolato, ma con accordi di programma tra soggetti come Comune, Ministero e Fondazione. Ci sono però elementi ancora non chiari nella convenzione, e altri che non sono compresi ma dovrebbero entrare: il buco nero riguarda la destinazione definitiva della parte non monumentale dell’Ospedale. Il messaggio della convenzione è troppo generico, quando invita la Fondazione a realizzare in modo prevalente ma non esclusivo spazi culturali o compatibili. Inoltre non è ancora chiara a sufficienza la destinazione degli spazi residuali dopo il trasferimento delle biblioteche, che sembrano comunque insufficienti per le altre realtà che si devono ampliare. Rispetto all’uso degli spazi dell’ex Estense, respingiamo sdegnosamente la proposta di collocare la sede dell’Anagrafe, che ci sembra non integrata con il disegno generale. Infine, la convenzione di oggi poteva riguardare anche la piazza, ed è stato un errore ignorare il progetto Canali, sostenuto dall’Unione industriali: si è persa l’opportunità di una soluzione integrata di tutto l’insieme”.
Secondo Sergio Rusticali, Sdi, “l’obiettivo raggiunto con la sigla di questa convenzione non è solo formale. Credo che senza una forte azione coordinata degli assessorati sarebbe stato difficile trovare un’intesa con soggetti esterni all’Amministrazione. È fondamentale la scelta politica di individuare in quegli edifici una vocazione culturale e una valenza pubblica. Questo è il primo tassello concreto in questo senso. Il trasferimento della Poletti e dell’Estense sono una risposta politica all’esigenza di spazi adeguati per queste attività. Guardando al futuro, è importante individuare chi dovrà gestire le strutture. Per l’Istituto storico, invece, credo sia molto più adatta la sede attuale”.
L’assessore alla Cultura Mario Lugli ha aggiunto: “dobbiamo tenere conto che questa operazione, che è legittimo definire storica, inciderà sulla vita pubblica e su tutti gli aspetti culturali. Credo si debbano avere presente le alternative, o i rischi, che c’erano a fronte di questa realizzazione. Questa è di gran lunga la soluzione migliore che si potesse immaginare. Rispondendo anche a Celloni, qui c’è un disegno progettuale preciso di tutta l’area. Ci sono luoghi delle città contemporanee che rimangono predominio dei topi. Invece nella nostra città la porta di ingresso ovest del centro storico si sta imponendo come punto di aggregazione fondamentale, grazie anche alla presenza nella stessa zona della Fondazione Biagi, della Facoltà di Economia e del nuovo luogo per la cultura che nascerà grazie a questa convenzione”.
Il consigliere indipendente Achille Caropreso si è detto “stupito delle affermazioni di un collega che ha molto a cuore le sorti del centro storico e ha ben presente la necessità di dare un impulso anche commerciale. Io credo che tutte le attività del centro, anche commerciali, riceveranno un beneficio da questo progetto. Credo che anche la destinazione di uffici commerciali possa dare benefici al centro storico, così come accadrà per il trasferimento di alcune sedi della Provincia. Inoltre, tante opere che giacciono negli scantinati della nostra Pinacoteca potranno trovare una opportuna collocazione, rispondendo all’appello lanciato di recente dalla Soprintendenza. Non dimentichiamo l’importante risultato ottenuto con la Fondazione Marco Biagi. Credo che anche stavolta i soggetti che partecipano garantiscano che si parte dai presupposti migliori”.
Giuseppe Campana dei Ds-L’Ulivo ha sottolineato: “questa operazione ha un carattere di intervento strutturale, come rilevato dal collega Colombo. Spesso la politica non tiene nel giusto conto realtà silenziose e di basso profilo: voglio ricordare che le due grandi biblioteche di cui si parla fanno parte di un importante polo modenese, che sul piano organizzativo è gestito dal Cedoc provinciale, con un’attrezzatura informatica di eccellenza. Modena è una città dalle molte anime, che tiene nel giusto equilibrio gli spazi per i giovani senza togliere nulla al resto della cittadinanza. Vorrei rimarcare anche l’importanza della pedonalizzazione della piazza Sant’Agostino, che io in realtà estenderei, nei tempi opportuni, a molte altre piazze. Infine, la mia resistenza rispetto alla destinazione di alcuni spazi ad uffici pubblici si potrebbe attenuare se si trattasse di un uso temporaneo, da potere poi smobilitare rapidamente a vantaggio degli istituti culturali”.
Ubaldo Fraulini dei Ds – L’Ulivo ha evidenziato: “condivido l’ampliamento, gli spazi, le modalità di realizzazione. È importante avere coinvolto diversi soggetti, perché senza le risorse si possono esprimere dei desideri ma non si riesce poi ad agire in concreto. Io ero contrario alla possibilità di acquisizione da parte dei privati, meno contrario, invece, alla creazione della sede della Provincia, che serve a portare nell’area gente e movimento. Credo che rimanga da definire il ruolo della parte non monumentale e auspico che ci possano essere servizi complementari, anche ad esempio una residenza universitaria, che si integrerebbe in modo positivo con il bisogno di cultura, in senso ampio. I servizi sociosanitari dovrebbero essere spostati alla ex Manifattura tabacchi. Cosa mettere all’ex Estense si deve discutere in modo razionale, senza pregiudizi, guardando al bene della città di domani”.
Olga Vecchi di Forza Italia ha esordito “con una critica generale: si parla di un importante progetto politico avviato da tempo sul centro storico, e questo è vero solo a parole. Credo che questa delibera di indirizzo avrebbe dovuto essere più concreta. Un progetto come questo potrebbe avere effetti benefici sul centro, ma temo possa finire, come tante altre volte, in una bolla di sapone, come successo per l’area ex Atcm, il progetto Krier, la porta Gehry. Vorrei conoscere, ad esempio, la funzione e la tipologia della famosa quinta che sostituirà la porta antica: crediamo che si debba agire preventivamente per evitare difetti futuri. Si parla di cultura, ma non si sa di quale tipo e chi la gestirà: troppo spesso ci si riempie la bocca di parole e ritengo incoerente l’atteggiamento dell’assessore Lugli. Vorrei infine ricordare che le auto potranno essere spostate da Sant’Agostino e piazza Roma soltanto in cambio di un altro parcheggio, come deciso all’unanimità da questo Consiglio. Se il parcheggio sostitutivo deve essere Novi Sad si parla sicuramente di calende greche”.
Antonio Maienza dell’Udeur ha evidenziato che “il Sant’Agostino è un immobile importante in un punto nevralgico della città, che attendeva di essere ristrutturato e valorizzato. Bene ha fatto la Fondazione ad acquistarlo per destinarlo ad attività culturali. Credo che in questo modo sarà possibile offrire servizi qualificati e opportunità di incontro a persone valide con idee innovative. Credo che il Ministero abbia fatto bene a siglare il Protocollo e che questa sia un’occasione storica, la nascita di un nuovo luogo di incontro per idee e persone. È decisivo lasciare in questi contenitori la funzione pubblica e non abbandonarli alla speculazione privata. Credo ne trarrà giovamento tutto il centro storico”.
Andrea Galli di An ha esordito ricordando “l’intervento dell’architetto Villanti, che ha presentato in Commissione l’idea di dare a ogni piazza una vocazione chiara. È un’idea condivisibile anche dalle minoranze. Piazza Sant’Agostino viene proposta come polo culturale e museale, una scelta adatta anche agli edifici individuati. Riformulare la funzione degli edifici è un passaggio fondamentale per la città, perché avere davanti decenni di abbandono sarebbe stato un terribile pericolo. Alcuni punti della delibera mi lasciano però molto perplesso. Nella parte non monumentale la Fondazione si impegna a collocare attività compatibili con la vocazione culturale: mi sembrano maglie troppo larghe, per la libertà che si lascia a un soggetto benemerito ma pur sempre privato. Confermiamo comunque un parere di fiduciosa astensione”.
L’assessore Marino ha affermato nella replica che “il Consiglio ha riconosciuto la portata storica dell’accordo. Credo che la Fondazione, come evidenziato da alcuni consiglieri, si debba ringraziare non solo per l’impegno economico ma per la scelta, che ci consente di consegnare alla città un contenitore storico recuperato con una funzione culturale e pubblica. Credo che non sarò smentito se affermo che diventeremo uno dei più importanti poli culturali del paese. Rispondendo alle osservazioni di alcuni consiglieri, un presidio sanitario all’interno del centro storico sarà garantito alla Manifattura tabacchi. Infine, rispondendo a Galli, sarà una commissione tecnica composta da tutti i soggetti partecipanti all’accordo a vigilare sull’attuazione del progetto nel rispetto di tutte le norme”.
Il sindaco Giorgio Pighi ha infine espresso “soddisfazione per questo risultato. All’inizio del nostro mandato c’erano ancora i malati all’interno dell’ospedale Estense e Sant’Agostino. All’inaugurazione di Baggiovara si pensò a una diversa destinazione, mentre oggi consegniamo alla città un importante risultato, apprezzato da molti al di là delle diverse posizioni, per gli effetti positivi che ha sull’assetto urbanistico, sul contesto culturale, sulle nostre sedi e sulla situazione finanziaria del nostro Ente. Ringrazio la Giunta e il personale del Comune e ho la riprova del valore di un metodo di lavoro collegiale, efficiente e innovativo. Modena si cementa così come città delle istituzioni culturali. L’operazione sul Sant’Agostino, assieme all’ex Amcm e alle ex Fonderie ci consente di diventare in concreto la città della cultura. Questa è sicuramente l’operazione più importante del mandato che va ora a compimento”.
Nelle dichiarazioni di voto, Galli di An ha annunciato “un’astensione positiva accompagnata da una richiesta: la possibilità che l’Amministrazione possa designare uno dei membri della Commissione di controllo tenendo conto di un’indicazione delle minoranze, in modo che il progetto sia davvero condiviso”. Rosa Maria Fino della Società civile ha annunciato il voto favorevole rimarcando “l’importanza di questo recupero che darà alla città una zona bellissima. Auspico che ci siano funzioni anche diverse che rispondano alle esigenze dei giovani, ad esempio caffè letterari ed esercizi pubblici”. Anche Baldo Flori ha motivato l’astensione del suo gruppo con “alcune riserve su un progetto comunque positivo”.
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