Il dibattito in Consiglio sull'ordine del giorno presentato da Michele Barcaiuolo (An).
Il Consiglio Comunale di Modena ha respinto, con il voto contrario di tutti i gruppi di maggioranza e del gruppo indipendente, un ordine del giorno presentato da Michele Barcaiuolo di Alleanza Nazionale sul tema delle microaree per nomadi. La mozione, che aveva come primo firmatario Andrea Leoni di Forza Italia, proponeva di impegnare il Sindaco a “bloccare l’avanzamento del progetto riguardante la realizzazione di 4 nuove aree per nomadi e di farsi parte attiva per informare, quanto prima, la cittadinanza e i componenti del Consiglio comunale, sulle decisioni della Giunta Pighi”. “Parlate di partecipazione, ma non è vero. Il progetto ha la ferma contrarietà dei cittadini residenti nelle aree scelte”, ha affermato il consigliere Barcaiuolo nel presentare la mozione: “inoltre, sul progetto non c’è stato alcun confronto, né in sede di Consiglio comunale, né in sede di Consiglio circoscrizionale. Infine, l’ipotesi di realizzare microaree in sostituzione dell’attuale campo di via Baccelliera comporterebbe nuovi ed ulteriori rischi anche sotto l’aspetto dell’ordine pubblico”.
“Se ci sono dei progetti concreti e visibili per tutti se ne può discutere, ma se i piani sono blindati e nessuno li conosce non abbiamo la possibilità di esercitare il nostro ruolo”, ha sostenuto Dante Mazzi di Forza Italia aprendo il dibattito. Gli ha fatto eco Mauro Manfredini della Lega Nord, che ha aggiunto: “ai cittadini e ai consiglieri di minoranza si devono dare informazioni chiare e corrette. Noi ci sentiamo inutili e offesi. La giunta Barbolini faceva quello che voleva ma prima ne venivamo informati e potevamo discuterne, mentre qui comincia ad esserci un clima intollerabile. Se continuate per questa strada perderete dei voti”. “C’è un problema di metodo ma anche di merito, sulle microaree”, ha precisato Baldo Flori di Modena a colori: “noi non crediamo che le microaree già realizzate abbiano portato dei risultati validi, e quanto alla collocazione delle nuove aree non conosciamo i criteri di scelta perché nessuno ce ne ha parlato”. “Il campo di via Baccelliera crea problemi di ordine pubblico e deve essere superato”, ha replicato Ubaldo Fraulini dei Ds: “prima, i nomadi vivevano dislocati in diverse aree della città e poi, sbagliando, si è creata questa sorta di campo di concentramento. Finché la situazione è questa l’integrazione è impossibile e i cittadini di San Damaso ne pagano le conseguenze. In una classe scolastica un bambino nomade si può integrare, ma se ce ne sono tre formano subito una banda”. “Non raccontiamoci delle cose non vere: chi di noi crede che se i cittadini fossero stati avvisati prima ci sarebbe stata una standing ovation per accogliere i nomadi? I nomadi non li vuole nessuno”, ha constatato Achille Caropreso del Gruppo indipendente. “Nonostante questo, i campi sono situazioni incontrollabili che vanno superate. Chi amministra la città deve fare in modo, attraverso le microaree e altre misure collaterali, che possano diventare dei cittadini come gli altri”. “Questa crisi politica nasce dal fatto che il Consiglio comunale non ha più valore. È per lo strapotere della Giunta che poi i cittadini devono creare dei comitati e chiedere a noi consiglieri di riportare le loro istanze”, ha affermato Sergio Celloni dell’Udc: “non siamo xenofobi ma riportiamo le proteste dei cittadini quando si accorgono che i nomadi hanno più tutele di loro. Quanto alla sicurezza, è stato proprio il Questore ad affermare che una sola area di sosta è più controllabile rispetto alle microaree”. “L’opposizione non ha fatto alcuna proposta concreta, se non il mantenimento del campo di via Baccelliera”, ha ribadito Teodoro Vetrugno dei Ds: ma la questione nomadi è complessa, anche nel resto d’Italia. Sicuramente l’Amministrazione avrà commesso degli errori nella comunicazione o della tempistica, ma l’opposizione dovrebbe contenere i toni e non soffiare sul fuoco”. “Mi auguro che a Modena non si verifichino episodi di violenza, come accaduto altrove”, ha aggiunto Enrico Artioli della Margherita, “ma bisogna prestare molta attenzione ai toni. Comunque le microaree hanno funzionato nel responsabilizzare le famiglie, e le 115 persone che già ci vivono sono autonome, inserite e pagano le bollette”. “Su questo problema anche la stampa ha delle responsabilità”, ha affermato Antonio Maienza dell’Udeur: “ma se vogliamo che queste persone si integrino bisogna dare loro fiducia. I risultati della politica delle microaree li andremo a verificare, e nel frattempo bisogna tenere sotto controllo il degrado, l’illegalità e la sicurezza”. “Le microaree non saranno un toccasana, ma servono a superare la catastrofe del campo di via Baccelliera. Vanno gestite con criterio, verificando la manutenzione dell’igiene ambientale e il pagamento delle utenze. Ma per la vera integrazione di questi nomadi che oramai sono stanziali bisognerà superare anche le microaree”, ha commentato Ercole Toni dei Ds, mentre Alvaro Colombo di Rifondazione comunista ha evidenziato l’importanza di “creare un rapporto tra concittadini, tra i modenesi e i sinti. Strategicamente, la scelta delle microaree non è nuova, e va nella direzione di migliorare la qualità della vita e promuovere la responsabilità individuale”. Di tutt’altro avviso Ivo Esposito di Forza Italia: “il Consiglio comunale, che è il simbolo stesso della democrazia sul territorio non viene informato delle scelte di governo della Giunta. Ma dovete ricordarvi che non si governa per mandato divino ma per mandato popolare. Per noi tutti i cittadini modenesi sono uguali ma devono rispettare le regole, lo ha detto anche il futuro capo del vostro Partito democratico. Trattarli in modo diverso significa essere noi i razzisti che li vogliono segregare”. “Con questa cultura così orgogliosa è antica è difficile parlare di integrazione, che comunque non deve significare appiattimento ma relazione reciproca”, ha sottolineato Tesauro: “che poi le regole debbano essere uguali per tutti è evidente”. “In questo Consiglio c’è gente che negli anni ’80 era in Giunta e la storia del campo di via Baccelliera la conosciamo tutti”, ha affermato Fausto Cigni, Ds. “Quanto alle microaree, il nostro capogruppo abita a centro metri dalla microarea nomadi di Modena est e può testimoniare che non ci sono problemi. Comunque, mettere in contrapposizione le risorse per i nomadi con quelle per gli anziani è stato davvero di cattivo gusto”. “In via Baccelliera c’era un enorme problema di sicurezza, era difficile controllare chi entrava, e a volte c’erano visitatori da fuori che portavano altre tensioni”, ha ricordato Sergio Rusticali dello Sdi: “oggi si fa una scelta diversa, della quale si è parlato tanto nei quartieri, in diversi incontri con gli assessori. I nomadi nelle microaree avranno dei diritti, delle responsabilità e degli oneri. Ma voi cosa ci avete proposto in alternativa?”. “Se è vero che i nomadi sono uguali a noi perché continuiamo a fare delle corsie preferenziali per loro, ad andare a prendere i loro bambini con lo scuolabus, a dargli la casa?”, ha ribattuto Olga Vecchi di Forza Italia: “se i sinti sono cittadini modenesi e hanno un reddito devono pagare i servizi come tutti, mentre i nomadi rom di passaggio devono essere mandati via”. “Questo dibattito mi intristisce, non vorrei che i colleghi della minoranza si lasciassero sedurre dalla xenofobia, ma che invece si vedesse il bicchiere mezzo pieno: il numero dei nomadi non è aumentato negli anni”, ha osservato Rosa Maria Fino della Società civile. “E poi la loro cultura meriterebbe più attenzione, si dovrebbe andare a sentire le loro storie, e non fare di ogni erba un fascio, c’è anche gente che lavora e paga le tasse”.
“Credo sia stato fatto un lavoro molto serio e coraggioso, nel rispetto delle norme della regione, dello stato e della comunità internazionale”, ha commentato l’assessore all’Urbanistica Daniele Sitta, “mentre in questo dibattito vedo tanto pressappochismo e mancanza di informazione. A modena dal 1988, cioè da 20 anni, non si dà più ospitalità a nessuna nuova famiglia nomade. Abbiamo dato risposta a coloro che erano residenti qua da generazioni. E in ogni caso, dai comitati non sono arrivate proposte alternative”. “In mezzo a queste persone ce ne sono alcune che delinquono e il timore della cittadinanza riguarda la sicurezza”, ha ribattuto Adolfo Morandi di Forza Italia: “va seguito un percorso di integrazione diverso, non certo quello della divisione in microaree, in situazioni di assoluto disagio”. Francesca Maletti, assessore alle Politiche sociali, ha iniziato il suo intervento con una battuta: “io stessa ho appreso dai giornali che avevo intenzione di costruire due microaree al Villaggio Giardino: un’informazione sbagliata che poi abbiamo dovuto rettificare. Di questo progetto però si parla da tempo, abbiamo fatto tantissimi incontri pubblici e incontrato tutti i cittadini che hanno chiesto di essere ricevuti. Inoltre, le microaree già attuate funzionano. Smantellare il campo non è un risultato da poco, poi bisognerà fare altri passi, per raggiungere un livello di pari diritti e doveri”. “Abbiamo sentito le opinioni della Giunta in questa sala solo grazie a una mozione della minoranza. Non ci avete mai presentato né il progetto né il regolamento, ci avete lasciato senza informazioni, come del resto tutti i cittadini”, ha ribattuto Andrea Leoni di Forza Italia: “per questo, qualunque cosa diciate oggi è delegittimata”. Il dibattito si è concluso con l’intervento del sindaco Giorgio Pighi che ha ribadito le linee guida dell’Amministrazione: “a Modena si è fatta tantissima strada nella responsabilizzazione dei nomadi, oggi ne abbiamo 115 nelle microaree, 127 nel campo di prossima chiusura e 72 in appartamenti. Anche se numericamente la situazione è molto diversa, condivido quello che disse Letizia Moratti dopo gli episodi di violenza nei campi rom di Milano: le linee da seguire sono il rispetto delle differenze, la legalità e l’integrazione”.
“Se ci sono dei progetti concreti e visibili per tutti se ne può discutere, ma se i piani sono blindati e nessuno li conosce non abbiamo la possibilità di esercitare il nostro ruolo”, ha sostenuto Dante Mazzi di Forza Italia aprendo il dibattito. Gli ha fatto eco Mauro Manfredini della Lega Nord, che ha aggiunto: “ai cittadini e ai consiglieri di minoranza si devono dare informazioni chiare e corrette. Noi ci sentiamo inutili e offesi. La giunta Barbolini faceva quello che voleva ma prima ne venivamo informati e potevamo discuterne, mentre qui comincia ad esserci un clima intollerabile. Se continuate per questa strada perderete dei voti”. “C’è un problema di metodo ma anche di merito, sulle microaree”, ha precisato Baldo Flori di Modena a colori: “noi non crediamo che le microaree già realizzate abbiano portato dei risultati validi, e quanto alla collocazione delle nuove aree non conosciamo i criteri di scelta perché nessuno ce ne ha parlato”. “Il campo di via Baccelliera crea problemi di ordine pubblico e deve essere superato”, ha replicato Ubaldo Fraulini dei Ds: “prima, i nomadi vivevano dislocati in diverse aree della città e poi, sbagliando, si è creata questa sorta di campo di concentramento. Finché la situazione è questa l’integrazione è impossibile e i cittadini di San Damaso ne pagano le conseguenze. In una classe scolastica un bambino nomade si può integrare, ma se ce ne sono tre formano subito una banda”. “Non raccontiamoci delle cose non vere: chi di noi crede che se i cittadini fossero stati avvisati prima ci sarebbe stata una standing ovation per accogliere i nomadi? I nomadi non li vuole nessuno”, ha constatato Achille Caropreso del Gruppo indipendente. “Nonostante questo, i campi sono situazioni incontrollabili che vanno superate. Chi amministra la città deve fare in modo, attraverso le microaree e altre misure collaterali, che possano diventare dei cittadini come gli altri”. “Questa crisi politica nasce dal fatto che il Consiglio comunale non ha più valore. È per lo strapotere della Giunta che poi i cittadini devono creare dei comitati e chiedere a noi consiglieri di riportare le loro istanze”, ha affermato Sergio Celloni dell’Udc: “non siamo xenofobi ma riportiamo le proteste dei cittadini quando si accorgono che i nomadi hanno più tutele di loro. Quanto alla sicurezza, è stato proprio il Questore ad affermare che una sola area di sosta è più controllabile rispetto alle microaree”. “L’opposizione non ha fatto alcuna proposta concreta, se non il mantenimento del campo di via Baccelliera”, ha ribadito Teodoro Vetrugno dei Ds: ma la questione nomadi è complessa, anche nel resto d’Italia. Sicuramente l’Amministrazione avrà commesso degli errori nella comunicazione o della tempistica, ma l’opposizione dovrebbe contenere i toni e non soffiare sul fuoco”. “Mi auguro che a Modena non si verifichino episodi di violenza, come accaduto altrove”, ha aggiunto Enrico Artioli della Margherita, “ma bisogna prestare molta attenzione ai toni. Comunque le microaree hanno funzionato nel responsabilizzare le famiglie, e le 115 persone che già ci vivono sono autonome, inserite e pagano le bollette”. “Su questo problema anche la stampa ha delle responsabilità”, ha affermato Antonio Maienza dell’Udeur: “ma se vogliamo che queste persone si integrino bisogna dare loro fiducia. I risultati della politica delle microaree li andremo a verificare, e nel frattempo bisogna tenere sotto controllo il degrado, l’illegalità e la sicurezza”. “Le microaree non saranno un toccasana, ma servono a superare la catastrofe del campo di via Baccelliera. Vanno gestite con criterio, verificando la manutenzione dell’igiene ambientale e il pagamento delle utenze. Ma per la vera integrazione di questi nomadi che oramai sono stanziali bisognerà superare anche le microaree”, ha commentato Ercole Toni dei Ds, mentre Alvaro Colombo di Rifondazione comunista ha evidenziato l’importanza di “creare un rapporto tra concittadini, tra i modenesi e i sinti. Strategicamente, la scelta delle microaree non è nuova, e va nella direzione di migliorare la qualità della vita e promuovere la responsabilità individuale”. Di tutt’altro avviso Ivo Esposito di Forza Italia: “il Consiglio comunale, che è il simbolo stesso della democrazia sul territorio non viene informato delle scelte di governo della Giunta. Ma dovete ricordarvi che non si governa per mandato divino ma per mandato popolare. Per noi tutti i cittadini modenesi sono uguali ma devono rispettare le regole, lo ha detto anche il futuro capo del vostro Partito democratico. Trattarli in modo diverso significa essere noi i razzisti che li vogliono segregare”. “Con questa cultura così orgogliosa è antica è difficile parlare di integrazione, che comunque non deve significare appiattimento ma relazione reciproca”, ha sottolineato Tesauro: “che poi le regole debbano essere uguali per tutti è evidente”. “In questo Consiglio c’è gente che negli anni ’80 era in Giunta e la storia del campo di via Baccelliera la conosciamo tutti”, ha affermato Fausto Cigni, Ds. “Quanto alle microaree, il nostro capogruppo abita a centro metri dalla microarea nomadi di Modena est e può testimoniare che non ci sono problemi. Comunque, mettere in contrapposizione le risorse per i nomadi con quelle per gli anziani è stato davvero di cattivo gusto”. “In via Baccelliera c’era un enorme problema di sicurezza, era difficile controllare chi entrava, e a volte c’erano visitatori da fuori che portavano altre tensioni”, ha ricordato Sergio Rusticali dello Sdi: “oggi si fa una scelta diversa, della quale si è parlato tanto nei quartieri, in diversi incontri con gli assessori. I nomadi nelle microaree avranno dei diritti, delle responsabilità e degli oneri. Ma voi cosa ci avete proposto in alternativa?”. “Se è vero che i nomadi sono uguali a noi perché continuiamo a fare delle corsie preferenziali per loro, ad andare a prendere i loro bambini con lo scuolabus, a dargli la casa?”, ha ribattuto Olga Vecchi di Forza Italia: “se i sinti sono cittadini modenesi e hanno un reddito devono pagare i servizi come tutti, mentre i nomadi rom di passaggio devono essere mandati via”. “Questo dibattito mi intristisce, non vorrei che i colleghi della minoranza si lasciassero sedurre dalla xenofobia, ma che invece si vedesse il bicchiere mezzo pieno: il numero dei nomadi non è aumentato negli anni”, ha osservato Rosa Maria Fino della Società civile. “E poi la loro cultura meriterebbe più attenzione, si dovrebbe andare a sentire le loro storie, e non fare di ogni erba un fascio, c’è anche gente che lavora e paga le tasse”.
“Credo sia stato fatto un lavoro molto serio e coraggioso, nel rispetto delle norme della regione, dello stato e della comunità internazionale”, ha commentato l’assessore all’Urbanistica Daniele Sitta, “mentre in questo dibattito vedo tanto pressappochismo e mancanza di informazione. A modena dal 1988, cioè da 20 anni, non si dà più ospitalità a nessuna nuova famiglia nomade. Abbiamo dato risposta a coloro che erano residenti qua da generazioni. E in ogni caso, dai comitati non sono arrivate proposte alternative”. “In mezzo a queste persone ce ne sono alcune che delinquono e il timore della cittadinanza riguarda la sicurezza”, ha ribattuto Adolfo Morandi di Forza Italia: “va seguito un percorso di integrazione diverso, non certo quello della divisione in microaree, in situazioni di assoluto disagio”. Francesca Maletti, assessore alle Politiche sociali, ha iniziato il suo intervento con una battuta: “io stessa ho appreso dai giornali che avevo intenzione di costruire due microaree al Villaggio Giardino: un’informazione sbagliata che poi abbiamo dovuto rettificare. Di questo progetto però si parla da tempo, abbiamo fatto tantissimi incontri pubblici e incontrato tutti i cittadini che hanno chiesto di essere ricevuti. Inoltre, le microaree già attuate funzionano. Smantellare il campo non è un risultato da poco, poi bisognerà fare altri passi, per raggiungere un livello di pari diritti e doveri”. “Abbiamo sentito le opinioni della Giunta in questa sala solo grazie a una mozione della minoranza. Non ci avete mai presentato né il progetto né il regolamento, ci avete lasciato senza informazioni, come del resto tutti i cittadini”, ha ribattuto Andrea Leoni di Forza Italia: “per questo, qualunque cosa diciate oggi è delegittimata”. Il dibattito si è concluso con l’intervento del sindaco Giorgio Pighi che ha ribadito le linee guida dell’Amministrazione: “a Modena si è fatta tantissima strada nella responsabilizzazione dei nomadi, oggi ne abbiamo 115 nelle microaree, 127 nel campo di prossima chiusura e 72 in appartamenti. Anche se numericamente la situazione è molto diversa, condivido quello che disse Letizia Moratti dopo gli episodi di violenza nei campi rom di Milano: le linee da seguire sono il rispetto delle differenze, la legalità e l’integrazione”.
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